La famiglia Cappa interviene con una dura nota ufficiale, firmata dagli avvocati Gabriele Casartelli e Antonio Marino, per reagire a quanto definito un crescendo di disinformazione mediatica sul loro conto. «Dovendo constatare che, ormai, non passa giorno senza che vengano diffuse dagli organi di stampa e dai social, in modo del tutto incontrollato, le più assurde ed implausibili pseudo-informazioni», si legge nel comunicato, «la famiglia Cappa comunica che non tollererà oltre questo modo di agire illecito e contrario alle norme di civile convivenza». Nel mirino dei legali ci sono notizie giudicate «diffamatorie» e prive di fondamento, che coinvolgerebbero impropriamente i Cappa, noti anche come la famiglia delle «gemelle K», cugine di Chiara Poggi, la giovane uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Gli avvocati Casartelli e Marino annunciano azioni legali per «tutelare la reputazione» dei loro assistiti da presunte campagne mediatiche «che nulla hanno a che vedere con pretesi ma inesistenti obiettivi di giustizia».
Mentre sul piano mediatico si alza il livello dello scontro, sul fronte giudiziario si avvicina il maxi incidente probatorio disposto dalla gip di Pavia, Daniela Garlaschelli, previsto fra due settimane. In questa nuova fase d’indagine, il consulente della famiglia Poggi, Marzio Capra, ha chiesto un’estensione dei prelievi di dna, includendo non solo gli attori già coinvolti — tra cui Alberto Stasi (condannato in via definitiva a 16 anni), Andrea Sempio (nuovo indagato), i componenti della famiglia Poggi, amici e conoscenti — ma anche figure tecniche e scientifiche che hanno avuto accesso ai reperti in passato. Il genetista forense ha infatti motivato la richiesta con la necessità di «evitare di trovarci fra anni con un possibile “Ignoto 3” o “Ignoto 4” che è semplicemente il Dna di un vecchio perito o carabiniere del Ris, oppure il mio che ho partecipato agli accertamenti».

Nel frattempo, prosegue l’analisi dei reperti e la rilettura complessiva dell’intero impianto probatorio. Oltre all’identificazione di eventuali nuove tracce genetiche, gli inquirenti stanno valutando anche una possibile revisione dell’orario della morte di Chiara Poggi. Se si esclude la presenza di Stasi sulla scena del crimine nella finestra temporale tradizionalmente indicata (tra le 9.12 e le 9.35), l’orario del decesso potrebbe spostarsi di almeno 11 minuti. Non è escluso che Chiara possa essere stata uccisa intorno alle 9.46, orario in cui non rispose a uno «squillo» del fidanzato. Potrebbe trattarsi dell’istante esatto dell’inizio dell’aggressione, che si sarebbe svolta in due fasi.
Un'ipotesi che riapre interrogativi già emersi in passato. Già nel novembre 2007, il medico legale Marco Ballardini aveva collocato il decesso tra le 10.30 e le 12, con una «centratura più probabile» tra le 11 e le 11.30. Una valutazione poi superata nel 2009 dalla perizia collegiale di Fabrizio Bison, Carlo Robino e Lorenzo Varetto, che però dichiarò l’orario «non valutabile con precisione», stabilendo solo che «essa avvenne nel corso della mattinata». Il caso Garlasco, a quasi vent’anni dal delitto, continua così a riservare sorprese e a suscitare tensioni, sia sul piano giudiziario che su quello mediatico.
