La notizia terribile? Nicole Arellano, quattordicenne messicana, è deceduta dopo un intervento di chirurgia estetica eseguito dal nuovo compagno della madre senza che il padre ne sapesse nulla. La notizia tremenda dentro la notizia terribile? La tragedia avvenuta in Messico suona di avvertimento come l'estrema conseguenza di un fenomeno che va oltre confini e culture: l'invisibilità di molti padri. Che adesso sembrano aver trovato tutti voce in Carlos Arellano, un babbo che si trova a piangere una figlia e che ha scoperto tutta la verità solo davanti al cadavere di quella figlia. Sì, gli hanno detto la verità solo quando ha notato le protesi mammarie, rivelando e poi denunciando un sistema che ha escluso la sua presenza genitoriale in una scelta che si è rivelata tristemente fatale.
Quella ragazza aveva quattordici anni e non merita strumentalizzazioni. Però è vero pure che non si possono sempre bollare come strumentalizzazioni le riflessioni che non fanno comodo alle moderne narrazioni imposte dalla dittatura del politicamente corretto. E quindi sì, su MOW abbiamo le palle di dirlo: questa tragedia messicana illumina con cruda chiarezza una ferita sociale che anche in Italia rimane nell'ombra: la marginalizzazione dei padri separati, ridotti a fantasmi nelle vite dei propri figli e spesso alla povertà nella propria esistenza. Anzi, quando va bene, ridotti a un bonifico con causale nello stesso giorno di ogni mese. Sia chiaro, non è così per tutti e concentrarsi sulla marginalizzazione dei padri separati non vuol dire voler spostare l’attenzione da mille altri orrori, a prescindere se commessi da mano e menti maschili o femminili. Però quella dei babbi resi invisibili è una realtà che coinvolge centinaia di migliaia di uomini nel nostro Paese, trasformati da genitori in semplici "bonifici a fine mese", esclusi dalle decisioni importanti e informati, eventualmente e quando va bene, quando c’è da versare il 50% di quanto speso.

Lo ripetiamo: ci sono pure i mascalzoni, quelli che se ne sbattono, che trasformano i figli in fantasmi e lasciano sole le mamme a crescerli. E fanno schifo. Esattamente quanto fa schifo un sistema che, però, mette spesso in condizione di non fare il babbo chi il babbo vorrebbe farlo. Come Carlos Arellano, padre che è diventato simbolo e la cui storia ha fatto il giro del mondo perché dolorosamente familiare a quella di molti padri che si ritrovano improvvisamente tagliati fuori dalle vite dei figli. In barba a quella “bigenitorialità” che, ad esempio, in Italia è sì proclamata, riconosciuta e suggerita, ma mai realmente permessa.
I dati dipingono un quadro che fa paura e dal quale, volutamente, tagliamo fuori i suicidi dei padri separati. Babbi che si ritrovano intrappolati in una contraddizione del sistema che li vuole contemporaneamente responsabili economicamente, ma irrilevanti da ogni altro punto di vista. Una sistematica esclusione che genera conseguenze, inevitabilmente, anche sui figli stessi. Quando un genitore viene ridotto a una presenza marginale, limitato a "tempi di visita" scanditi come quelli di un detenuto in libertà condizionata, si va a giocare con ciò che di più delicato esiste: l’equilibrio emotivo. Anzi, gli equilibri emotivi. E il caso della quattordicenne Paloma diventa l'esempio estremo di come l'esclusione paterna possa rappresentare un male assoluto. Se Carlos fosse stato coinvolto nella scelta dell'intervento chirurgico, avrebbe potuto impedire la morte di sua figlia? Chiederselo non è strumentalizzare: è civiltà.

In Italia tutto questo si manifesta in forme fortunatamente (ma per adesso) meno drammatiche, ma comunque devastanti: padri che scoprono cambi di scuola, trasferimenti a centinaia di km, cure mediche o decisioni importanti comunicate solo a cose fatte, ridotti a spettatori nelle vite dei propri figli. Signori: è violenza. V-I-O-L-E-N-Z-A. E il paradosso stridente è che non esistono strumenti reali, velocemente efficaci, contro quella che, rigorosamente sempre e solo a parole, viene definita “alienazione parentale”. La stessa Corte Europea dei Diritti dell'Uomo ha condannato l'Italia per l'incapacità di tutelare i diritti dei padri separati. Però nessuno fa veramente qualcosa. E non è, sia inteso, solo contro il fatto che stanno diventando “i nuovi poveri”. Anche se sicuramente la povertà compromette ulteriormente anche la possibilità di mantenere un rapporto significativo con i figli.
Sarà tempo di riconoscere che la violenza non ha genere e che fa schifo comunque sempre? E che i diritti genitoriali non dovrebbero dipendere dal sesso, ma dalla convinzione che ogni bambino ha diritto a crescere con entrambi i genitori, anche se hanno smesso di amarsi e stare insieme? Sì, l'invisibilità dei padri separati è un male. Ma è un cancro di cui quasi ci si vergogna. Però a morire dentro (e spesso non solo dentro) sono esseri umani che vorrebbero semplicemente continuare a essere padri e, soprattutto, bambini che hanno il sacrosanto diritto di amare - e essere amati da - entrambi i genitori.