C’è chi pulisce, chi cancella, chi sa. E poi c’è chi uccide. Le indagini sull’omicidio di Pierina Paganelli, la 78enne trovata morta nel garage del condominio in cui viveva a Rimini, stanno virando verso un’ipotesi che quasi sa di film disturbante: Louis Dassilva, unico accusato per ora, potrebbe non aver fatto tutto da solo. Non è ancora nero su bianco, ma tra le stanze della procura sembrerebbe rimbalzare un sospetto pesante: qualcuno, dopo il delitto, avrebbe ripulito la scena e costruito un depistaggio a tavolino. Un finto stupro, questo è quello che ipotizzano gli inquirenti, messo in scena per far pensare a un’aggressione sessuale. Una mossa studiata, chirurgica, da parte di qualcuno che sapeva come si muovono gli investigatori. Uno che magari non ha sferrato le pugnalate, ma che sapeva cosa fare dopo. Il nome nel mirino resta quello di Louis Dassilva, vicino di casa e amante di Manuela Bianchi, nuora della vittima.


Accusato di omicidio volontario, al momento è ricoverato in ospedale ma in via di miglioramento: tra qualche giorno, potrebbe tornare in carcere. “Non molla, vuole dimostrare di essere innocente”, ha detto il suo avvocato, Riario Fabbri, che insieme al collega Andrea Guidi guida una difesa che si fa ogni giorno più complicata. Con Dassilva, al momento, solo Manuela Bianchi è formalmente indagata, e solo per favoreggiamento. Ma il vero nodo resta quell’ombra che aleggia attorno alla scena del crimine: un secondo volto, un complice, un "fantasma" che potrebbe aver agito prima che arrivassero le forze dell’ordine. Uno che forse non sarà mai accusato di omicidio, ma che potrebbe aver fatto abbastanza da far saltare tutta la verità. E mentre gli atti viaggiano verso la chiusura delle indagini preliminari, possibile già dalla prossima settimana, l’intero castello accusatorio rischia di tremare. Perché se davvero qualcuno ha aiutato Dassilva, allora tutto potrebbe cambiare. Perché in fondo, in questa storia, la cosa più inquietante secondo questa prospettiva non è chi ha ucciso. Ma chi ha coperto.

