Si prospetta l’ennesimo colpo di scena, che non piacerà ancora una volta ai parenti delle 43 vittime, a due giorni dall'udienza preliminare del processo per il crollo del ponte Morandi. In apertura dell'udienza, gli avvocati di sei imputati chiederanno la ricusazione del Gup Paola Faggioni. Il magistrato titolare del procedimento - secondo quanto sostenuto dai legali - non potrebbe giudicare in quanto si è già pronunciata su alcuni imputati, e direttamente anche sull'inchiesta del ponte. La richiesta - se accolta - rischia di allungare i tempi del processo, bloccando dall’inizio la prima udienza. La giudice Faggioni venerdì dovrà decidere su chi mandare a processo, chi prosciogliere e per chi accettare la richiesta di un eventuale rito abbreviato dei 59 imputati. A presentare l'istanza, gli avvocati difensori di Giovanni Castellucci, ex amministratore delegato di Aspi, Paolo Berti, ex direttore generale, Michele Donferri Mitelli, ex direttore generale delle manutenzioni e gli ex dirigenti e tecnici Stefano Marigliani, Massimo Meliani e Paolo Strazzullo. A decidere in merito sarà chiamato il presidente della Corte di Appello. In caso di accoglimento il Giudice per l'udienza preliminare dovrà essere cambiato, allungando i tempi del procedimento. Secondo i pm, gli allora vertici di autostrade, avrebbero risparmiato sulle manutenzioni allo scopo di ottenere maggiori profitti, falsificando i report sullo stato di salute del viadotto. Oltre 300 le parti offese che si costituiranno parti civili, tra cui il comune di Genova, la regione, ed i sindacati Cgil Cisl e Uil. Tra le accuse - a vario titolo - crollo doloso, attentato alla sicurezza dei trasporti, omicidio stradale, omicidio colposo plurimo. Gli avvocati presenteranno istanza di ricusazione alla corte di appello venerdì stesso, in apertura dell'udienza preliminare, poi, la decisione del presidente della corte. Questo perché, scrivono gli avvocati, la giudice Paola Faggioni ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare con cui nel novembre del 2020 vennero messi agli arresti domiciliari proprio gli ex vertici di Aspi, per lo scandalo delle barriere fonoassorbenti pericolose. Dopo il crollo del ponte infatti, la Guardia di finanza aveva avviato indagini anche su presunti falsi report sullo stato di salute complessivo dei viadotti della Liguria, sulle barriere e le gallerie autostradali. Nel registro degli indagati, iscritti per queste indagini quasi sempre le stesse persone, cioè i vertici di ASPI e SPEA (la società controllata titolare delle manutenzioni ed ispezioni). Di qui l'istanza di ricusazione: stesso giudice, per due diversi procedimenti ma con gli stessi indagati.
Ma non è l’unica beffa ai danni dei cittadini italiani, non solo dei familiari delle 43 vittime del Ponte Morandi. Sul Fatto quotidiano di oggi, mercoledì 13 ottobre, il giornalista Ivo Caizzi mette in guardia sull'operazione del governo che rischierebbe di riempire di soldi proprio la famiglia Benetton nella trattativa per riacquistare Autostrade per l’Italia (Aspi): “Sono trapelati dubbi di valutazione eccessiva di Aspi, che dovrà spendere somme enormi per risistemare e mettere in maggiore sicurezza la rete autostradale. I venditori vorrebbero addirittura scaricare sullo Stato gran parte dei risarcimenti per il Morandi e ingenti ristori da pandemia (dimenticando il rischio d’impresa di una società monopolista con storia di alti profitti grazie ai pedaggi generosamente aumentati da tanti governi?). E prosegue: “Draghi rischia così di essere di nuovo considerato un ‘Robin Hood al rovescio’, che favorisce i ricchi e non i poveri. Anche perché fu lui, da direttore del Tesoro, a far decollare dal 2000 l’arricchimento dei Benetton, consentendogli di rilevare la quota dell’allora pubblica Autostrade a debito e con condizioni vantaggiose: nonostante i magliai di Ponzano Veneto non sembrassero i migliori gestori possibili di una mega infrastruttura fondamentale per l’Italia. Draghi, ricomprando Aspi a caro prezzo, ammetterebbe che fu un errore aver venduto ai privati un così importante bene dello Stato (quindi di proprietà anche dei cittadini poveri). E potrebbe riattirarsi le critiche per altre sue ‘privatizzazioni’, che beneficiarono finanzieri e imprenditori vicini ai governi di quegli anni”.