Un flusso di dolore. Così la quarta stagione di Boris, meravigliosamente approdata a fine ottobre su Disney Plus, definisce il fantomatico Algoritmo della Piattaforma per cui la troupe di René Ferretti si ritrova, dodici anni dopo, a mettere in piedi una nuova fiction, Vita di Gesù. E "un flusso di dolore" è precisamente ciò che ci ritroviamo davanti agli occhi dopo aver pigiato play su Prova Prova Sa Sa, lo show comico "d'improvvisazione" (virgolette doverose) condotto dalle risate a crepapelle di Frank Matano per Prime Video. Qualcuno ai piani alti deve aver partorito l'"High Concept" di trasformare il rutilante scorrere dei video casuali su TikTok in televisione d'intrattenimento ed eccoci qui di fronte alle quattro puntate della prima stagione di questo format criminoso. Quattro i comici professionisti coinvolti: Maria Di Biase, Maccio Capatonda, Aurora Leone (che lavoro fa?) e la new entry Edoardo Ferrario, stand up comedian di grido qui fin da subito presentato come "il re di Divertentopoli". Perché mica sta lì a fare cabaret. Cosa ognuno di questi sciagurati stia a fare lì è però bruciante dilemma. Molte robe, si direbbe. Tutte brutte. Su scenografia così Stabilo fluo che manco i Me contro Te. No, non è un Buona la Prima.
Frank Matano seduto dietro a un gigantesco scranno led con la scritta "APPLAUSE" 'ngoppa, dà il benvenuto in questo incubo che si pone fin da subito molto difficile da descrivere: il format, preso in prestito dal Regno Unito, prevede che nulla abbia senso. Dunque, troviamo il conduttore, pur tra i personaggi più memorabili della prima stagione di LOL, ordinare ai suoi fantastici quattro di fare... qualunque cosa. Purché sia improvvisata.
Così, il quartetto entra in scena a schiaffo, su ordine di Frank, dicendo una frase che da grande vorrebbe fortissimo diventare meme e via di seguito così, fino a esaurimento reaction. O nervoso. "Cose da non dire a un funerale", "Che direbbe la Gioconda se potesse parlare", "Come sprecare i desideri del Genio della Lampada": queste alcune delle spassose tematiche su cui i Fab Four sono chiamati a esibirsi all'impronta. Veloci. Di più. L'impressione è quella di trovarsi davanti a una nuova, terrificante versione di TikTok su schermo grande. Però, sotto anfetamine. Appena si finisce di vedere una, pur brevissima, clip, ne inizia un'altra che con la precedente non ha nulla a che fare. E via così, all'infinito, in questo neonato girone infernale. Girone infernale in cui pare divertirsi soltanto Frank Matano deciso a condurre con il solo ausilio delle proprie vigorose risate. Si divertono, come nemmeno ai tempi dell'oratorio estivo, anche i quattro partecipanti (con ogni probabilità, pensando al cachet). Troppo frizzante!
Il coloratissimo set prende a pugni lo spettatore (e qualunque scampolo di buongusto superstite) dall'inizio alla fine fagocitando anche quanto di buono, eccezionalmente, accade in scena. Il time-lapse di Maccio (per cortesia, qualcuno salvi quest'uomo dalla tv Male!) è incredibile ma risulta difficile trovare il tempo di accorgersene, di goderselo. A chi guarda, infatti, non viene concesso nemmeno un secondo per ridere, si passa subito alla gag successiva in un turbinio sensa senso che pare l'allucinazione di un poro diavolo sotto l'effetto di sostanze psicotrope attive. Invece, siamo sobri. È tutto reale. E noi restiamo poveri diavoli, questo sì.
Tutto reale, dicevamo, e mortalmente doloroso se pensiamo anche come questo sedicente show abbia scelto, giocando ad Ambarabà Ciccì Coccò con l'hybris, di appropriarsi del termine "improvvisazione" e di far credere al pubblico che proprio quello stia portando in scena, improvvisazione. Passa, cristallino, il concetto che se è "improvvisato" fa schifo, per forza. E proprio per questo, fa ridere. Con buona pace delle compagnie teatrali di IMPRO che da anni girano in tour anche per il nostro Bel Paese. Compagini di cazzeggiatori professionisti, forse, ma quantomeno professionisti. Invece no, chiunque può. Perfino Aurora Leone, finora famosa per non avere idea di cosa farà da grande. O anche solo domani. Ma non importa, fa ridere perché non ha senso! Lol.
Eppure, non è la prima volta che il tema dell'improvvisazione viene portato in "tv". Ci avevano pensato Ale e Franz sulla generalista (Italia 1, Rai 2) con l'eccezionale show Buona la Prima. Ambientato in un teatro, la voce fuori campo di Francesco Pannofino (o chi per lui) dava direttive agli attori in scena totalmente inconsapevoli di cosa sarebbero stati chiamati a fare. L'obiettivo era quello di costruire una storia che aveva, comunque, un inizio, uno svolgimento e una fine. Insieme a tanta, tantissima locura improvvisata d'emblée. Indovinate un po'? Era divertente. Quasi sempre.
Oggi qualcuno deve aver ritenuto, anche a ragione, che la soglia d'attenzione sia calata vertiginosamente, che non siamo abbastanza reattivi da poter gestire una narrazione per intero, seppur di venti minuti. In buona sostanza, ci prendono per dementi. Quindi, via libera a raffiche di gag a schiaffo (in tutti i sensi) della durata di pochissimi secondi, di un minuto e mezzo al massimo che se no poi quello sciagurato del telespettatore "si perde", non segue. Sì, possiamo ritenerci offesi davanti a Prova Prova Sa Sa. A tutti gli effetti, dovremmo. Eh però fattela una risata, dai. No.