Ci si chiede se il rock sia tornato. E per rispondere ci si chiede anche cosa sia, effettivamente, il rock. Anche se forse chiederlo potrebbe già portarci fuori strada. In questi giorni ha fatto discutere il salto nel passato durante un concerto dei Måneskin a Las Vegas, alla fine del loro tour USA, quando, forse presi dall’impeto del momento o forse secondo scaletta, hanno spaccato i loro strumenti sul palco. Nell’ovazione generale distruggono chitarra, basso e batteria. Ma, come prevedibile, è arrivata anche una pioggia di polemiche. «Vedere una chitarra in frantumi è uno schiaffo ai sogni e alla miseria». Nulla di nuovo ma oggi, nella società dell’ipersensibilità, anche un gesto così tanto associato alla storia del rock e dunque prevedibile su un palco come quello della band italiana, può generare critiche e una bufera social. A intervenire, immancabilmente, anche il nostro maestro di classe, Roberto Parodi, che non si è fatto sfuggire l’occasione sotto a un post della pagina Instagram di Rolling Stone Italia.
Per Parodi è necessario ribadire un concetto che non può non essere chiaro a chiunque voglia commentare una vicenda del genere. A mo’ di premessa: «Il rock ‘n’ roll è libertà e provocazione: dal movimento “pelvico” di Elvisio in avanti. Ogni artista sceglie il modo più confacente per esprimerlo». E reso omaggio al Re di Hertbreak Hotel esprime il suo giudizio sui Måneskin: «Per me sempre fighissimi». Ma sul caso degli strumenti rotti invita comunque alla riflessione: «Da modestissimo musicista quale sono, non “spakkerei” mai la cosa che mi permette di esprimere il mio dissenso e protesta verso il mondo. Neppure Springsteen, Keith Richards avrebbero spakkato la loro fedelissima Fender…».