''La famiglia La Russa ha avuto contatti con Cosa Nostra''. Questa la tematica al centro dell’ultima puntata di Report, in onda su Rai Tre. Una dichiarazione che arriva dritta da un tempo ormai lontano, ma non troppo. A pronunciarla Luigi Ilardo, ex boss di Caltanissetta ucciso sotto casa sua nel 1996, quattro giorni prima di entrare nel programma di protezione testimoni. Una vita vissuta all’interno dell’organizzazione mafiosa ma, dopo dodici anni di carcere, e una volta tornato in libertà, scelse di distaccarsi da quella che era la sua vita di prima, decidendo di infiltrarsi per passare le informazioni alla polizia. Questo per un anno e mezzo, aiutando concretamente nell’arresto di 50 mafiosi, tra cui sette capi provincia. I suoi racconti avrebbero potuto condurre anche all’arresto di Bernardo Provenzano, cattura mancata il 31 ottobre 1995 a Mezzojuso, nella masseria in cui si nascondeva. Un arresto che venne poi compiuto ben undici anni più tardi, nel 2006. A riportare le dichiarazioni di Luigi Ilardo il Generale dei Carabinieri, oggi in pensione, Michele Riccio a cui Ilardo raccontò, nel 1994, i nuovi progetti politici della mafia siciliana dopo il periodo stragista: “Incontro Ilardo e lui mi dice che ci sono stati nuovi contatti con La Russa, con Vincenzo La Russa e Antonino, che avevano dato rassicurazioni che se avessero ricevuto un sostegno elettorale avrebbero mantenuto le promesse nei confronti di Cosa Nostra". Una circostanza, depositata in un rapporto già nel 1996, che la magistratura non ha mai ritenuto necessario approfondire. Difatti i due non sono mai stati indagati per le dichiarazioni di Luigi Ilardo. Per Ignazio La Russa, figlio di Antonino, attuale Presidente del Senato nonché seconda carica più importante dello Stato, si tratta solo di illazioni infondate, e ha annunciato una querela nei confronti della trasmissione: "Sulla mia onestà posso mettere la mano sul fuoco, su quella dei miei familiari, padri, fratelli, ne possono mettere due di mani sul fuoco. Report infanga mio padre e la mia famiglia con ricostruzioni del tutto difformi dalla verità, e altamente lesive dell'onore di Antonino La Russa, che oggi avrebbe 110 anni e mai in vita sua ha ricevuto un avviso di garanzia". Noi di MOW abbiamo intervistato Luana Ilardo, figlia di Luigi, sul cui omicidio rimangono ancora tantissimi punti d’ombra. Ancora una volta non si è detta sorpresa del silenzio mediatico e politico che ha seguito la partecipazione di Riccio a Report: “Come tutta la verità, non se né parla e non se né discute. È sempre la stessa storia che ricorre, ogni volta che abbiamo delle notizie da seguire, in cui sono coinvolti soggetti pseudo istituzionali con attività e organizzazioni criminali, c’è un silenzio che fa paura. È disarmante…”. Nel frattempo, dopo la messa in onda della puntata deputati e senatori di Fratelli d'Italia, componenti della Commissione Vigilanza Rai, hanno diramato una nota: "Un attacco gratuito al Presidente del Senato e alla sua famiglia senza dimostrare nulla. Questo non è Servizio Pubblico, è killeraggio politico. Depositeremo subito un'interrogazione per sapere se la Rai intenda continuare a finanziare con i soldi dei contribuenti un pessimo giornalismo ideologico e di teorema".
Hai visto la puntata di Report?
Sì, l’ho vista in diretta. Sapevo, vedendo le anteprime, che avrebbero parlato di La Russa.
Come ti sei sentita ad ascoltare le dichiarazioni fatte da tuo padre anni fa?
Non ho avuto nessun effetto sorpresa. Per le persone che ovviamente non conoscevano la vicenda è normale che sia stato diverso sentire queste dichiarazioni. Ma è già tutto scritto da ventotto anni, è stato depositato nel 1996 questo rapporto. È cosa nota.
Ma dopo la deposizione del rapporto tutto si è fermato.
