Il 14 agosto 2018 un boato assordante ha squarciato la città di Genova cancellando per sempre un pezzo importantissimo della viabilità ligure, nonché della storia dell’ingegneria italiana: un tratto del Ponte Morandi crollava portando con sé 43 vittime tra gli automobilisti che vi transitavano, e tra gli operai presenti nella sottostante area. Del resto, chi abita a Genova lo conosceva bene, l’avrà percorso centinaia di volte in ambedue le direzioni. Eppure, sia i residenti che chi veniva da fuori è sempre rimasto impressionato nel guardarlo, perché si trattava di una struttura veramente imponente. Molti negli anni l’hanno paragonato a una di quelle opere che si vedono in America. L’ingegnere che lo ha progettato negli anni ’60, Riccardo Morandi, è famoso proprio per le sue strutture di cemento armato come era questa. Strade e ferrovie ci passavano sotto, e molte famiglie abitavano nei palazzi che il ponte sovrastava. Guardandolo dal basso però aveva un aspetto completamente diverso, con tutte le cicatrici e le toppe in evidente mostra. Un disastro umano e sociale annunciato, secondo i magistrati: “Il Morandi era una bomba a orologeria. Si sentiva il tic tac ma non si sapeva quando sarebbe esplosa. Anche un pensionato si sarebbe accorto che aveva problemi”. Quindi, in sostanza, Il ponte sarebbe collassato perché era malandato, per via delle manutenzioni inadeguate.
Tra le possibili concause del crollo del ponte Morandi si espresso anche Danilo Coppe, uno dei massimi esperti italiani in materia di esplosivi, che nel 2019 si è occupato della demolizione dei resti del viadotto. Il ponte aveva un carico di peso a dir poco eccessivo rispetto a quello che poteva sopportare, a cui si aggiunge l’usura del viadotto, che secondo la Procura di Genova sarebbe la causa che ha portato al crollo. Dopo quattro anni tutto è ancora sospeso. Un processo penale, a 59 imputati molti dei quali accusati anche di “colpa cosciente”, appena iniziato e che si prospetta lungo quanto complesso. La sentenza in primo grado arriverà nel 2024, per poi passare dalla corte di Appello e Cassazione, con il rischio di arrivare a prescrizione almeno per alcuni reati. Non solo, nel corso dell’inchiesta sarebbero emersi movimenti finanziari milionari sospetti da parte di Giovanni Castellucci, allora amministratore delegato di Autostrade per l'Italia. Ma non è il solo, difatti sono diverse le persone monitorate dalla Finanza che avrebbero eseguito manovre anomale, spostando ingenti somme di denaro all’estero. Forse per tutelarsi in vista di risvolti negativi al processo? Viene quindi da chiedersi chi sarà a pagare il conto alla fine di questa vicenda giudiziaria.
E poi c'è il dolore di chi ha perso un proprio caro. A farsi portavoce di decine di famiglie che hanno vissuto quel dramma è Egle Possetti, portavoce del comitato Ricordo Vittime Ponte Morandi. Nel disastro morirono sorella, cognato e nipoti. E, tra le tante recriminazioni, una in particolare: "Nessuno ha mai chiesto scusa" per quanto è successo.