Il caso Garlasco torna al centro di tensioni giudiziarie. Da qualche tempo si parla della cosiddetta “impronta 33”, una traccia di pochi centimetri impressa su una parete scrostata della scala che porta allo scantinato della villetta di via Pascoli, dove fu uccisa la giovane Chiara Poggi. La Procura avrebbe deciso di escludere la traccia 33 dall'incidente probatorio, motivando la scelta con il fatto che “si tratterebbe di un accertamento ripetibile”, da rinviare ad altra fase. La decisione ha scatenato la reazione dell'avvocato Gian Luigi Tizzoni, legale della famiglia Poggi, che come riporta la giornalista Simona Pletto su Libero, ha dichiarato: “Il Codice prevede che la Procura debba fare accertamenti anche nell'interesse dell'indagato. Qui si lavora nell'interesse del condannato, ma non si ascoltano le richieste della parte offesa”. A difendere l'operato della Procura è intervenuta l'avvocata di Alberto Stasi, Giada Bocellari, che secondo il giornale avrebbe replicato così: “Credo che questa Procura stia procedendo nell'interesse della giustizia. L'impronta 33 è una fotografia, sarà valutata nel processo, ma non può essere oggetto di incidente probatorio perché non è irripetibile, a differenza delle paradesive, che erano già oggetto di accertamento genetico”. L'altro legale di Stasi, Antonio De Rensis, ha aggiunto: “Noi non abbiamo mai chiesto di esaminare la 33. Non è il nostro fronte, e non abbiamo nulla da guadagnare né da perdere”. Anche la difesa di Sempio, rappresentata dagli avvocati Angela Taccia e Massimo Lovati, ha espresso contrarietà agli accertamenti. "Abbiamo ribadito che mancano i presupposti per analisi valide", ha spiegato Taccia. “Se il sequestro è irregolare, non andavano fatti nemmeno gli accertamenti genetici. Finora non c'è nulla a carico del nostro assistito, e Sempio ha la serenità dell'innocenza”.

Nel frattempo, gli accertamenti si estendono ad altri reperti. La giudice Daniela Garlaschelli ha affidato al dattiloscopista Domenico Marchigiani l'incarico di cercare impronte su oggetti trovati nella pattumiera della cucina, tra cui un brick di Estathé su cui, come affermato nell'articolo del quotidiano, “era stata rilevata un'impronta di Alberto Stasi”. Riprenderanno anche a inizio agosto le analisi genetiche del perito Denise Albani, sospese per la pausa estiva. Tra i reperti da esaminare ci sono le unghie della vittima e una garza utilizzata durante l'autopsia, dove è stato rilevato il “Ignoto 3”: un Dna maschile che non appartiene né a Stasi né a Sempio. La Procura mantiene il riserbo sulle proprie strategie. Intanto il procuratore capo Fabio Napoleone, come ci avevamo già anticipato giorni fa, ha chiarito che i pm “si esprimeranno ufficialmente solo al termine delle attività, adottando le decisioni necessarie”, criticando il can can mediatico che “genera solo confusione”. Per ora sappiamo che il calendario dell'incidente probatorio si chiuderà il 24 ottobre, quando si discuterà della compatibilità di due profili genetici rinvenuti sulle unghie di Chiara.
