Eravamo a cavallo della nascita di Cristo quando lo storico greco Strabone nelle sue cronache ci racconta dell’impresa realizzata nel 250 a.C. dal console Lucio Cecilio Metello: la costruzione di un ponte di barche realizzato sullo Stretto di Messina per trasportare 104 elefanti da Palermo a Roma. Quella fu l’ultima volta. Da allora ci provò, per ordine:
- Mariano Rumor: “gli anni settanta saranno gli anni del ponte sullo stretto”. (1970).
- Francesco Cossiga: “il ponte si farà entro il 1994” (1984)
- Bettino Craxi: “nel 1995 il ponte sarà pronto. Un’opera da primato mondiale” (1985)
- Silvio Berlusconi, che nel 2001 promise l’inizio dei cantieri.
- Matteo Renzi: “La sfida è quella di completare il grande progetto che chiamo Napoli- Palermo, per non dire ponte sullo stretto, e che porterà 100 mila posti di lavoro e sarà utile a tutti” (2016).
Ed ora che siamo in campagna elettorale potevamo esimerci? Certo che no. Il Centrodestra torna infatti alla carica con la proposta di realizzare il ponte sullo Stretto che “ora potrà essere realtà” dice Salvini.
Così il tema torna alla ribalta della cronaca nazionale e coinvolge anche volti noti dell’architettura italiana. Come Massimiliano Fuksas, architetto e designer fra i più celebri, che si dichiara a favore dell’opera. Ai microfoni di La7 afferma infatti: “A Malmö hanno costruito il collegamento fra la Danimarca e la Svezia ed in giro per il mondo, compreso Singapore ci sono collegamenti molto più complessi. Invece da noi non è stato fatto. Possiamo passare una vita a chiederci se il ponte va fatto o no. Il ponte è necessario per collegare l’Italia all’Italia, perché la Sicilia è Italia, non è un’altra cosa. Una cosa che è importante da dire è che nelle nostre analisi economiche non c’è mai la voce manutenzione. I nostri edifici crollano, vanno giù, non vengono ristrutturati perché non c’è mai un budget previsto per la manutenzione. Non viene fatta per gli edifici storici, per gli edifici moderni e contemporanei, da questo punto di vista c’è un problema enorme. Secondo me è ovvio che si debba fare il ponte e non vorrei spendere una parola in più su questo perché mi sembra che sia necessario. Non capisco perché una persona per andare in Sicilia ci debba mettere 14 ore. Però dovremmo fare un check di tutti gli edifici. Abbiamo ponti, viadotti e quasi tutte le opere di cemento armato che sono vecchie di oltre 50 anni. Questo mette a rischio, come già successo, la stabilità di queste opere. Questo va tenuto in conto, il cemento non dura più di 25 anni, perciò, dopo questo periodo l’opera è a rischio di crollare”.