“Per come mi è stato raccontato dalla moglie, Enrico De Pedis conosce mons. Vergari, rettore della basilica di Sant’Apollinare, durante la seconda detenzione, abbondantemente dopo la scomparsa di Emanuela Orlandi. Quando esce, nell’88, instaura un buon rapporto con mons. Vergari perché De Pedis era appassionato di canto gregoriano”. Queste le parole di Maurilio Prioreschi, legale della famiglia di Enrico De Pedis, boss della Banda della Magliana, ascoltato in Commissione d’inchiesta. Il nome di De Pedis è stato accostato al caso perché sepolto nella Basilica di Sant’Apollinare, proprio dove Emanuela Orlandi frequentava le lezioni di musica, cittadina vaticana scomparsa il 22 giugno 1983. “Quando De Pedis uscì dal carcere, iniziò quindi a frequentare la Basilica e le messe. In un incontro dopo la messa domenicale mons. Vergari gli racconta che aveva intenzione di restaurare i locali della cripta per dieci celle mortuarie affinché anche i privati potessero essere sepolti con l’autorizzazione. Andarono anche a visitare questi locali della cripta che erano molto fatiscenti. La vicenda finisce qui, era l’88-’89. Quando De Pedis viene ucciso viene sepolto nella tomba della famiglia della moglie”.
Tomba che, si trovava al Verano: “Peraltro, la moglie di De Pedis lavorava a 200 metri dalla Basilica e quindi per lei recarsi al Verano da Prati o dal lungotevere era un viaggio, avendo la possibilità di avere a 200 metri la tomba del marito. Quando la moglie concorda con don Vergari la sepoltura nella cripta si fa carico delle spese di ristrutturazione del locale sottostante. De Pedis muore da incensurato, è uno dei pochi casi della storia giuridica del Paese in cui diventa boss dopo che è morto“. Eppure, come può il boss di una delle organizzazioni criminali più note in Italia ottenere una sepoltura simile? In una cripta sontuosa abituata ad ospitare solo principi e cardinali. "È tutto un gioco di potere”, volendo riprendere le parole di Sabrina Minardi, amante di De Pedis. Probabilmente non era estraneo al giro delle alte personalità ecclesiastiche del tempo. Al tempo al vertice del Vaticano c'era Wojtyla, possibile che non sapesse nulla? Su questa linea anche Pietro Orlandi, fratello di Emanuela: “Non è vero che conobbe Enrico De Pedis dopo il rapimento di Emanuela, ma prima. Se la Commissione legge le trascrizioni tra Vergari e la moglie di De Pedis emerge chiaramente che conobbe de Pedis molto prima del rapimento. Comunque, se ho ben capito, sono stati i due avvocati a chiedere di essere ascoltati? Il motivo? La santificazione di De Pedis? L'inchiesta è sul rapimento di Emanuela e Mirella, se tu chiedi di essere audito è perché vorresti portare un contributo sulla vicenda di Emanuela e non per ribadire che De Pedis è morto incensurato. Mi auguro che il loro contributo non sia stato solo relativo a quel brav'uomo. Un'audizione inutile se non per quei pochi estimatori della difesa ad oltranza di De Pedis e naturalmente della pista famigliare”.