Andrea Orcel, l’ipercompetente e ambizioso ceo di UniCredit, si ritrova bersagliato su (almeno) due fronti. Da un lato il governo Meloni che lo incalza a “fare sistema” su Banco Bpm, dall’altro una Berlino tutt’altro che amichevole sul dossier Commerzbank, dove la banca milanese ha già messo saldamente un piede (o meglio, il 28%, di cui il 18% via derivati). E dove ora rischia lo scontro istituzionale.
La bordata più sonora è arrivata con impeccabile freddezza teutonica dal cancelliere Friedrich Merz, in una lettera dai toni misurati ma dal significato dirompente, pubblicata anche su LinkedIn, e indirizzata al presidente del comitato aziendale centrale di Commerzbank, Sascha Uebel. «Desidero assicurarvi che sia il Governo federale sia io personalmente prendiamo molto sul serio le preoccupazioni da voi espresse, sia riguardo all’indipendenza di Commerzbank, sia in merito al futuro della piazza economica e finanziaria della Germania», scrive Merz, lasciando intendere che Piazza Gae Aulenti è vista più come una minaccia che come un partner.
Il cancelliere rincara poi la dose: «Commerzbank non è solo una delle grandi banche europee e, in quanto tale, rilevante a livello sistemico – è anche una banca leader nel finanziamento del Mittelstand tedesco per le sue attività economiche in patria e all’estero. Condivido l’opinione del Ministro federale delle Finanze, secondo cui un’azione non coordinata e ostile, come quella del gruppo Unicredit, non è accettabile».
“Non coordinata e ostile”: una definizione che suona come un avvertimento, se non una dichiarazione di guerra. A maggior ragione, sottolinea Merz, «quando si tratta di una banca sistemicamente rilevante come Commerzbank». La linea del nuovo esecutivo tedesco è chiara: tolleranza zero verso scalate che possano minare l’autonomia finanziaria nazionale. E l’ex delfino di Angela Merkel si schiera in trincea, facendo le barricate con la calma glaciale di chi sa benissimo cosa difendere.

«Il Governo federale sostiene una Commerzbank forte e indipendente», prosegue Merz, lodando gli «ambiziosi obiettivi annunciati» dalla banca per il 2025 e il suo «positivo risultato per il primo trimestre». E, nel caso non fosse ancora chiaro il messaggio, chiude così: «Il Ministro federale delle Finanze competente, Lars Klingbeil, segue da vicino gli sviluppi e mi informerà tempestivamente in caso di cambiamenti rilevanti».
Tradotto: non provateci. Non ancora, almeno.
Una risposta che Orcel, uomo d’affari dallo stile anglosassone ma con sangue latino, aveva in parte previsto. «In Commerzbank abbiamo una partecipazione di circa il 10% che, tra l'altro, abbiamo acquisito in gran parte dal governo tedesco in un processo trasparente e competitivo. Lo avevamo fatto presente a Commerzbank prima di acquistarla», ha dichiarato durante la presentazione dei conti del primo trimestre. E ancora: «Abbiamo detto che saremmo saliti al 30% e che avremmo chiesto tutte le autorizzazioni: così abbiamo fatto. Le autorizzazioni le abbiamo quasi tutte ottenute e siamo pazienti, possiamo anche aspettare fino al 2027».
Pazienti, sì, ma non certo ingenui. Orcel sa che la finestra politica aperta durante la precedente legislatura tedesca si è richiusa. E ora Merz si mostra molto meno incline al compromesso rispetto al passato. In fondo, come suggerisce anche la stampa tedesca più conservatrice, una Commerzbank italiana è un tabù per molti, soprattutto nei corridoi di Berlino.
Ma il problema di Orcel non è solo in Germania. Anche in Italia, l’assenza di una “grande banca nazionale” sotto regia politica ha riaperto il dossier Banco Bpm, con pressioni esplicite (e implicite) perché UniCredit giochi da campione nazionale. E così, mentre in terra teutonica trova barricate, a Roma trova sospetti.
In questo risiko bancario continentale, Orcel si muove come un Napoleone finanziario in apparente ritirata strategica, ma senza mai mollare la presa. La pazienza, dopotutto, è un’arma. Ma attenzione: la storia insegna che quando i banchieri iniziano a parlare di "pazienza", è perché, forse, non possono più permettersi di parlare d’altro.
