A San Pietro, il primo ottobre, Papa Francesco perdonerà certi peccati moderni durante una celebrazione penitenziale. Prima, per indurre l’esame di coscienza, tre dosi di testimonianze: la prima di una vittima di abusi, la seconda di una vittima della guerra, la terza di una vittima dell’indifferenza verso il dramma dei migranti (quindi un attivista woke). I peccati selezionati per l’evento sono questi: peccato contro la pace; peccato contro il creato, contro le popolazioni indigene, contri i migranti; peccato degli abusi; peccato contro le donne, la famiglia, i giovani; peccato della dottrina usata come pietre da scagliare contro; peccato contro la povertà; peccato contro la sinodalità/mancanza dell’ascolto, comunione e partecipazione di tutti. Quindi, se avete da confessare qualche altro peccato, non presentatevi. Alcune definizioni sono poco chiare. Il peccato contro le donne comprende il peccato di gender pay gap? Il peccato contro i migranti sicuramente comprende Salvini, ma anche, che dire, Keir Starmer (innamorato di Giorgia Meloni)? E poi: chi dovrebbe farsi perdonare un peccato contro gli indigeni nel 2024 in piazza San Pietro? La gente comune non va in Amazzonia a rubare il caucciù.
I tempi di Giovanni Paolo II e di Benedetto XVI non ci sono più. Quelli in cui contava solo ricordarsi dell’unica verità fondamentale per il cristianesimo: la salvezza è una sola ed è solo in Gesù. Ora la salvezza (e Cristo) sono ovunque, negli sbarchi, nelle foreste, persino nella povertà. Ed è vero, chiaramente. Cristo è ovunque, soprattutto dove non vogliamo guardare. Ma ovunque vuol dire ogni luogo, vuol dire tutto. Allora esiste il peccato contro i ricchi, contro gli esploratori, contro gli uomini (un uomo su sette in Usa ha subito violenze dal proprio partner). Questi non vanno perdonati? Il peccato contro la pace, poi, cos’è? Zelensky ha peccato? Difendersi è peccato? Interessante anche questo: Papa Francesco elogia la Cina, la Cina è il futuro. La Cina che perseguita, caccia, incarcera e deporta gli uiguri, un gruppo che vive in Cina da milleseicento anni e subisce la violenza della dittatura cinese. Non è un peccato contro il creato, le popolazioni indigine eccetera eccetera? Sicuramente c’è un peccato specifico anche per fare ironia su un Papa definendolo peccatore. La domanda è: Bergoglio sarà disposto a perdonarlo?