Emanuela Orlandi è scomparsa da quasi quarantadue anni, ed è uno dei casi irrisolti che più continua a tenere incollata l’opinione pubblica su tutte le sue varie evoluzioni. Al momento sono tre le inchieste aperte per tentare di comprendere cosa le sia davvero accaduto in quel caldo pomeriggio d’estate il 22 giugno 1983, quando Emanuela scomparve nel nulla. Una telefonata a casa, poi più nulla. Poi mai più. Il Vaticano, la Procura di Roma e la Commissione d’inchiesta sono i fronti che, per la prima volta, stanno lavorando contemporaneamente per risolvere il caso della quindicenne cittadina vaticana. L’inchiesta nella Santa Sede è stata aperta e voluta da Papa Francesco, appena venuto a mancare, subito dopo la morte di Benedetto XVI. Sono trascorsi più di due anni eppure nulla su questo fronte si è ancora smosso.


Cambierà qualcosa nell'inchiesta con la morte di Bergoglio? Si continuerà ad andare avanti per tentare di arrivare alla verità? Noi di MOW abbiamo contattato Pietro Orlandi, fratello di Emanuela che, dall’insediamento di Papa Francesco nel 2013, ha chiesto invano di poter conferire privatamente con lui. Richieste a cui non è mai arrivata nessuna risposta, e che ora non potrà più esserci. Tra i due solo un fugace incontro in cui il Papa disse questa frase: “Emanuela è in cielo”. Ma che cosa voleva intendere? Purtroppo non lo sapremo mai. “Speravo che non seguisse l’esempio dei suoi che si sono portati la verità nella tomba. Avrebbe potuto fare la storia del suo papato se prima di morire avesse raccontato a tutti la sua verità̀”.

