Se il pollice in su del Papa nella prima uscita pubblica dopo la malattia che ha rischiato di essergli fatale ha segnato il ritorno di Bergoglio dopo settimane di ciniche speculazioni e beceri complottismi, ora è tempo di capire quale sarà la nuova vita di Francesco e del suo pontificato: “Sapeva di poter morire” ha detto il capo dell’équipe medica del Gemelli, Sergio Alfieri, intervistato dal Corriere della Sera. Che le condizioni di papa Francesco fossero critiche era divenuto palese lo scorso 28 febbraio, quando Bergoglio – ricoverato da 14 giorni per una polmonite bilaterale – comincia ad accusare dei broncospasmi dovuti all’accumulo di muco nelle vie respiratorie. In quei momenti drammatici, mentre la squadra medica interveniva per liberarlo da quella “fame d’aria”, chi gli stava attorno “aveva le lacrime agli occhi. – prosegue Alfieri, che aggiunge – Abbiamo visto l’uomo che soffriva”. Un uomo tornato ad essere Papa solo qualche giorno fa, quando si è riaffacciato dal decimo piano del Policlinico Gemelli prima di dirigersi a Santa Marta, in Vaticano, nell’appartamento 201.

È qui che Francesco trascorrerà quella che i media della Santa Sede hanno definito una “convalescenza protetta”, di fatto un ricovero a casa. Lo staff medico che lo segue ha parlato di almeno due mesi di cure, tra terapie farmacologiche, fisioterapia motoria e respiratoria. A seguire ogni operazione sarà Massimiliano Strappetti, il suo consigliere sanitario e colui a cui il Papa aveva affidato ogni sua volontà riguardo alle scelte da prendere nelle cure in ospedale. Nei prossimi due mesi il Papa potrà incontrare solo un ristretto numero di persone e “solo per questioni importanti che richiedono una sua decisione”, ha detto il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano. Escluse le apparizioni in pubblico, a meno di espresse scelte del Pontefice. La sensazione è che il suo papato si trovi sulla soglia di un nuovo e repentino corso della Storia, dove nulla sarà più uguale a prima. Oltre a Francesco, anche la Chiesa dovrà reimparare a respirare da qui ai prossimi mesi.

Il papato di “presenza” di Francesco, caratterizzato dall’esserci – anche quando nessuno sembrava farlo, come volle comunicare con la “passeggiata” per il centro di Roma in pieno lockdown, durante la pandemia – sembra essere terminato. Ora, il volere di Francesco potrebbe viaggiare sempre di più attraverso deleghe ai suoi più stretti collaboratori, salvo le scelte dirimenti per il destino della Chiesa. Le messe celebrate dall’altare potrebbero non tornare più, come peraltro già succedeva, così come si restringeranno le visite con il pubblico. Per alcuni mesi potrebbe perfino non parlare – si è parlato più volte della necessità di riabituare a gestire parola e respirazione contemporaneamente. A prendere in carico parte del suo lavoro potrebbe essere il Consiglio dei Nove, organo istituito da Francesco nel 2013 con il compito di aiutarlo nel governo della Chiesa. In merito al Giubileo, gli occhi sono puntati al giorno di Pasqua, quando il Papa tiene tradizionalmente la benedizione Urbi et orbi dalla loggia centrale di San Pietro. Sarà complicato recuperare la voce del Papa per quel giorno – il 20 aprile – e per questo si pensa ad una presenza silente, durante la lettura del messaggio di auguri affidata a un collaboratore. Potrebbe essere quella l’immagine del nuovo corso della Chiesa di Francesco, l’uomo tornato Papa solo qualche giorno fa.
