Si ritorna a parlare del ponte sullo Stretto, con annesso nuovo investimento di risorse. È stato annunciato l’avvio della procedura per arrivare uno studio di fattibilità tecnico-economica per l’opera che dovrebbe collegare Calabria e Sicilia. Sarà finalmente la volta buona o sarà un altro utilizzo perlomeno rivedibile di risorse pubbliche?
Lo studio dovrà prendere in esame la soluzione progettuale del “ponte aereo a più campate”, valutandone la sostenibilità, mettendola a confronto con quella del ponte “a campata unica” e con la cosiddetta “opzione zero”, ossia, tradotto dal burocratese, con il non fare nulla. A disposizione ci sono già 50 milioni di euro già messi a bilancio del 2021, mentre sono 510 i milioni già stanziati per potenziare nel frattempo per migliorare e velocizzare l’attraversamento dello Stretto a partire dal rinnovo della flotta dei traghetti e del “materiale rotabile”.
Per La Stampa, “tra le motivazioni che giustificano un’opera del genere, già costata in passato alla casse pubbliche 300 milioni di euro per un progetto prima approvato e poi messo nel cassetto, ci sono in primo luogo «considerazioni socio-economiche legate anche agli andamenti negativi della popolazione, occupazione e Pil per l’area che sono decisamente superiori a quelli nel Centro-Nord e nello stesso Mezzogiorno», aveva spiegato ad inizio agosto Giovannini in Parlamento. Ci sono poi motivazioni trasportistiche: il tempo medio di attraversamento attuale dello Stretto è paragonabile al tempo di viaggio che un’auto impiega per percorrere dai 100 ai 300 km. Non solo, ma la Sicilia è tra le isole più popolose al mondo che non posseggono un attraversamento stabile eppure ha un elevato potenziale di collegamento. E un ponte sullo Stretto, assieme agli interventi programmati dal Pnrr su reti di trasporto e alta velocità, permetterebbe di rendere confrontabili i tempi medi di viaggio sulla rete ferroviaria da e verso il Sud con quelli oggi offerti al Centro-Nord, ridurrebbe i costi di attraversamento e inoltre «potrebbe modificare nel tempo le scelte localizzative e di approdo di taluni traffici, producendo anche un incremento di domanda”.
“C’è ancora tanta confusione sotto il cielo – sottolinea però il Corriere – perché i progetti per il ponte a campata unica invece sarebbero già tutti pronti da un pezzo e non ci sarebbe da fare alcunché. Potremmo chiamarlo il gioco dell’oca. Sul Ponte sullo stretto di Messina torniamo sempre alla casella zero. Si fa qualche passo in avanti, si dice che si può proseguire. Poi si riparte daccapo. Serve ma non nel modo in cui si era detto. Stavolta si dice pure che potrebbe non servire proprio. Eppure la relazione del gruppo di lavoro partorita dal ministero delle infrastrutture sostiene che «sussistano profonde motivazioni per realizzare un sistema di attraversamento stabile dello Stretto di Messina, anche in presenza del previsto potenziamento e riqualificazione dei collegamenti marittimi (collegamento dinamico)». Bene potremmo dire: dopo 50 anni abbiamo di nuovo compreso che il Ponte serve a collegare la Sicilia al resto dell’Italia all’interno del corridoio europeo che va da Berlino a Palermo. Però la relazione aveva già smontato il progetto del ponte a campata unica che aveva ricevuto tutte le approvazioni possibili con un altro a tre campate su un tracciato totalmente differente. […] Perché è stata ripescata a distanza di 30 anni una soluzione che era stata bocciata e riproposta senza alcun elemento innovativo, anzi richiedendo nuove campagne di indagine? Potremmo dire prosaicamente che serve a guadagnare tempo”.