Uno dei film più quotati agli Oscar, già vincitore di svariati Golden Globes e di Sag Awards (un riconoscimento inter pares dato tra colleghi), è Conclave. Tratto da un libro di Robert Harris – lo stesso de Il silenzio degli innocenti – e interpretato, tra gli altri, dal magistrale Ralph Phiennes, da Stanley Tucci e da due italiani: Sergio Castellitto e Isabella Rossellini. Il thriller parla dell’elezione di un Papa dopo la morte del pontefice progressista che aveva portato la Chiesa a dividersi definitivamente tra due grandi fazioni, quella liberal e quella ultratradizionalista. Il cardinale ed ex prefetto del Dicastero per la dottrina della fede Gerhard Müller fa indubbiamente parte del secondo gruppo. Müller ha definito Conclave “un film di propaganda molto anti-ecclesiale e anti-cristiano che avrebbe potuto essere prodotto ai tempi di Hitler o Stalin”.

Derive hitleriane a parte della confraternita “corrotta” di Hollywood, quel che sostiene Müller ha a che fare con ciò che Immanuel Kant definiva uso privato della ragione, ovvero quel modo di esprimersi e comportarsi nell’esercizio di un ruolo o un impiego. Potremmo dire che nella Chiesa c’è indubbiamente spazio per un uso pubblico della ragione (cioè per la totale libertà di opinione), ma prevarrà sempre il rispetto della Chiesa, unica e indivisibile e santa. Questa la premessa necessaria per chiedersi se la componente conservatrice sia di fatto una forza scismatica e cioè desiderosa di distruggere la Chiesa escludendo i progressisti. E se, simmetricamente, i progressisti vogliano la stessa cosa a parti invertite. Insomma, se l’immagine data da Conclave sia più o meno veritiera. Chi si convince che la situazione nella Chiesa sia ben rappresentata dal caso di Carlo Maria Viganò, scomunicato nel 2024 perché colpevole del reato di scisma, ha un’idea della Chiesa sostanzialmente falsa, fatta di eccezionalismi e di casi mediatici, tanto che varrebbe la pena ricordare ancora una volta le parole di G. K. Chesterton: “Per quanto dicano di essere democratici, i giornali non si occupano che delle minoranze”, poiché trattano principale di eventi isolati, di casi che fanno rumore. La Chiesa lavora invece in modo sotterraneo, assestandosi nel corso dei secoli.

L’opzione progressista
Questo non vuol dire che non possano esserci scosse. Forse la più eclatante tra quelle rimaste all’interno del perimetro della lealtà verso la Santa Sede, è quella riguardo al libro del cardinale Robert Sarah, Dal profondo del nostro cuore (edizioni Cantagalli), co-firmato da Benedetto XVI, uscito a ridosso del Sinodo sull’Amazzonia e critico nei confronti delle aperture bergogliane di quegli anni. Una critica che non ha portato Sarah fuori dalla Chiesa. Questo per dimostrare che la grande nave cattolica non è ambiente di omertà, come ci piace e siamo abituati a credere (dalle serie true crime sui misteri del Vaticano a thriller à la Dan Brown). E dunque convincersi e sostenere, come si fa in questi giorni, che alcuni settori della Chiesa stiano già pensando al prossimo papa disinteressandosi delle sorti di Francesco, è platealmente ridicolo. L’ultimo a farlo è Il Fatto quotidiano, con un articolo sulla destra religiosa anti-bergogliana che avrebbe già chiuso la tomba del Santo Padre.Inoltre, attualmente ci sono 110 cardinali elettori creati da Francesco su 138 totali, per cui c’è chi crede che l’eventuale di un papa vicino a Bergoglio sia da dare per certa. In questo caso, quindi, è evidente che potrebbe salire al soglio pontificio un papa relativamente giovane e con una prospettiva anche di decenni in cui la Chiesa potrebbe prendere una strada irreversibile.

La destra di cui si parla è quella di Edward Pentin, giornalista e vaticanista che nei mesi scorsi ha lanciato una piattaforma che anche noi abbiamo consultato (trovate qui l’articolo sui papabili), The College of Cardinals Report, in cui si confrontano le posizioni su temi di attualità di tutti i cardinali e si mostra una mappa interattiva di tutti i cardinali, dalle loro posizioni alla loro età. Da qui a concludere che, poiché Pentin e altri legati al suo ambiente si professano anti-bergogliani e ultraconversatori (o trumpiani, per alcuni), qualcuno abbia seppellito il Papa prima del tempo perché ragiona sul prossimo Conclave il buco logico è evidente. A chi si chiede perché, tuttavia, proprio dei cattolici conservatori siano diventati famosi per aver pensato e costruito siti di questo genere – un’attività, come spiega Pentin, che viene svolta, con altri strumenti, da secoli – si faccia notare questo: tendenzialmente gli ultraconservatori sono anche dei superesperti di questioni vaticane e sono realmente impegnati nella discussione giornaliera di temi legati alla Chiesa. Inevitabilmente, dunque, il loro lavoro è analitico, minuzioso e notevolmente più abbondante di quello dei corrispettivi esperti progressisti. Nessun cattivo pensiero, dunque, tranne le malelingue dei giornalisti, che vorrebbero ancora una volta raccontare una Chiesa, già in crisi, sull’orlo dello scisma.
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