Dopo mesi di estenuante attesta Pietro Orlandi è stato finalmente ascoltato, per ben 8 ore, dal Promotore di Giustizia Vaticano Alessandro Diddi. Al termine dell’incontro il fratello di Emanuela, cittadina vaticana misteriosamente scomparsa nel 1983 a soli 15 anni, ha parlato di alcuni elementi in suo possesso, tra cui una registrazione di una persona molto vicina a Enrico “Renatino” De Pedis, boss della Banda della Magliana, in cui il riferimento a Papa Giovanni Paolo II è più preciso che mai: “Enrico De Pedis è sepolto lì (Basilica di Sant'Apollinare) per grazia ricevuta, non per quello che dice quella pazza della Minardi. Allora Wojtyla… pure insieme se le portava a letto, non so dove se le portava, all’interno del Vaticano. Quando è diventata una cosa che ormai era diventata una schifezza, il Segretario di Stato ha deciso di intervenire. Ma non dicendo a Wojtyla “mo le levo da mezzo”, si è rivolto a chi? A lui. Essendo esperto nel carcere, perché faceva il cappellano ai riformatori e poi al carcere, si è rivolto ai cappellani del carcere. Uno era calabrese e l’altro un furbacchione, un certo Luigi e un certo Padre Pietro e gli hanno detto “sta succedendo questo, ci puoi dare una mano”. Punto. Il resto sono tutte cazzate”. Parole dure, che di certo non lasciano molto spazio all’immaginazione. Il riferimento a Wojtyla, e su come fosse solito trascorrere il suo tempo, è stato commentato dallo stesso Pietro: “Le persone nell’ambiente del Vaticano restano molto meno sconvolte quando faccio accenno a questa situazione, rispetto a giornalisti o qualche politico. Mi è stato raccontato che Wojtyla la sera se ne usciva con due suoi amici monsignori polacchi, perché aveva bisogno di respirare una boccata d'aria. Qualche dubbio mi viene, non andava certo a benedire le case”. Basta sconti e basta persone intoccabili.
Dopo le dichiarazioni di Pietro è arrivato puntuale il commento del cardinale Stanislaw Dziwisz, segretario personale di Giovanni Paolo II: “Avventatissime affermazioni, ma sarebbe più esatto subito dire ignobili insinuazioni, proferite dal signor Pietro Orlandi sul conto del Pontefice San Giovanni Paolo II, in connessione all’amara e penosa vicenda della sorella Emanuela. È appena il caso di dire, che suddette insinuazioni, che si vorrebbero all’origine scaturite da inafferrabili ambienti della malavita romana, a cui viene ora assegnata una parvenza di pseudo-presentabilità, sono in realtà accuse farneticanti, false dall’inizio alla fine, irrealistiche, risibili al limite della comicità se non fossero tragiche, anzi esse stesse criminali. Un crimine gigantesco è ciò che è stato fatto a Emanuela e alla sua famiglia, ma lucrare su di esso con farneticazioni incontrollabili, volte a screditare preventivamente persone e ambienti fino a prova contraria degni della stima universale è criminale”. A quanto pare le parole pronunciate da Pietro hanno avuto il potere di coglierlo sul vivo, tanto da affannarsi subito a difendere Wojtyla su tutta la linea: “Come segretario particolare del Papa Giovanni Paolo II posso testimoniare, senza il timore di smentite, che fin dal primo momento il Santo Padre si è fatto carico della vicenda, ha agito e fatto agire perché essa avesse un felice esito, mai ha incoraggiato azioni di qualsiasi occultamento, sempre ha manifestato affetto, prossimità, aiuto nei modi più diversi alla famiglia di Emanuela. A questi atteggiamenti io continuo ad attenermi, auspicando correttezza da parte di tutti gli attori e sperando che l’Italia, culla universale del diritto, saprà con il suo sistema giuridico vigilare sul diritto alla buona fama di Chi oggi non c’è più, ma che dall’alto veglia e intercede”. Viene da chiederci quale film abbia visto, dal momento che la sua strenua difesa non corrisponderebbe nemmeno lontanamente alla realtà dei fatti. Pietro, dal canto suo, per il momento si è limitato a commentare le parole del cardinale con un post sul gruppo Facebook dedicato a sua sorella: “Sta per iniziare il lancio di fango nei miei confronti strumentalizzando quello che dico e come lo dico”. Era davvero necessaria l’intromissione di Dziwisz? Francamente di questo suo attacco non ne sentivamo il bisogno, ma tant'è. E, se come dice Pietro si è messa in moto la macchina del fango, siamo solo all’inizio.