Esce oggi il libro “Canzoni” di Roberto Vecchioni, un volume edito da Bompiani (con il commento di Massimo Germini e Paolo Jachia) che in 360 pagine analizza alcuni brani del cantautore-insegnante: non necessariamente i più famosi, ma i 25 che rappresentano bene i principi di Vecchioni.
Tra le canzoni più famose c’è sicuramente “Samarcanda”, che, rivela il musicista, è stata scritta in autostrada, e pure con l’apporto di un episodio di rabbia stradale.
“La prima volta che appare la storia che ho raccontato in Samarcanda – racconta Vecchioni a Repubblica – è nella Bibbia, nel Libro di Salomone, quando lui vuole salvare due amici e l’Angelo della morte si arrabbia. Ma è presente anche nella cultura indiana e in quella persiana. E poi in Maughan, dove il protagonista però è un servo, non un soldato, e in Borges. Ma è un tema che si trova in quasi tutte le culture, a sottolineare attraverso un paradosso l’impossibilità di sfuggire alla morte. […] Avevo appena letto questa storia e volevo farne una canzone. Però dovevo andare a Bologna e mentre viaggiavo mi sono venute le parole: mi sono fermato un paio di volte per scrivere quattro frasi che non avrei ricordato. Poi, arrivato a Bologna, avevo già quasi tutto il pezzo. Tranne il ritornello”.
Il celebre “Oh oh cavallo, oh oh”: “Quello – dice Vecchioni – è nato perché uno davanti a me ha inchiodato improvvisamente e a momenti gli andavo addosso. Allora gli ho gridato: «Oh oh coglione!». Immediatamente ho avuto una folgorazione ed è diventato «Oh oh cavallo»”.