Finalmente una buona notizia per Chiara Ferragni. Per carità, non se ne sta nemmeno rendendo conto intenta come dice d'essere a sguinzagliar legali. Però, così stanno le cose. Come chiunque non sia sbarcato da Marte cinque secondi fa sa benissimo, infatti, L'Espresso ha dedicato all'insalata bionda nazionale un'inchiesta di otto pagine, volta a far luce sulle aziende della nostra. Cosa ne è emerso? Poco per non dire nulla, a parte un coraggiosissimo abuso aggettivale da parte di chi l'ha redatta. La tesi portata avanti nelle otto pagine è parecchio annacquata, oltre a perdersi in tecnicismi che la rendono di ardua comprensione. Con scappellamento a destra. Nessuno ha voglia di laurearsi in Finanza per comprendere le eventuali beghe aziendali dell'impero ferragnico. E perché dovrebbe, dopotutto? Dell'inchiesta resterà dunque impressa nella memoria soltanto la foto in copertina in cui Chiara Ferragni è truccata da Joker di Phoenix. L'immagine ha suscitato grandissimo scalpore, sui social si parla di "violenza inaudita" contro la regina decaduta (?) di Instagram che, in fin dei conti, non si meritava un bistrattamento del genere, specie nella giornata dell'8 marzo, Festa della Donna. Curiosa coincidenza, se la medesima cover fosse stata pubblicata il 10 giugno, per esempio, sarebbe stata accolta dalla stessa eco di indignazione? Dubitarne è lecito. La verità è che, a oggi, per quanto la pubblicazione de L'Espresso sia passata come un tiromancino, non si poteva dare alla piccola Chiara assist migliore. Nel giro di 24 ore la nostra è passata da "truffatrice", "bugiarda", "bandita" e povera vittima della stampa crudele. Un miracolo sulla carta impossibile nonché, finalmente, una ottima operazione di comunicazione.
Dallo scorso dicembre a oggi, Chiara Ferragni non ne fa una giusta. Dopo l'esplosione del bubbone pandori Pink Christmas in partnership forse manco troppo "benefica" con Balocco e il conseguente avvio delle indagini per truffa aggravata, l'insalata bionda non si è mostrata in grado di gestire, a livello comunicativo, il disastro, il titanico naufragio in corso della propria immagine. Si parla di un team di comunicazione profumatamente pagato ad hoc per salvarle le regali terga, eppure ogni mossa fin qui si è rivelata come la giostra del cancinculo. A saperlo prima che sarebbe bastato farsi una chiacchiera con la redazione de L'Espresso! Dubitiamo che la nostra abbia rimborsato il pull di crisis management a suon di #Adv, anche perché le sue sponsorizzate Instagram, oramai, non le vogliono più nemmeno i piccoli chalet di montagna dispersi fra le Alpi. Ouch.
In cotanto sciagurato scenario, peggiorato dalla crisi matrimoniale in corso, analizziamo ora nel dettaglio il miracolo di comunicazione compiuto volontariamente o meno da L'Espresso. In primis, la tempistica: pubblicare una cover con Chiara Ferragni pittata come il Joker di Phoenix nella giornata dell'8 marzo avrebbe sicuramente scatenato la furia delle femministe e, visto che oggi siam* tutt* femminist*, perché "esserlo" è trend, significa scatenare la furia di tutt*. E infatti così è andata. Seguitissimi maître à penser, giornalisti, influencer, sciure Gina qualunque, non si contano le anime che, via social, abbiano gridato allo scandalo per il bistrattamento riservato alla "povera Chiara", una donna, anzi, pure una mamma, così denigrata in pubblica piazza. "La dipingono come fosse una criminale anche se una sentenza ancora non c'è", "questo non è giornalismo, ma inaudita violenza", "non si erano mai permessi di ritrarre così nessun altro, con lei lo fanno perché è una donna". E Berlusconi-vampiro, Grillo e Trump pagliacci (la lista potrebbe continuare) muti.
La polemica sulla cover, adegutamente pubblicata proprio alla vigilia dell'8 marzo, è deflagrata sui social, poi, anche perché la tanto strillata inchiesta di otto pagine cartacee non dice nulla. Difficilissimo per le altre testate, un pensiero solidale agli stagisti di redazione, ritrovarsi a titolare su quel mappazzone di percentuali, acquisizioni, passaggi di quote azionarie. E perché farlo, dopotutto? Salvo l'emergere di reati gravi (e comprensibili dai più), a nessuno frega una cippa della gestione delle holding ferragniche. Lei si definirà pure imprenditrice digitale, e sulla carta lo è, ma in realtà consiste di pura immagine. E vedere quell'immagine deturpata ha suscitato empatia. L'empatia degli imbecilli, chiaro, quella di chi ha fatto subito, di pancia, il collegamento alla clownerie (che, in ogni caso, ci sarebbe stato bene assai) e non al film premio Oscar Joker. L'Espresso, con quella cover, non ha paragonato Chiara Ferragni a un pagliaccio, ma al lato più oscuro di Gotham City (Life). Riferendosi alla nostra non come persona e no, nemmeno in quanto donna. Semplicemente, in qualità di imprenditrice, di brand. Ma cavalcare l'onda dell'indignazione (grazie, 8 marzo!) era più semplice e immediato, portava più cuoricioni d'approvazione, engagement, follower, visibilità. Ed eccoci tutti, dunque, a salire sulla barca della regina decaduta per difenderla dalla stampa brutta e cattiva.
Difenderla? Lato sentiment (parola sempre orrenda!) fino al 6 marzo sarebbe stato impossibile anche solo immaginare una cosa del genere. Ferragni era percepita come Belzebù o, nel migliore dei casi, una tanto svanita da risultare incapace perfino di gestire una (non) intervista da Fabio Fazio: a Che Tempo Che Fa non si era dimostrata in grado di (ri)portare acqua al proprio mulino perfino nella totale assenza di domande che il conduttore ha voluto concederle. Al termine di quel mesto siparietto sul Canale 9, non si è letta una parola gentile nei confronti della regina di Instagram. Tutti la pensavamo reietta, crollata, pure un filo bugiarda magari, reticente, truffaldina. Ed era solo la sera del 4 di marzo. Nei giorni successivi, la situazione sarebbe soltanto che peggiorata. Questo fino al 7, quando L'Espresso posta quella sciagurata copertina, il miglior assist possibile alla decadente nostra. Fino a quel momento, nonostante gli sforzi, non le era riuscito di passare da vittima. Ora, invece, sì. Fermo restando che ciò che viene pubblicato oggi è e sempre sarà la carta igienica di domani, dalla sera alla mattina Chiara Ferragni si è ritrovata da strega cattiva a martire incolpevole di cotanta barbarie mediatica. Precisamente ciò che voleva, ma che nemmeno avrebbe sognato di poter ottenere, hic et nunc. Mentre le varie Procure procedono le loro indagini per truffa aggravata, l'insalata bionda si ritrova protagonista, per puro caso, di una ottima strategia di comunicazione. La prima, finora. Adesso ha solo da godersi il vantaggio che le è stato regalato, sperando di non mandare tutto a professioniste con la prossima mossa. Consiglio spassionato: lasciasse stare Instagram e tv per un po'. Si godesse un bell'espresso all'ombra di Gotham City (Life). Oggi è nu juorn buon come non gliene capitavano da tempo, domani chissà.