Nel capoluogo lombardo tutti parlano del centro commerciale Merlata Bloom testata specializzata nel business del real estate, ci ricorda che EuroMilano è il colosso meneghino che sta lavorando sul “Quadrante Nord-Ovest di Milano, un'area di 900.000 mq, quella dell'Expo 2015, tra Pero e Molino Dorino, uno dei più complessi progetti urbanistici a livello europeo, sul quale Euromilano ha cominciato a investire nel 2007-2008. Quindi, quando tutta la riqualificazione andrà a regime (fine anni Venti del nuovo Millennio), questo grande progetto avrà oltre 20 anni”., inaugurato il 15 novembre scorso nel quartiere omonimo a Nord di Milano nell’area che fa da raccordo tra Mind (Milan Innovation District), la cittadella della ricerca che sorge nell’area ex Expo a Rho, e il quartiere di Cascina Merlata, dove emerge il nuovo progetto residenziale Uptown, affaccio sull’area che si espande nel Nord della città centrata Corso Sempione, viale Certosa e il quartiere del Gallaratese. Tutti ne parlano e da tempo molti… danno i numeri. Trecento assunzioni dirette, mille posti di lavoro nel prossimo anno, duemila contando l’indotto: l’attenzione mediatica è stata tutta sulle ricadute occupazionali del nuovo centro commerciale sito nell’area edificata da EuroMilano, che tra 2022 e 2023 sta iniziando a fare cash-in da un lungo progetto di riqualificazione di un’area un tempo periferica. Cosa ci dice Merlata Bloom? Ci parla, innanzitutto, di quanto silenziosamente si stiano muovendo, anno dopo anno, i progetti di riqualificazione delle città come Milano e, in questo contesto, quanto pesino e siano strutturali i fondi di real estate nel creare le condizioni per anticipare, e forse indirizzare, le politiche di ridisegno delle rotte delle metropoli. Mark-Up.it testata specializzata nel business del real estate, ci ricorda che EuroMilano è il colosso meneghino che sta lavorando sul “Quadrante Nord-Ovest di Milano, un'area di 900.000 mq, quella dell'Expo 2015, tra Pero e Molino Dorino, uno dei più complessi progetti urbanistici a livello europeo, sul quale EuroMilano ha cominciato a investire nel 2007-2008. Quindi, quando tutta la riqualificazione andrà a regime (fine anni Venti del nuovo Millennio), questo grande progetto avrà oltre 20 anni”.
EuroMilano, gruppo presieduto dal consulente aziendale e docente della Bocconi Luigi Borré e guidato dall’ad Attilio Di Cunto, è stata capace di creare, nella zona, una rete internamente coerente di investimenti e strutture sviluppando il progetto in forma funzionale. E aggregando diversi attori sociali. Quello che in tempi normali avrebbe dovuto fare la politica è oggi promosso su diversi piani dai costruttori. I quali, ad esempio, propongono un piano di “welfare” per giustificare il via libera al maxi-centro commerciale associandosi con la Diocesi per estendere ai cittadini fragili le opportunità istituzionali. Si fa rete, si fa sistema, si fa anche (comprensibilmente) marketing e comunicazione ponendo le ricadute positive dei nuovi progetti all’attenzione dei media. E mettendo in secondo piano i problemi: uno su tutti, il caos parcheggi che i cittadini del quadrante Nord-Ovest denunciano dall’apertura di Merlata Bloom in avanti. In sostanza: si costruisce un progetto e si cesella attorno a esso la narrazione. Quel che solo un vero potere sa fare. Del resto in una città come Milano è l’immobiliare, con le dinamiche a esso legate, che ha il potere e la forza di plasmare la città. Nel vuoto della politica ridotta ad autoreferenziale torsione amministrativa e comunicativa (vedasi il Beppe Sala della Milano-Gotham) chi tira il gruppo sono gli investimenti miliardari per la riqualificazione della città. E Merlata è solo uno degli anelli della catena che si è costruita. Hanno iniziato i progetti di Porta Nuova, di Coima (la realtà di Manfredi Catella) per poi proseguire quelli che tra Nord e Sud della Città ridisegnano il tessuto urbano.
Segnaliamo, a Nord, i piani a guida dei due fondi Prelios e Hines per il progetto MilanoSesto. Esso mira a una strutturale opera di riqualificazione della zona un tempo coperta dalle famose acciaierie Falck che fecero di Sesto la “piccola Stalingrado”. Scuole, uffici, opere residenziali di lusso e l’immancabile housing sociale che richiama banche e fondazioni per gli investimenti saranno al centro del piano MilanoSesto a cui a Sud è complementare il maxi-progetto firmato Coima per il Villaggio Olimpico destinato a essere centro nevralgico dei Giochi invernali del 2026 nell’ex Scalo di Porta Romana. Seguirà poi la riqualificazione della zona di Bovisa-Goccia a Nord, dove il Politecnico di Milano avrà un nuovo, grande campus. I nomi che plasmano questi progetti sono molti dei big degli investimenti e i volti di spicco del sistema che sta riscrivendo le linee della capitale economica italiana. Noto da tempo Catella, notissimo anche Fabrizio Palenzona, presidente di Prelios, al novero dei big si è aggiunto anche Andrea Pignataro, che con la sua Ion ha scalato proprio Prelios. Si affiancano, poi, i big delle Fondazioni come Cariplo (e Crt, di cui è presidente Palenzona), avente come presidente Giovanni Azzone, ex rettore del Politecnico. Cariplo è azionista di Intesa San Paolo e vicina Redo Sgr, alleata di Coima nel tentativo di acquisto dei diritti sul progetto detenuti da Prelios e Hines. In prospettiva, sono prossimi ad aggiungersi Generali Real Estate e Covivio, il fondo legato a Delfin, la finanziaria della famiglia Del Vecchio che, si notava su Tag43, sono iin crescita sempre in asse con la finanza: “La prima sta entrando in punta di piedi tra hotel e housing, forte del legame con un’azionista chiave come Mediobanca. Il secondo è il fondo legato all’eredità dell’impero di Leonardo Del Vecchio, che sembra giocare, per ora, all’ombra di Catella. Symbiosis, il distretto direzionale di Via Adamello vicino a Fondazione Prada, e le nuove torri del quartier generale di Snam sorgeranno con Covivio all’ombra del Villaggio Olimpico”. Insomma, ovunque si costruiscono palazzi e si alimentano sfere di influenza. I valori e gli indici salgono, e chi edifica il real estate oggi è chi dice dove andrà Milano, i suoi trend, la sua visione di città domani. O anche chi, con i suoi capitali, potrà entrare a far sentire il suo peso (Qatar docet). La forza dell’economia è l’altra faccia del silenzio della politica, specie quella locale, persa tra video coi Club Dogo e Aree B, C e via dicendo. Non si può criticare la prima senza denunciare anche il secondo fatto. Il vero nodo per capire perché oggi, in città come Milano, chi investe plasma il futuro. E la politica accompagna, senza governarlo, questo processo.