Continua a tenere banco il caso di Paola Egonu, che nella giornata di sabato ha rifilato in second'ordine la conquistata medaglia di bronzo dell'Italia del volley, per via di un video rubato a favor di social, in cui sfoga intatto il suo malessere. “Mi hanno chiesto anche se sono italiana. Questa è la mia ultima partita in Nazionale, sono stanca". Intanto che monta il dibattito in rete, in buona parte a sostegno della pantera azzurra, politici annessi e Mario Adinolfi permettendo.
Ma al di là dello scoramento della giovanissima veneta, anche insoddisfatta per non essere stata decisiva al momento opportuno (per esempio nella gara col Brasile) - come ci tiene a far sapere - stavolta l'accusa sembra più un espediente per motivare una lecita stanchezza, causata da una pressione mentale dura da sostenere, specie a quell'età (23 anni) e quel livello, nonché desiderio di tenere a bada le critiche e lasciare comunque la Nazionale, almeno per qualche tempo.
Questo non per condonare le frasi di una manciata di leoni da tastiera (mai chiarito di che nazionalità siano), piuttosto per fornire una versione più equilibrata dell'accaduto. Anche perche se l'Italia è classificata ancora alla voce “razzista”, e forse anche con qualche merito (ahinoi), non le andrà certo meglio in Turchia, dov'è attesa dopo tre stagioni di successi a Conegliano. Infatti l'opposto è già pronta a vestire la casacca VakifBank Club, corazzata allenata dal coach Giovanni Guidetti che è Campione d’Europa e del Mondo (ha vinto i due titoli battendo proprio le Pantere nelle due finali), con un contratto milionario in tasca. Un bel gruzzoletto utile per dimenticare in che situazione versa la sua nuova destinazione, non particolarmente incline ai diritti umani e civili. Quasi a seguire a ruota Super Mario Ballotelli, poi volato in men che non si dica nella più neutrale Svizzera.
Razzismo da un milione di euro.
Intanto a restituire un'immagine ben poco idilliaca del fronte interno ci pensano dei tifosi turchi, che cantano il nome di Putin durante una partita contro Kyiv. Una mossa identificata alla stregua di un coro nazista, che ben inquadra il sentiment popolare, a cui si aggiunge la spiccata posizione dei sostenitori di Erdoğan, che hanno avviato una vera e propria guerra nei confronti di chi si batte per i diritti delle donne, e anche in riferimento all’uguaglianza di genere, e a questioni come la laicità, aborto, multiculturalismo, immigrazione e razzismo. Come a riflettere precisamente la vena dello stesso presidente, che parla di diritti Lgbt come di degenerazione. Fatto che toccherebbe da vicino la stella della pallavolo azzurra, visto le sue passate relazioni anche con donne. Mentre ricordiamo, a tal proposito, la più grande manifestazione andata in scena nello storico quartiere Fatih – lo scorso settembre - per chiedere al governo la messa al bando delle associazioni Arcobaleno. Non a caso lo scorso anno la Turchia si è ritirata dalla Convenzione di Istanbul sulla violenza contro le donne. All’epoca Ankara spiegò la sua decisione sostenendo che la Convenzione “normalizzava l’omosessualità". Senza tralasciare la spinosa questione curda, di cui la Turchia sta facendo terra bruciata, avviando una sorta di pulizia etnica che sbatte pesantemente contro il silenzio dell'Occidente.
Quindi “vecia”, alla luce del veloce refresh, sei proprio sicura del passaggio conveniente?