Sta scioperando contro la giustizia italiana. Louis Dassilva, 35 anni, si è rifiutato di mangiare per una settimana intera e avrebbe smesso anche di bere. È accusato di aver ucciso Pierina Paganelli, 78 anni, ritrovata senza vita nel garage di via del Ciclamino, a Rimini. Lui nega da sempre, ma è in carcere dal 16 luglio scorso. E adesso, dopo giorni di silenziosa protesta dietro le sbarre, è stato ricoverato all’ospedale Infermi. Precauzione, dicono i suoi legali. Ma l’impressione è che il corpo stia crollando prima della mente. Secondo i medici, la situazione è critica, ma stabile. Secondo la moglie, è molto peggio. "Sta perdendo lucidità – racconta Valeria Bartolucci – è disidratato, debolissimo, ha smesso di combattere. È come se si sentisse già condannato”. Sabato 26 aprile, durante il colloquio in carcere, non ha toccato né cibo né acqua. La moglie dice che non beve da venerdì. Gli avvocati Riario Fabbri e Andrea Guidi lo hanno definito “determinato ad andare fino in fondo”. E si preparano a una nuova battaglia in tribunale.


Il prossimo 15 maggio, il Riesame di Bologna discuterà la scarcerazione. Non è la prima richiesta, ma sarà la più delicata: si cercherà di ribaltare la seconda ordinanza di custodia cautelare, firmata dal gip Vinicio Cantarini. A inchiodare Dassilva, secondo l’accusa, è soprattutto la testimonianza dell’ex amante: Manuela Bianchi, 38 anni, nuora della vittima. La donna è indagata per favoreggiamento e ha raccontato che la mattina del 4 ottobre 2023, proprio lui – Dassilva – le avrebbe detto di aver trovato il cadavere nel garage, dietro una porta tagliafuoco. E le avrebbe spiegato cosa fare per chiamare i soccorsi. Una confessione? Una messinscena? O solo un dettaglio che si è trasformato in accusa? Intanto, Louis Dassilva giace in un letto d’ospedale, dimagrito, muto, e in bilico. E sembra voler rispondere a modo suo: lasciando che il corpo parli per lui.

