L’attesa intervista a Che tempo che fa di Fabio Fazio, di cui sono fan, a Patrick Zaki è stata sul noiosetto andante, ma ho tenuto duro perché aspettavo la domanda delle domande: «Cosa pensa di Hamas?». Ma le due parole che volevo, «son terroristi», non sono state pronunciate. Mi sembrava di sentire un hippy anni Settanta, «Peace and love», se non addirittura I Giganti che negli anni Sessanta cantavano «Mettete dei fiori nei vostri cannoni».
Già avevo seguito con molto interesse l’intervista che l’ottimo Gaston Zama ha fatto a Le Iene sempre a Patrick Zaki. che durante la prima presentazione del suo libro (l’intervista era stata data per promuovere il libro) Sogni e illusioni di libertà (La nave di Teseo) avrebbe detto che «si devono capire le ragioni del terrorismo». La frase ha indignato molti, anche perché Zaki ha pure detto che il presidente di Israele Netanyahu, su cui ha le idee chiarissime, è un serial killer (giudizio che si è ben guardato dal ripetere). Al di là delle considerazioni, anzi partendo da queste, Zama gli ha chiesto che cosa pensasse di Hamas che uccidendo migliaia di persone israeliane e rapendone più di un centinaio e sparando sui giovani che assistevano a un rave nel deserto ballando ha fatto scoppiare la guerra che purtroppo costa la vita a migliaia di innocenti anche tra il popolo palestinese già martoriato. Io proprio su queste pagine e altrove ho manifestato per la liberazione di Patrick Zaki detenuto ingiustamente in Egitto, e ho festeggiato quando Zaki è stato liberato, mi è dispiaciuto che non abbia voluto stringere la mano a chi lo ha liberato anche se a distanza ha ringraziato, e mi ha stupito, poi, che lui dopo anni, ancora non parli italiano pur essendo cittadino onorario di Bologna, credo. Pazienza.
Ma a domanda precisa: «Che cosa pensi di Hamas, sono un movimento politico o terroristi?» ha ripetuto due volte che non è un esperto, che la domanda non va fatta a lui, ma a ricercatori esperti nei movimenti palestinesi e solo loro (chi?) posso dirlo. Insomma su Hamas non ha le idee chiare, povera stella, e preferisce non pronunciarsi.
Io ho amici musulmani, ho amici ebrei, nessuno di loro è un esperto ricercatore, eppure di fronte a Hamas non hanno dubbi su come definirlo. Zaki invece non si permette di giudicare. Poverino, non parla italiano, forse non sa nemmeno che la casa editrice del suo libro, La nave di Teseo, è di proprietà Elisabetta Sgarbi, sorella di Vittorio Sgarbi, che è un sottosegretario del governo Meloni.
Come dice Roberto D’Agostino, non dite a Zaki che Sgarbi ha detto: «Nessuna disperazione e nessuna ragione possono giustificare un’azione così indegna, compiuta da Hamas ai danni di Israele. Ogni altra considerazione umana e politica sui diritti dei palestinesi non può essere invocata».
Il mio pensiero? Viva il popolo palestinese, viva il popolo israeliano: hanno convissuto nei loro villaggi in pace per secoli, accanto a cattolici, ortodossi, copti. E che i politici imparino dai vecchi quello che era la coesistenza pacifica.