Se c’è una cosa che la giustizia potrebbe fare, è voltare pagina in silenzio. Si spera. Perché la carta resta, i verbali pure. E anche se la sentenza è passata in giudicato, se qualcuno tira fuori un nuovo nome, un altro indagato, tutto può tornare in gioco. Stavolta, a riscrivere la storia di uno dei delitti più chiacchierati d’Italia, quello di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007, potrebbe essere un nome quasi dimenticato: Andrea Sempio. Già, perché mentre Alberto Stasi sconta una condanna definitiva a sedici anni per l’omicidio della sua fidanzata, è proprio il nome di Sempio, amico del fratello di Chiara, all’epoca poco più che un ragazzo, a riaccendere i riflettori su un caso che sembrava archiviato. Ma attenzione: quello contro Sempio è un procedimento nuovo, diverso, che nasce non da nuove accuse schiaccianti, ma dal tentativo della difesa di Stasi di ribaltare tutto. Secondo quanto riportato dal settimanale Giallo, Sempio non è accusato perché qualcuno pensa davvero che abbia agito insieme a Stasi. No. È accusato “per forza”, perché tecnicamente quella è l’unica ipotesi che si può ancora contestare. Un concorso in omicidio, per tenere aperta una porta che altrimenti sarebbe murata da sentenze e codici.


La mossa della difesa è chiara: se si dimostra che Sempio potrebbe essere coinvolto, allora potrebbe emergere l’elemento nuovo capace di spazzare via la condanna a Stasi. E se quel “nuovo elemento” si rivelasse abbastanza forte da far crollare l’intero impianto accusatorio, la giustizia dovrebbe fermarsi, tornare indietro e ammettere l’errore. In quel caso, la storia cambierebbe ancora: Stasi da assassino a vittima di un errore giudiziario. E con la revisione del processo, arriverebbe anche la richiesta di risarcimento. Si parla di cifre precise: 235,82 euro per ogni giorno di carcere ingiusto, 117,91 euro per ogni giorno ai domiciliari. Un conto che supererebbe il milione di euro. Ma non finisce qui. Se Stasi venisse assolto, si aprirebbe un nuovo fronte legale: quello del rimborso delle somme già versate ai Poggi, che nel processo erano parte civile. Una specie di paradosso giudiziario, in cui le vittime potrebbero essere chiamate a restituire i risarcimenti ricevuti. Certo, tutto questo resta ancora nel limbo delle ipotesi. Ma il fatto che se ne stia parlando di nuovo dice molto. Forse non siamo vicini alla verità, ma nemmeno lontani da un’altra rivoluzione giudiziaria. Chissà…

