Hard times, avrebbe detto Charles Dickens. Ma, purtroppo per l’Inghilterra, questo non è un romanzo. Secondo quanto riportato da alcuni media inglesi, il Paese del premier Boris Johnson rischia la sua seconda recessione economica in tre anni. “Preparati a un Natale cupo” ha scritto il Daily Mail, citando la Banca d’Inghilterra. E poi è arrivato un nuovo macigno sulle spalle dei conti inglesi. Infatti, la Bank of England ha alzato gli interessi dell’1% per rispondere al periodo nero dell’economia di Londra, e si tratta del rincaro dei tassi d’interesse da 13 anni a questa parte, con rischio di una seconda recessione economica – al momento evitata. Ma c’è di più. La previsione, certa, è che a breve l’inflazione inglese raggiungerà il 10%, livello più alto dal 1982. Previsto, inoltre, pure un crollo del pil 0,9% negli ultimi tre mesi del 2022, cioè per quando è previsto il picco dell’inflazione. Nemmeno il 2023 sarà una passeggiata: rosso per tutto l’anno. L'inflazione, secondo gli esperti, per quest’anno vedrà il reddito delle famiglie abbassarsi dell'1,75%, con il reddito reale complessivo che crollerà del 3,25%, toccando il picco per quest’anno. E, secondo la Banca d’Inghilterra, non si riprenderà prima del 2023. Anche per queste ragioni, oltre a quelle legate agli scandali personali, Boris Johnson ha deciso di dimettersi.
Il rincaro degli interessi è il quarto aumento che la commissione stabilita da Johnson per la politica monetaria ha operato da dicembre. Possiamo metterci tante giustificazioni, come quelle che ha individuato il governatore della Banca d’Inghilterra, Andrew Bailey, che ha spiegato: “Il fattore principale è lo shock del reddito reale che deriva dal cambiamento dei motivi degli scambi, su tutti, i prezzi dell’energia e da alcuni beni fondamentali e alcuni prodotti alimentari”. Ma il primo indiziato per i mali del denaro inglesi, al momento – e nono solo per una questione puramente economica – è il premier Johnson. Tutti si ricordano degli anni Ottanta brit, di Billy Elliot, del primo ministro Margaret Tatcher e delle riots nelle fabbriche del midwest inglese che arrivavano alle piazze di Londra e Manchester. Ma Johnson, per difendere il suo capitolo di storia contemporanea, ha rassicurato che l’inflazione di questo periodo storico e le possibilità di ripresa sono migliori di quelle degli anni Ottanta.
In ogni caso, con la stellina vicino ai minimi di valore di due anni, la tensione con la Russia e lo scandalo dei festini durante il Covid (il Partygate), tutti capi di imputazione per Johnson, per BoJo ci sono anche le elezioni comunali in giro fra Inghilterra, Scozia e Irlanda che sono andate malissimo. E proprio a causa dello scandalo dei festini, il risultato alla fine è stato negativo. Era atteso, ma probabilmente non in queste proporzioni. Un dato elettorale di metà termine che non aveva messo subito a rischio la poltrona del primo ministro, ma che sicuramente ha messo in grande difficoltà i Tory, il partito conservatore. In totale al voto sono andati 146 consigli comunali e locali. I Tories ne hanno persi una decina sugli oltre 30 che guidavano dal 2018, lasciando per strada il seggio di circa 300 consiglieri su quasi 2000. Meno dei 550 delle previsioni peggiori, comunque parecchi. A rischiare di destabilizzare il Paese è in realtà soprattutto l'epilogo del voto cruciale per il Parlamento locale di Belfast: con l'inedito sorpasso ai repubblicani cattolici dello Sinn Fein (sulla carta sostenitori della riunificazione con Dublino) come primo partito e forza di maggioranza relativa dell'Irlanda del Nord sugli unionisti protestanti del Dup destinato ad aggravare le tensioni già riaccese dal dopo Brexit.
Per questi motivi, Johnson oggi ha rassegnato le dimissioni, dopo aver provato a resistere. La decisione del primo ministro britannico è arrivata dopo la fuga di quasi 60 ministri e membri del governo e una nottata drammatica a Downing Street. Rimarrà in carica fino all'autunno, quando verrà scelto il nuovo leader. Ma il leader laburista Starmer ha già annunciato battaglia: "Via immediatamente, o lo sfiduciamo in Parlamento". Una parabola clamorosamente negativa, quella di BoJo, dopo il trionfo alle elezioni 2019. Gli errori di Johnson in questi mesi sono stati sottolineati duramente da diversi economisti e anche dagli elettori. In un contesto di crisi molto difficile come quello che sta attraversando l’Inghilterra, l’aumento dei tassi d’interesse, secondo alcuni esperti come il capo della British chambers of commerce, Suren Thiru, aumenterebbero ancora di più la possibilità di recessione economica. Che al momento, l’Inghilterra sta mancando per un soffio. Intanto, il dibattito su Johnson, oltre che sulle elezioni nei comuni, è proprio sulla scelta binaria fra l’aumento dei tassi di interesse e il navigare in un’economia in declino. Era troppo anche per BoJo, al quale non possiamo che dedicare una pinta di birra e un cheers!