Vittorio Sgarbi commenta il caso dell’irruzione di una jeep sulla scalinata del Tempio canoviano di Possagno, in provincia di Treviso, il cui autore, un ragazzo di 24 anni che avrebbe causato anche qualche danno, è stato identificato dai carabinieri di Castelfranco anche grazie alla circolazione di questo video.
Per Sgarbi si tratterebbe di una “testimonianza di barbarie – scrive su Panorama – se non fosse legittimata dall’estetica dell’arte contemporanea che, cercando giustificazioni alla volgarità universalmente esecrata, la propaga come sofisticata testimonianza intellettuale. Unanime l’indignazione di chi, anche non conoscendo il Tempio di Possagno, ha protestato contro i barbari e gli ignoranti, dimenticando che la vita e l’arte contemporanea sono piene di violazioni estetiche consapevoli: dall’Orinatoio di Marcel Duchamp, alle auto che girano intorno al Colosseo o all’Arena di Verona, alle acrobazie ciclistiche di Vittorio Brumotti inerpicato su qualunque genere di edificio, fino alla vettura di Richard Prince esposta (come opera d’arte con il titolo Covering Hannah) per mesi, nel 2008, davanti a Palazzo Grassi, per la Fondazione Pinault, senza che nessuno battesse ciglio”.
“E allora – chiede Sgarbi – qual è la differenza? Il nostro tempo è attraversato da una follia collettiva. E la bravata esibizionistica di un cretino si manifesta identica alla più sofisticata performance. Nessuna differenza, se non nella reazione dei benpensanti, non confortati nel caso di Canova dalla benedizione dello snobismo del mondo dell’arte contemporanea. Il nostro occhio è allenato alle contaminazioni della modernità, ma respinge gli atti di disubbidienza e di infrazione non autorizzati (come accadde con le «mestruazioni» alla Fontana di Trevi attraverso il gesto futurista di Graziano Cecchini, restituita a una verginità di visione). Adesso, con l’indignazione del mondo, non meno interiormente contaminato, qualcuno scoprirà l’esistenza del Tempio di Possagno, eretto 200 anni fa e ignoto a molti. Così il «barbaro» o il vandalo contribuirà a farlo conoscere. È l'effetto Christo che, impachettando i monumenti, li faceva vedere a chi non si era accorto di loro. Destino dei monumenti, d’altra parte, come ricordava Robert Musil nelle sue memorabili Pagine postume pubblicate in vita”.