Travolta e uccisa da un camion in bici: Francesca Quaglia è stata la quinta persona dall’inizio dell’anno a morire in questo modo a Milano. Cosa sta succedendo al capoluogo lombardo? La città è o non è adatta ai ciclisti? Mentre infuria la polemica, abbiamo chiesto un parere a Roberto Parodi, che in merito alla politica di Sala sulla micromobilità e sulla viabilità ha idee chiarissime: il limite dei 30 km/h? “Già presente in molte vie e nessuno lo rispetta”. Paragonare Amsterdam a Milano? “Assurdo”. Il blocco delle moto Euro zero? “Sono pochissime, è una cosa senza senso. Sala si meriterebbe che i proprietari di moto messe al bando girassero per Milano con naftoni in stile Mad Max solo per farlo incazzare”.
"Ovviamente adesso la reazione è subito quella di promulgare leggi draconiane e applicare nuovi regolamenti spinti dall’emozione e dimenticando che l’incidente capita proprio quando le leggi e regolamenti non vengono rispettati. Non servono ulteriori regolamenti e inasprimenti, ma solo buon senso, attenzione e intelligenza. E "Il ciclista a Milano sembra avere il complesso della vacca sacra in India: pensa di poter fare quello che vuole facendola sempre franca"
Roberto, hai sentito della ciclista investita da un camion a Milano? E non è certo la prima volta: che ne pensi?
Chiaramente è una tragedia, e ne parlo da motociclista visto che i motociclisti sono vittime esattamente come i ciclisti, e spesso per lo stesso tipo di incidenti dove il rischio di non essere difesi dall’abitacolo è quello di essere piccoli e spesso poco visibili. Mi sembra però che l’incidente rientri in una situazione molto particolare: un camion molto grosso che trasportava terra e che chiaramente non è un utente abituale del centro urbano di Milano. In questi casi è necessario il doppio della prudenza e dell’attenzione. Ovviamente adesso la reazione è subito quella di promulgare leggi draconiane e applicare nuovi regolamenti spinti dall’emozione e dimenticando che l’incidente capita proprio quando le leggi e regolamenti non vengono rispettati. Non servono ulteriori regolamenti e inasprimenti, ma solo buon senso, attenzione e intelligenza.
Milano è una città per ciclisti?
Milano palesemente non è una città per ciclisti: sono patetici gli esempi che il sindaco fa riferendosi a Oslo, Amsterdam o città che non hanno nulla a che vedere con la nostra Milano. In Italia esistono città per ciclisti e dove la bici è una tradizione come Parma, Ferrara, ma non è il caso di Milano che per motivi morfologici, di distanze, di caratteristiche dei fondi stradali e specialmente di frenesia e di traffico è una città che si vive difficilmente in bicicletta. Ne è la prova la sconsiderata costruzione di piste ciclabili che è quantomeno fuori tempo e va ad aumentare traffico e inquinamento riducendo la dimensione delle strade. Senza considerare che i lunghi inverni spesso freddi e piovosi precludono l’uso della bicicletta e le piste ciclabili restano semivuote.
Come possono convivere ciclisti e mezzi sulle strade di Milano?
Possono convivere certamente come hanno sempre convissuto da oltre cent'anni, senza bisogno di provvedimenti campati per aria come il limite a 30 all’ora, che peraltro già esiste in molte vie e che nessuno rispetta, primi fra tutti gli autobus e i taxi. Sia gli automobilisti che i ciclisti però devono migliorare il loro atteggiamento: gli automobilisti, evitando distrarsi con i telefonini mentre i ciclisti ricordandosi di rispettare il codice della strada: non mi riferisco certamente alla tragedia della ragazza, ma il ciclista a Milano sembra avere il complesso della vacca sacra in India: pensa di poter fare quello che vuole facendola sempre franca. Facciamo una scommessa? Fermiamoci per mezzora a qualsiasi incrocio di Milano e contiamo quante infrazioni commettono le biciclette e quante invece le auto e le moto… secondo te chi vince?
Monopattino e bici elettriche vengono davvero visti come un’alternativa anche dai cittadini, ma se Milano non è una città per ciclisti difficilmente potrà esserlo per questi mezzi di micro mobilità… che fare?
Tra bici elettriche e monopattini c’è una bella differenza: prima di tutto le bici (pur elettriche) come impostazione di guida, controllo, stabilità, frenatura possono essere una alternativa alla moto ma ovviamente dovrebbero essere dotate di gomme molto larghe e assettate da guerra tipo quelle dei bangla che portano le pizze e che guidano da veri manici. Per quanto riguarda i monopattini invece, siamo al delirio: mezzi ridicoli con ruotine piccolissime e pericolose, troppo veloci zero controllo, ma quel che è peggio guidati da maranza appena rimpallati dalla discoteca, o da hipster metrosexual, scatenati verso l’apericena, con la giacchetta corta, barbetta grooming e zainetto (spesso anche con gli arcobaleni). Ovviamente invadendo marciapiedi, piazze, portici e sempre riuscendo a dare il maggior fastidio possibile, e rovinando l’estetica di una città (finora) famosa per lo stile, come è Milano.
Tu a Milano continui a preferire l'auto, la bici o i mezzi pubblici?
Io Milano giro in moto, mezzo ecologico anche se euro zero, perché riduce enormemente i tempi in cui il motore è acceso, diminuisce il traffico e alleggerisce la circolazione, e non occupa parcheggi. Ovviamente quel gran genio di Sala, dal prossimo anno bloccherà le moto euro zero (il cui numero è ridicolmente basso tanto quanto è decisamente trascurabili l’apporto all’inquinamento delle moto euro zero rispetto agli enormi vantaggi per la città) dimostrando che non conosce i numeri o che fa finta di non conoscerli. Si meriterebbe che tutti i proprietari di moto euro zero che finiranno in garage, incominciassero a girare con dei naftoni in stile Mad Max solo per farlo incazzare. Il rispetto per l’ambiente può convivere anche con vecchi motori termici (peraltro enormemente più fighi dei suoi amati monopattini elettrici).