Fabio Viale è un'artista tanto riservato nell'apparire, quanto sfacciato e maestoso con le sue monumentali opere in marmo, che diventano colossali statue, ma dopate della nostra cultura contemporanea: dalle versioni personali e Pop dei grandi classici latini e greci, fino a ruote enormi, pugni guantati e un povero cristo migrante. Le frecce al suo arco, sono: un profondo studio e la progettazione dell'opera, uniti a un sapiente mix tra esperienza artigianale e tecnologie contemporanee: un inusuale utilizzo del marmo, che plasma e tatua in opere provocatorie e straordinariamente attuali. Come un novello Michelangelo, ma coetaneo e sincrono con l'Arte del XXI° secolo, quella che l'uomo qualunque identifica con gli stencil di Bansky: Arte che ti colpisce in faccia, ti colma gli occhi e ti ingarbuglia lo stomaco, l'anima e il cuore.
Tra le sue eclatanti sculture degli anni passati, ne citiamo una che è tatuata come il discusso trapper di Cesena, Young Signorino, che ha anche accompagnato in una performance dal vivo il David (2018) creato dall'artista piemontese. E in Germania il suo Laocoonte (2018) fu danneggiato (foto esclusiva!) vandalisticamente, poiché esposto a Monaco di Baviera sulla pubblica piazza di Königsplatz, in occasione della mostra nell'antistante Glipoteca. Un'opera assai scomoda: sulla composizione di forme del Laooconte, Fabio Viale ha tatuato un'opera non gradita all'Islam: l'affresco di Giovanni Da Modena, nella Basilica di San Petronio a Bologna, che è uno degli obiettivi sensibili in Italia, per motivi di terrorismo. Nell'opera del '400 è infatti raffigurato l'Inferno dantesco, con Maometto che viene torturato e infilzato dai demoni, come è fedelmente illustrato sulla schiena da mafioso Yakuza della maestosa scultura creata dallo scultore classe 1975.
Da domani e fino al 9 gennaio 2022, inonda Torino con In between, a cura di Filippo Masino e Roberto Mastroianni: mostra organizzata dentro e fuori Palazzo Reale (www.muserireali.it), in collaborazione con Galleria Poggiali, dove l'artista espone alcune creazioni inedite. Una è la sua versione della romanticissima coppia per antonomasia: Amore&Psiche (2021) del maestro del marmo, il Canova, però tatuata come usano le donne afgane. Mentre l'altra è Lorica (2021): un'armatura che veniva indossata per andare in guerra nell'antichità e su cui erano dettagliatamente riprodotti i muscoli del torace. Fabio Viale l'ha ricreata in marmo e con una scansione del torso e dei tatuaggi del marito di Chiara Ferragni: Federico Maria, in arte Fedez, che è atteso a Torino per indossarla a favore di stories su Instagram. Pero MOW, prima che il rapper se la infili, racconta che nella mostra è presente anche una stupenda Venere che riproduce, con l'aggiunta di tatuaggi, l'opera di Canova esposta a Palazzo Pitti a Firenze. Il tatuaggio è “l'estremo tentativo individuale di marchiare se stessi, iconizzando ed eroicizzando il proprio corpo”, puntualizza l'artista. Nella mostra che inaugura domani è esposta anche Souvenir Pietà (2004), scultura replicata in modo virale su Internet che ha proiettato letteralmente Fabio Viale, dall'Italia del Piemonte e delle cave di in provincia di Massa Carrara, fino al gotha dell'Arte internazionale contemporanea. L'opera riproduce il buco lasciato dal corpo di Gesù Cristo, materialmente strappato dalle braccia della dolorante madre Maria, nella celeberrima statua di Michelangelo che sintetizza, con veli di marmo, il concetto di pietà umana.
Ma il lavoro di Fabio Viale ha la capacità di spaziare affrontando temi opposti, come sacro e profano: in esclusiva super mondiale, lo scultore e motociclista ha mostrato in anteprima a MOW un'opera che dire esplosiva è davvero poco. Si tratta della sua personale versione del “Fauno Barberini”, un'opera classica, amputata e con una storia complicata, che è stata re-interpretata nel 2013 anche da Jeff Koons e che è possibile vedere nella mostra in corso adesso a Palazzo Strozzi di Firenze. Spoiler: è un semidio in marmo e dedicato a un italiano che è una leggenda mondiale. Oltre ad essere anche un grande amico di MOW: Rocco Tano, conosciuto ai più col cognome d'arte, Siffredi. Arte, cultura e società contemporanea, in un rapido scambio di battute in chat, rubato all'artista mentre è impegnato nella preparazione di conferenza stampa e vernissage, di domani a Torino.
Fabio, quando hai scoperto l'amore per il marmo?
A 16 anni, quando frequentavo il liceo artistico.
E quello per le motociclette?
Anche prima!
Altra domanda secca: l'opera che ti ha più colpito?
Apollo e Dafne di Bernini, conservato alla Galleria Borghese di Roma.
Te sei un uomo, un artista e un endurista: tra un po' iniziano le fiere e le anteprime del mondo a due ruote, tra cui a Milano l'EICMA che nacque proprio in sincronia con il più importante movimento artistico italiano: il Futurismo. Che ne dici di raccontarci la tua arte e la passione per le ruote da 21'', magari al prossimo Motofestival?
Ok, dai: ci vengo. Ora sono impegnato con la mostra che apre a Torino e sabato vado in Ungheria. Ma se organizziamo per tempo: ci vengo, molto volentieri.
Anche perché voi artisti, seppur famosi, non è che vi si conosce... de visu. Anzi, nel tuo ambiente, i più amanti di apparire su pagine glamour, sono: conservatrici, storici dell'arte, critici e direttori dei più patinati musei. Non certo chi l'arte la crea proprio. Che ne pensi?
Nel mondo dell'arte pochi nomi raggiungo una tale notorietà come gli artisti della musica, del cinema o di altre forme artistiche. Non si hanno problemi di privacy, questo certamente. Ma comunque nel glamour non mi trovo a mio agio, credo che questo provenga dalle mie radici.
Nella società e nel tempo in cui viviamo, dal tuo punto di vista: quale il ruolo di un'opera d'arte?
A me interessa che un'opera abbia una dualità. L'arte spesso crea scandalo o meglio: genera provocazione, quando affronta un tema legato alla quotidianità, su cui la società si esprime in modo contrastante. Un'opera riesce a diventare simbolo, quando l'opinione pubblica inizia a discuterne.
Come la tua prossima ed esplosiva scultura: il famoso Fauno Barberini o Satiro Ubriaco? Che è terminato, ce l'ho nel mio telefono e non è ancora stato esposto in nessun Museo. Pensi che il mondo non sia ancora pronto per spalancare gli occhi?
Non ritengo sia ora il momento adatto per parlarne: il tema trattato è un argomento molto delicato. Ma quel momento è in arrivo. A breve. Rocco sta facendo un progetto come lo potrebbe fare un artista, posso dire che il nostro è un esperimento che sicuramente porterà a delle novità e inevitabilmente a delle discussioni.
Qual'è la cosa più bella che ti piace sentirti dire?
Quando mi dicono che sono come MacGyver.
Mitologico! Un'eroica icona delle serie televisive degli anni '80, armato di coltellino svizzero. Come mai questo epiteto... lo racconti a MOW alla prossima?
Ok, perfetto.