C’è un dettaglio, apparentemente banale, che si sta insinuando tra le pieghe di un’indagine già carica di tensione e misteri: il peso di Louis Dassilva. Sì, proprio il peso. Un fattore che, in un altro contesto, sarebbe liquidato con una scrollata di spalle o una battuta di spirito. Ma non qui, non ora. Perché quando si cerca di ricostruire un omicidio, persino l’ombra di un chilo in più può far pendere l’ago della bilancia, letteralmente e metaforicamente.
Dassilva, unico indagato per l’omicidio di Pierina Paganelli, si trova in carcere da mesi. E in questi mesi, dicono alcune voci, sarebbe ingrassato. La “camminata” prevista come parte cruciale dell’incidente probatorio serve proprio a confrontare la sua figura con quella immortalata dalla telecamera Cam3 della farmacia San Martino la sera del 3 ottobre 2023, poco dopo il delitto. Un uomo in movimento, una sagoma sgranata che potrebbe essere chiunque o nessuno. O Louis Dassilva.
Ma quanto può davvero influire qualche chilo in più? L’avvocato difensore, Riario Fabbri, citato da Fanpage, ridimensiona la questione: “Non mi pare assolutamente che il mio assistito abbia preso del peso”, afferma con la sicurezza di chi sa che ogni parola pesa. E aggiunge: “Probabilmente è un’impressione dipesa dal fatto che Louis indossava giacca e maglione all’udienza. In realtà, a mio parere, è più magro di quando è stato arrestato.”
Parole che rimbalzano tra i corridoi del tribunale e i titoli dei giornali. Eppure, la procedura è ferrea: prima della “camminata” sono state previste pesatura e misurazione per Dassilva e gli altri volontari, compreso Emanuele Neri, il vicino di casa che si è addirittura riconosciuto nel video. Un atto quasi medico per un’indagine che cerca di incollare pezzi di una verità ancora frammentata.
Perché sì, il peso conta. Non solo per la silhouette che si muove sotto l’occhio elettronico della telecamera, ma anche per la dinamica della camminata stessa: la postura, l’andatura, la distribuzione del corpo nello spazio. Tutto può tradirsi o rivelarsi in quei pochi secondi di video, tra una falcata e l’altra.
L’esperimento? Dassilva, Neri e altri figuranti – sia bianchi che neri, per escludere ogni possibile bias percettivo – chiamati a percorrere la stessa traiettoria tracciata sull’asfalto di via del Ciclamino. Una danza di sagome e ombre, un tentativo disperato di far coincidere la realtà con la registrazione di una notte che ha cambiato tutto.
Ma la domanda resta: può davvero qualche chilo in più o in meno decidere il destino di un uomo? O è solo un altro dettaglio tra i tanti, destinato a perdersi nel rumore di fondo di un caso complesso?