“La felicità non è data da grandi fortune che capitano raramente nella vita degli uomini, ma da alcuni piccoli piaceri che decidi di concederti per vivere meglio”. Inizia così, con Benjamin Franklin, il nuovo video di Roberto Parodi, che a questo giro di delizia con una doppietta niente male. Uno dei suoi reel impeccabili e un’intervista per Il Corriere della Sera – Milano. E c’è da godere. Partiamo dal video. Il tema è il lusso: “Non richiede una marea di soldi. Non c’entra la Lamborghini. E neanche Dubai”. Ecco cosa si concede il Parods, piccoli accorgimenti ed espedienti in grado di alzare leggere il livello della tua classe ed eleganza. “Primo: compro solo mozzarelle di bufala della provincia di Caserta, Salerno e limitrofi. Poi: non compro vino di bassa qualità, piuttosto non bevo. Non vado sotto i 20 euro. Un altro lusso che non costa niente: quando sono a tavola, anche da solo, io apparecchio sempre con il servizio bello. Un servizio di Wedgwood. Uso le cose che tutti noi abbiamo: il servizio della nonna che è là nel solaio, quello che ti hanno regalato quando ti sei sposato. Cioè, usiamo ‘ste cose. Si rompe un piatto? Eh, pazienza”. Si passa anche ai vestiti. “Poi le scarpe. Ah, lì sulle scarpe ci si fa male. Praticamente non ne compro. Forse un paio ogni 3 anni e non spendo mai meno di 300/350 euro. Tutti a dire ‘Be’ è facile, hai i soldi…’. Ragazzi, se uno per 3 anni non compra niente in realtà è come se avesse speso 80/90 euro all’anno comprando delle scarpe di merda”. Un’altra piccola pillola sulla differenza tra patacche volgari e vero lusso.
Ma andiamo avanti: “Altro lussino: do la mancia. È bello darla. È uno di quei lussini che fanno stare bene la persona che riceve la mancia ma fanno stare bene anche te, perché ti sei reso conto che hai fatto qualcosa per premiare il lavoro e l’impegno di un’altra persona. Non fate i braccini”. E ovviamente arriva anche il pezzo forte: “Ragazzi, il Telepass. Ogni volta che vedo un casello e vedo la coda di 2 km e io mi infilo in quella corsia libera… ma non lo sapete che esiste il fuckin’ Telepass? Ah, non è una pubblicità per la società Autostrade che mi sta pesantemente sui maroni”. Come dargli torto. Ma non finisce qui. Quanti di voi vorrebbero prendersi una pausa e si dicono che no, non c’è abbastanza tempo per fare tutto? E invece può essere un ingrediente segreto di una vita più equilibrata e di classe: “Un lussone: ogni tanto, anche infrasettimanale, mollo tutto. Prendo la moto, prendo il Naftone, e vado a farmi un giro in fuori strada. Da solo. E più sei ricco, più questi lussi qua non li hai eh”. E infine: “Megalusso della madonna: dopo una vita ad andare in ufficio (molti di voi non lo sanno, ma per tutta la vita ho lavorato nelle banche d’affari e mi svegliavo alle 6:30), mi sveglio al mattino senza sveglia. Il ché non significa che non si fa un cazzo dopo eh. Cioè, oddio” Sigla. Ma possiamo lasciarvi così senza dirvi nulla della sua bellissima intervista?
Ovviamente no. Anche perché torna a parlare non solo del suo Naftone appunto (“È una Range Rover degli anni 80, la stessa macchina che guidava la regina Elisabetta. Ho scelto il modello gasolio, “senza tante balle” come diciamo noi in alessandrino. Grande personalità, una macchina che doveva fare strada, non aperitivi”), ma anche di Milano, della discussa Area B. Premessa, come se ce ne fosse bisogno. Usare una macchina a gasolio ogni tanto non è essere insensibili alla crisi climatica. “Mi dicono: non hai coscienza ecologica. Non è vero. Io giro in moto e a piedi, non è che uso il Naftone come uno scriteriato. Credo nella necessità di piantare alberi e sto per lanciare una campagna: Gli alberi del Naftone, lo scriva, lo scriva. Eppure sono molto critico su ciò che viene visto come futuro elettrico e imposto, in particolare a Milano. Sono ingegnere meccanico: so di cosa parlo. Ingegneri e scienziati sanno che non sarà possibile arrivare al total electric nei tempi in cui dicono e vogliono i politici”. Certo, il Naftone nell’area B può entrare davvero poche volte: “È auto di rilevanza storica, riconoscimento per ottenere il quale ho fatto un triduo a più livelli di complicanza. Gode di un numero ridicolmente basso di ingressi in Area B. È paradossale che le auto storiche siano da un lato tutelate da leggi dello Stato ma dall’altro i sindaci le blocchino”. E propone lui la soluzione più praticabile: “Se mi chiudi la cerchia dei Navigli e la fai diventare pedonale sei più onesto rispetto a chiudermi l’area C o l’area B dicendo che uno entra e uno no. Poi esistono soluzioni tecniche innovative: pensiamo all’idrogeno. Non intendo le bombole ma quello che è conosciuto come kit HHO, un piccolo dispositivo che viene aggiunto ai motori a gasolio e benzina e ne ottimizza il rendimento limitando gli incombusti, e quindi il carbonio che esce dal tubo di scappamento. Io sto per installare un dispositivo così sulla mia macchina”. Date retta al Dottore.