Andrea Orcel ha mollato la cravatta e messo l’elmetto. Da Berlino, davanti a una platea di banchieri impomatati, ha detto chiaro e tondo: “Banco Bpm? Solo il 20 per cento di possibilità. Il golden power è troppo incerto.” Tradotto: se a Roma non ci fanno sapere in fretta se quei due miliardi di rischio (tra Russia, project financing e fantasmi vari) rientrano nel recinto protetto del governo, noi ce ne andiamo. Ma attenzione: non è una ritirata, è un avvertimento stile Vito Corleone. Orcel ha capito che in Italia le regole si scrivono quando il gioco è già iniziato, quindi ha smesso di giocare pulito. Il dossier russo – con Unicredit esposta ancora per 6 miliardi – è diventato l’alibi perfetto per trattare nell’ombra. Il golden power è la nuova mazza ferrata che si agita a convenienza, e Orcel la agita anche lui: o mi fate passare, o vi mollo in pasto a Intesa. In parallelo, continua a flirtare con Commerzbank. Ha già accumulato un 9 per cento, e tramite derivati può arrivare al 30 per cento senza chiedere permessi a nessuno. Ma il governo tedesco gli ha fatto capire che prima del 2027 può anche appendere i suoi sogni teutonici al chiodo. E lui? Va avanti lo stesso, perché anche se non può scalare, il solo restare in partita gli consente di alzare la posta. Come un intruso che non se ne va, costringe Berlino a guardarsi le spalle ogni volta che apre un cassetto. E in tutto questo, Piazza Gae Aulenti rassicura il mercato: “Nessun aumento di capitale, dividendi record, tutto sotto controllo.” È come se uno minacciasse di rapinarti, ma ti dicesse che tiene tutto in ordine nel portafoglio.

E poi c’è la bomba vera: sabato, assemblea infuocata in Piazzetta Cuccia. Mediobanca dovrà decidere se regalarsi Banca Generali – operazione criticata, osteggiata, sabotata. Il fronte del sì è tenuto in piedi da Mediolanum, Norges, e qualche fondo pensione americano in cerca di rendita facile. Ma dall’altra parte c’è una Santa Alleanza che pare uscita da un romanzo di spie: Caltagirone, Delfin (alias Milleri, alias l’ombra lunga di Del Vecchio) e – sorpresa delle sorprese – Unicredit che si tiene pronta a infilarsi dove fa più male. Il piano? Silurare l’Ops, mettere in discussione il consiglio, e spianare la strada a un maxi-riassetto che potrebbe riportare Generali sotto controllo tricolore, ma non quello di Piazzetta. E c’è di più: Mps, uscita dalle nebbie della semi-nazionalizzazione, ora fa la voce grossa. Ha fatto sapere che un’alleanza con Mediobanca (e magari con Delfin) è sul tavolo. E qualcuno parla di concerto occulto, di esposti in Procura, di carte che girano già tra via Freguglia e via Manara. Roba da far tremare anche gli avvocati più navigati. L’affluenza all’assemblea sarà da record, con quote contese fino all’ultimo decimale. Il rischio? Che basti uno 0,5 per cento ballerino per far saltare l’operazione e cambiare i vertici. E in tutto questo, Orcel se la ride. Se Mediobanca cade, lui è lì pronto a prendersi i pezzi. Se resiste, avrà comunque scoperto tutte le carte. La partita è truccata? Forse sì. Ma il banco, ormai, lo fa lui.