Ottavia Piana è fuori dalla grotta ma le polemiche continuano. Chi la critica per essere tornare nel luogo dove, solo un anno prima, aveva avuto già un incidente (e si era rotta una gamba), chi lamenta il costo dei soccorsi, che però verranno completamente coperti dall’assicurazione dell’esperta, iscrive al Cai di Lovere. Anche Mario Tozzi, il geologo e divulgatore scientifico, si è inserito nel dibattito chiedendo, le prossime volte, maggiore cautela e un rispetto dei “limiti naturali” che ci impongono di non oltrepassare una certa soglia. Ma la natura dei messaggi diventati virali in questi giorni c’entrano solo con quanto accaduto o anche col genere della vittima? Secondo Concita De Gregorio, ma altre realtà, come Biblioteca femminista, hanno fatto dichiarazioni simili, sì. Nel suo corsivo per La Stampa, la giornalista commenta la notizia concentrandosi su un messaggio in particolare, che esemplificherebbe il tono delle polemiche contro Ottavia Piana: “Cosa ci faceva in una grotta, se l’è cercata, chissà quanto è costato il soccorso, perché non se ne sta tranquilla a casa a ricamare, a preparare la cena appunto. Niente da fare, è un riflesso automatico. Certo, sì, è misoginia. Ma moltissime, anche questa volta, sono donne: a ironizzare, a criticare. Misoginia femminile. Come un organo nascosto fra la milza e il fegato, un sentimento arcaico e interiorizzato, un condizionamento quasi inconsapevole”. Dunque tutti bocciati all’esame di femminismo, comprese molte donne.
E sicuramente Vittorio Feltri, che invece di facili moralismi, anche intorno a questa vicenda, non ne vuole sapere nulla. Nell’ultima Stanza di Feltri ospita dal Giornale, il direttore (ormai un titolo onorario) scrive: “Il fatto che il Natale sia alle porte non ci obbliga ad essere ipocriti, ad abbandonare l'obiettività sposando un disgustoso conformismo etico buonista che ci dovrebbe indurre ad essere gentili ad ogni costo. Questa signora, Ottavia Piana, 32 anni, dipinta dai media che la stanno esaltando da giorni alla stregua di un'eroina (prepariamoci a vederla sul palco di Sanremo, spolverata e sistemata, insieme a qualche nero che, come di consueto, ci accusa di essere schifosamente razzisti), è una segretaria con la passione, evidentemente irrefrenabile (cosa che non costituisce una colpa ma neppure in merito), per la speleologia”. E non crede neanche alla retorica del bene comune, del progresso collettivo, dell’esplorazione a fini scientifici: “Si dice che ella lo abbia fatto per il nostro bene, per il bene dell'umanità. Stronzate. Ci ha procurato soltanto danni. In una situazione di carenza di organico negli ospedali decine tra medici e infermieri sono rimasti ostaggio della donna, assistendola per 75 ore”. E chiude con toni ancora meno moderati, se possibile: “Non fatene un modello e un esempio di virtù, ve ne prego. Non se ne può più di questa moda imperante volta a celebrare i cretini. Il rischio concreto è che altri cretini li emulino”.