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Verdone, basta nostalgia, fai come Sordi: il tuo capolavoro deve ancora arrivare

  • di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

10 luglio 2022

Verdone, basta nostalgia, fai come Sordi: il tuo capolavoro deve ancora arrivare
Carlo Verdone, che da qualche tempo si mostra nostalgico su Facebook, sostiene di voler virare verso il cinema d’autore, abbandonare i suoi vecchi personaggi, congedarsi dall’immagine del comico puro. Mancano i produttori, certo. Ma davvero una figura così imponente del panorama italiano non riesce a trovare nessuno che scommetta sul suo materiale? Una produzione in proprio, allora? Se è vero che l’80% dei romani lo avrebbe votato come sindaco, potrebbe provare un crowdfunding nella Capitale… Faccia come il suo maestro Alberto Sordi, che era riuscito, settantaquattrenne, a portare nei cinema Nestore, un film drammatico in cui si mise in scena una tristezza dura da digerire. Verdone inventi un nuovo personaggio, sfaccettato, complesso. Descriva le nostre periferie (che non sono solo “Gallo cedrone”). I soldi non sono mai il problema. Arriveranno

di Riccardo Canaletti Riccardo Canaletti

Immagini in bianco e nero, foto di fan che portano a Carnevale i suoi personaggi (Magda, Furio e Antongiulio), post a proposito di un’uscita sulla spiaggia libera di Castelporziano, per scattare qualche foto, e “casualmente” ritrovarsi proprio nel punto in cui lui e Eleonora, in Borotalco, parlavano di segni zodiacali. Nostalgia canaglia. Stiamo parlando della pagina ufficiale di Carlo Verdone su Facebook. Per citare proprio Borotalco: “Sarà lo iodio…”.

Carlo Verdone, classe 1950, attore, caratterista, regista, sceneggiatore, appassionato di musica rock, farmacista ad honorem dell’Ordine di Roma. Allievo di Alberto Sordi, primo debutto al cinema grazie a Sergio Leone dopo il successo televisivo di fine anni Settanta. Nel 2016 viene chiamato in causa come “intellettuale” nella puntata del 28 febbraio di Fuori onda dedicata a Salvini e al suo cattivo rapporto con gli esponenti della cultura (in studio c’era Antonio Pennacchi, in collegamento l’onnipresente Umberto Galimberti). Insomma, una persona dotata di competenza e preparazione, anche di uno sguardo di insieme sul mondo culturale. Tanta intelligenza spesa, però, per danzare sopra i resti di una carriera lunga ma passata, tra ricordi di collaborazioni bellissime e di esami universitari con il professor Mario Verdone, docente severo e padre comico, buono in fondo. Ne parla ancora una volta in una recente intervista uscita per il Corriere della Sera, dopo un brevissimo elogio a Ordet - La parola, il capolavoro di Dreyer del 1955. Omaggio ai grandi che, sostiene Verdone, non saprebbe imitare, pur amandoli come spettatore. Sarà vero?

Neanche un anno fa, a novembre del 2021, veniva pubblica su fanpage.it un’intervista con Eleonora D’Amore, in occasione della serie Amazon prime Vita da Carlo. Verdone sostiene di voler virare verso il cinema d’autore, abbandonare i suoi vecchi personaggi, congedarsi dall’immagine del comico puro. Delle due l’una: o crede di saper fare quel cinema che ammira, o no. Mancano i produttori, certo. Ma davvero una figura così imponente del panorama italiano non riesce a trovare nessuno che scommetta sul suo materiale? Una produzione in proprio, allora? L’80% dei romani, secondo quanto riportato nella stessa intervista, lo avrebbe votato come sindaco. Potrebbe provare un crowdfunding nella Capitale…

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Carlo Verdone e Alberto Sordi

Le idee, dice, ci sono, i soldi mancano. Il suo maestro, Alberto Sordi, certo in un’epoca diversa, era riuscito, settantaquattrenne, a portare nei cinema Nestore, un film drammatico in cui si mise in scena una tristezza sorda, dura da digerire. Un film diverso, realizzato a fine carriera tra lo scetticismo e una critica pronta a voltargli le spalle. Sordi ha lanciato la moneta nel pozzo e si è gettato prima che quella arrivasse a toccare terra, noncurante del rischio. Verdone sembra starsene sul bordo di pietra, affacciato nell’abisso, sperando di pescare con un magnete appeso a un filo il nichelino del mentore. Ma parliamo di un protagonista del grande schermo che non possiamo non amare e crediamo che meriti di più di attendere con il bacino appoggiato a guardare nel buio.

Verdone sostiene che non si possano più creare personaggi come quelli di un tempo e il motivo sarebbe la scarsa ispirazione. Lamenta l’omologazione (che sarebbe già un tema interessante), l’appiattimento su certi canoni. Non trova più ispirazione nella periferia, l’incubatrice di maschere come Ivano o Moreno Vecchiarutti. Eppure nel 2021, dati Istate alla mano, circa il 60% della popolazione abitava in periferia. Un rapporto dell’Osservatorio di Pavia sui “non luoghi dell’informazione. Periferie geografiche e umane nei media” fa eco a questi dati, sostenendo che proprio nelle periferie, soprattutto dopo la pandemia, vi sia il cuore delle città e dei suoi problemi. Carlo, abbiamo un’idea, inventa un nuovo personaggio, sfaccettato, complesso; descrivi le nostre periferie come tu sai fare. Se la sfida diventa più dura e non puoi/vuoi più far solo ridere, non tirarti indietro. Facci piangere e sorridere, facci pensare come faceva il tuo amato Albertone in Finché c’è guerra c’è speranza. Abbiamo risolto il problema. Vogliono un personaggio, loro, ma tu vuoi fare cinema d’autore. Bene, gratta via una certa patina dai tuoi vecchi protagonisti, la periferia non è solo Gallo Cedrone. Credi, come hai scritto, che “siamo sempre più soli” e che la società sia cambiata? Ricordi Un borghese piccolo piccolo di Monicelli? Ci fidiamo del tuo genio.

Verdone nostalgico su Facebook
Verdone nostalgico su Facebook

I soldi non sono mai il problema. Sergio Leone, lavorando pressocché gratuitamente, realizzò Per un pugno di dollari con soli 80 milioni di lire. David Lynch concluse Eraserhead con 20 mila dollari. E il problema non è neanche la periferia. Il problema è il culto dei bei tempi andati, una forza raggelante. L’augurio che possiamo fare a Verdone è di gettarsi nel pozzo, con Alberto Sordi, scoprire che può farcela. Non deve consegnarsi al ricordo, non è un personaggio in bianco e nero dei suoi post nei social.

Schopenhauer sosteneva che la nostalgia fosse un problema di tempo mascherato da problema di spazio. Ci sembra che ci manchi un luogo, quando di mancano quegli attimi. Allora, Carlo, torna sul lungomare di Castelporziano, dove sei stato qualche tempo fa, quando scrivesti quel post su Borotalco. Ma stavolta accorgiti che i tempi son cambiati e se è vero che, come dici, sei cambiato anche tu, forse guardare avanti potrebbe essere l’investimento più importante da fare per realizzare il tuo capolavoro. I soldi arriveranno.

Carlo Verdone in Borotalco (1982)
Carlo Verdone in Borotalco (1982)

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