Le cugine di Chiara Poggi, Stefania e Paola Cappa, sono di nuovo al centro dell’attenzione e Albina Perri, direttrice della rivista “Giallo”, torna a parlare di loro, rispondendo alla domanda di una lettrice che le chiede “perché hanno infangato Chiara Poggi dicendo che non era una ragazza pura? Perché si sono permesse di dire certe cose, senza pietà per la loro cugina vittima di una fine tanto atroce?”. Ecco, allora, che la Perri prima ricorda che “non sono indagate. Ormai un mantra del giornalismo italiano”. Ma, sottolinea, “resta il fatto che le due ragazze si sono comportate in modo molto sospetto ai tempi: dal fotomontaggio alle cattiverie dette sulla cugina, all’odio per Alberto Stasi dimostrato come avrai letto sullo scorso numero di “Giallo”. Abbiamo mostrato le loro foto in discoteca mentre ballavano (a pagamento) sul cubo perché il loro papà, nel 2007, riuscì a farle sparire. Una prova di quanto fosse potente e di cosa sia stato disposto a fare per proteggerle. Un normale istinto paterno? Non lo so, vedremo. Vedremo dove ci porterà l’inchiesta. Resta il fatto che a Garlasco, nel 2007, tirava proprio una brutta aria. Lo leggerai nelle prossime pagine. Uno schifo ancora tutto da scoperchiare”.

Ma la direttrice si focalizza anche sulla figura del generale Garofano “ormai in pensione ma iperattivo nel caso di Garlasco. Credo di non aver mai visto nulla del genere in trent’anni di lavoro nella cronaca nera: un carabiniere, che prima ha fatto le indagini, ora difende l’indagato e oltretutto lo fa in televisione. Lo abbiamo visto arrivare a dire cose al limite del ridicolo: non ha analizzato i tamponi salivari della povera Chiara perché ‘tanto non c’era sperma e noi cercavamo un uomo’. Poi ha detto che in realtà i tamponi salivari sono stati presi con una garza non sterile. Il generale era lì, in sala autoptica, per dirlo? Certo che no”. Poi sulla presunta innocenza di Stasi e sulle prove con cui è stato condannato: “Ci sarebbe da ridere se non fosse morta una ragazza e se non ci fosse in galera Alberto Stasi, forse colpevole, forse innocente, ma comunque giudicato in base a prove raccolte così da professionisti del genere. Solo per questo andrebbe fatto uscire subito, con tante, tantissime scuse per manifesta incapacità”.
