Parallelamente al disastro umanitario e geopolitico della guerra Russia-Ucraina, prosegue anche il disastro economico (meno sanguinoso ma comunque preoccupante) causato dal continuo aumento del costo delle materie prime. Oltre al comparto energia (petrolio e gas), la crisi sta investendo anche il settore agricolo, vista la rilevanza dell’Ucraina nella produzione per esempio di grano e mais. Alla fine, come sempre, tutto va a discapito dei cosiddetti consumatori. Per quel che riguarda gli utenti della strada, si registrano nuovi rincari alle pompe dei distributori di carburante.
Secondo la rilevazione giornaliera di Quotidiano energia, oggi le compagnie hanno aumentato ancora i prezzi raccomandati di benzina e gasolio. Eni li ha rivisti all’insù di 4 centesimi, Tamoil, Q8 e IP di 3 centesimi. Nel frattempo i prezzi effettivamente praticati risultano in netta crescita sia nella modalità self che nella modalità servito (con la verde che ha picchi superiori ai 2,1 euro/litro). Rincari si registrano anche per i prezzi praticati del Gpl.
Il prezzo di un barile di Brent, il punto di riferimento per l'Europa, ha superato la soglia dei 119 dollari per la prima volta dal febbraio 2013. Il barile di Wti, che è invece il riferimento per il mercato americano, ha superato la soglia di 115 dollari al barile, ai massimi dal 2008.
Non si ferma, poi, la marcia al rialzo del prezzo del gas: sui mercati telematici ad Amsterdam ha toccato il record storico sfiorando 200 euro al Megawattora con il future Ice Ttf, che è il riferimento della materia prima per l'Europa.