I nostalgici degli anni Ottanta in questo periodo hanno motivi di interesse (e di preoccupazione) molto più concreti di Stanger Things, anche se purtroppo la guerra tra Russia e Ucraina (e, per estensione, Occidente) è ben poco fredda. Dopo la vicenda della presunta spia ucraina che avrebbe fatto esplodere l’auto del filosofo nazionalista russo Dugin uccidendo sua figlia ora emerge una vicenda che riguarda direttamente l’Italia. A riferirlo è Repubblica, che come esito di un’inchiesta condotta per dieci mesi con Bellingcat, Der Spiegel e The Insider parla di una clamorosa operazione di intelligence portata avanti da Mosca nel nostro Paese, con protagonista una ragazza che brindava nel quartiere generale della Nato a Napoli.
“La cena di gala nel quartier generale della Nato di Napoli – scrive Floriana Bulfon – vedeva radunati ai tavoli tutti gli ufficiali più importanti, accompagnati da consorti e ospiti di riguardo. Prima di cominciare, il comandante ha chiesto il silenzio e ha scandito: «Brindiamo all’Alleanza Atlantica!». Non poteva immaginare che ad alzare il calice insieme a lui ci fosse anche una spia dei servizi segreti russi, una giovane donna sorridente in abito da sera”. Giovane donna che secondo l’inchiesta si faceva scudo con un’identità falsa: “Maria Adela Kuhfeldt Rivera, nata in Perù da padre tedesco. Una trentenne cosmopolita e spigliata che parla sei lingue e ha avviato un’azienda per produrre gioielli, poi si è inserita nei circoli mondani di Napoli e infine è riuscita a infiltrarsi tra il personale della base Nato e della VI Flotta statunitense: il vertice operativo del potere militare occidentale in Europa. Una moderna Mata Hari, che si è fatta notare per i modi seduttivi e ha lasciato una scia di cuori infranti prima di sparire nel nulla”.
La traccia principale che la collegherebbe ai servizi segreti di Mosca sarebbe il passaporto russo utilizzato per entrare in Italia: “Appartiene alla stessa serie speciale utilizzata dagli 007 del Gru, l’intelligence militare agli ordini del Cremlino, quelli che hanno tentato di avvelenare con il gas Novichok Sergey Skripal e il produttore di armi bulgaro Emilian Gebrev. Complessivamente, ha utilizzato tre passaporti russi – uno nazionale e due per espatrio – tutti con numeri simili a quelli usati per le coperture degli agenti di Mosca. Il 14 settembre 2018 Bellingcat e The Insider hanno smascherato la squadra di killer, pubblicando i loro documenti. E l’indomani Maria Adela è partita all’improvviso da Napoli con un volo per Mosca, senza più riapparire”. Se non, è la tesi, successivamente sui social in Russia come Olga Kolobova: “Nata nel 1982, di cui in Russia non c’era traccia dal 2005. Olga è figlia di un colonnello russo, decorato per le missioni di intelligence. Acquista due appartamenti di lusso e una Audi in pochi mesi. La foto del profilo WhatsApp di Olga Kolobova è la stessa di Maria Adela Kuhfeldt Rivera”.
Ma cosa avrebbe concluso la presunta spia in Italia, tra l’attività legata ai gioielli e l’ingresso nel Lions Club “Napoli Monte Nuovo” (di cui sarebbe poi diventata segretaria), fondato dagli ufficiali della base Nato di Lago Patria? Non si sa. Repubblica riferisce che “quel club è stata la ragnatela perfetta, in cui l’agente del Gru ha agganciato numerosi ufficiali della Nato, imbastendo una vasta rete di rapporti, alcuni di natura sentimentale”, ma al termine del pezzo si sottolinea che l’inchiesta “non è riuscita a ricostruire quali informazioni siano state ottenute dalla spia, né se sia stata capace di seminare virus informatici nei telefoni e nei computer dei suoi amici. È però entrata in contatto con figure chiave della Nato e della Marina Usa: nessun agente russo era mai riuscito a penetrare così in profondità il vertice dell’Alleanza atlantica. Non è stato neppure possibile accertare se esiste un legame tra questa operazione e un’altra clamorosa storia di intelligence: l’arresto di un colonnello francese in servizio nel quartier generale di Napoli. L’ufficiale è finito in carcere a Parigi nell’estate 2020 con l’accusa di avere venduto dossier top secret proprio al Gru. Maria Adela però era già scomparsa”.
E un’altra figura apparentemente non bellissima l’Italia la fa riguardo alla figlia di Putin (non con l'amante), anche se forse è ancora peggio quella della Germania: secondo Der Spiegel, una delle figlie dello zar, Katerina Tichonova, avrebbe frequentato per anni il territorio tedesco, con numerosi soggiorni in Baviera, passati a lungo inosservati dalle forze dell'ordine e dai servizi segreti germanici. E la donna avrebbe usato in qualche occasione anche un visto europeo di origine italiana. È ben vero che la figlia di Putin è nella lista nera solo da aprile, ma, come sottolineato dal parlamentare dell’Spd ed esperto di affari interni Sebastian Fiedler, “il caso è un esempio illustre del fatto che nei decenni scorsi non abbiamo sviluppato alcuna strategia per contrastare gli agenti russi e le loro attività. E non possiamo andare avanti così”.