Tenuto conto dei ritmi tenuti finora, e del numero di testi ancora da sentire – oltre che delle sospensioni previste dalla legge – possiamo prevedere il dicembre 2025 come periodo per la conclusione delle udienze. Poche settimane dopo scatterà la prescrizione su alcuni dei reati più gravi”. Secondo Walter Cotugno, uno dei due pubblici ministeri titolari dell’accusa nel processo sul crollo del Ponte Morandi, se il ritmo delle udienze andrà avanti così lentamente “si rischia di chiudere fra più di due anni e mezzo”. Ovvero a distanza pericolosamente ravvicinata dal 14 febbraio 2026, termine entro il quale cadranno le accuse più pesanti. Nelle parole del giudice: “
con l’aggravante della violazione della normativa sulla sicurezza sul lavoro. Nel frattempo saranno andati in prescrizione anche i reati minori, come omissione d’atti d’ufficio (da ottobre 2023) e il falso in atto d’ufficio (tra giugno e dicembre 2024). Cotugno ha rilasciato le queste dichiarazioni dopo le proteste dei legali degli imputati contro l’ipotesi di fissare la conclusione delle udienze alle 18-18:30, e non più alle 16-16:30. Una necessità, secondo il pm, dato che, “calcoli alla mano, restano da ascoltare oltre cinquecento testimoni di rilievo” (su un totale di 1200). Non solo, ma tutti gli imputati, ha detto annunciando una novità, “hanno chiesto di essere sentiti in aula”. Bisogna correre, insomma, altrimenti nel fatidico 14 febbraio 2026 si prescriveranno gli omicidi stradali,