La magistratura doveva fare delle indagini per avere dei riscontri, e non le ha fatte. Anche qui, per quanto mi riguarda, non c’è nessun effetto sorpresa, perché stiamo parlando di informazioni che mio padre faceva avere all’arma riguardo l’arresto di Bernardo Provenzano, e di fatto non hanno mai seguito osservazioni o indagini. È tutto in linea con l’atteggiamento che la magistratura purtroppo ha avuto. Sappiamo bene che, nonostante avessero le indicazioni precise su dove si trovasse, l’hanno lasciato lì tranquillo e beato per undici anni. Nelle motivazioni del processo sulla Trattativa Stato Mafia hanno ammesso di aver dovuto concedere a Provenzano una latitanza soft, per ragioni indicibili di Stato. Siamo sempre lì.
Tuo padre aveva dimostrato di essere un informatore importante, ma sulla famiglia La Russa non si è mai indagato.
Con tutto quello che è stato confessato da mio padre non hanno fatto assolutamente nulla. Provenzano doveva essere arrestato il 31 ottobre del 1995, eppure la cattura è stata compiuta undici anni dopo. Lo stesso ragionamento applicato con Bernardo Provenzano riguarda anche tutte le altre persone coinvolte.
Eppure non c'è nulla di concreto contro Ignazio La Russa. Lui stesso ha dichiarato che al padre non è mai arrivato neanche un avviso di garanzia.
A me onestamente viene da pensare, come sempre, che nessuno tocchi Caino. Questa è la verità. Era doveroso aprire delle indagini su tutte le informazioni fornite da mio padre.
Le dichiarazioni di tuo padre, riportate da Riccio, sono state accolte da un grande silenzio.
Come tutta la verità. Non se ne parla e non se ne discute. Dobbiamo ringraziare Report, e Andrea Purgatori con Atlantide. Altrimenti chi è che racconta queste cose? Ce lo chiediamo perché, non a caso, Report ha avuto un altissimo audience? L’undici percento di share. Chi altro è che ci racconta la verità? Ai telegiornali non ne parlano, hanno tenuto sempre un profilo basso.
Anche da parte dei parlamentari c’è stato silenzio.
È normale, c’è tanto silenzio quanto imbarazzo. Oggi ci dovrebbe essere una presa di posizione, e invece non solo non c’è mai stata, ma non ci sarà mai.
Te lo aspettavi?
Assolutamente sì. È sempre la stessa storia che ricorre, ogni volta che abbiamo delle notizie importanti da seguire, in cui sono coinvolti soggetti pseudo istituzionali con attività e organizzazioni criminali, c’è sempre un silenzio che fa paura. È disarmante.
Come ne esce la figura di tuo padre dalla puntata di Report?
Credo che la figura di mio padre ormai sia abbastanza chiara e limpida, tranne che per quelle persone che si sono trovate il dito puntato contro da lui. La verità è questa e non si può nascondere. Come è altrettanto vero che mio padre in un primo momento ha sbagliato, che si è fatto la sua galera e che ha avuto contatti con ambienti criminali. Però sappiamo il resto della storia come è proseguita. Ha cercato una vera redenzione e di cambiare vita. Ma non glielo hanno permesso. Non l’hanno ne protetto ne saputo gestire. Hanno voluto vederlo, carne da macello sacrificato sull’altare della patria.
Eppure, nonostante siano trascorsi tanti anni, siamo ancora qui a discuterne.
Perché dà fastidio quello che lui ha detto, soprattutto quello che è accaduto dopo ciò che ha raccontato. Ci sono delle responsabilità gravissime. Tutto quello che ha dichiarato mio padre ha portato a più di cinquanta arresti, tra cui sette capi provincia. Con questi risultati, mai raggiunti da nessuno, non poteva aleggiare il dubbio sulla sua collaborazione. E come mai non si è preso con le giuste misure quello che lui continuava ad andare a raccontare? Non c’era la volontà, perché nessuno si deve permettere di toccare quegli accordi indicibili.
Pensi che quanto raccontato a Report possa smuovere qualcosa?
Che già abbia smosso delle coscienze è un passo utile, un successo. Sapere la vera storia di questa Repubblica, e sui personaggi che si sono alternati al Governo, è un diritto di tutti i cittadini. È giusto che le autorità competenti si muovano per accertare il tutto, anche perché, se così non fosse, sarebbe un bene anche per La Russa. Non è un qualcosa che si può lasciar scivolare così nel nulla. Mi auguro che a questo punto la magistratura faccia almeno le dovute indagini, e che quello che ha raccontato mio padre venga riscontrato. E che non finisca tutto ancora una volta a tarallucci e vino.