Luci a San Siro, cantava nel 1971 il professor Roberto Vecchioni. La canzone è un singolo, in realtà mai uscito come tale, che è annoverato come uno dei grandi classici della canzone italiana. Made in Milano, direttamente dalla montagnetta di San Siro. E oggi è d'attualità, vista l'impellenza e l'impasse in cui è scivolata la questione del famoso stadio sportivo di proprietà del Comune di Milano e della relativa zona del capoluogo lombardo, su cui tutti premono per costruire. Meglio dissipare un po' di nebbia e cercare di far… luce a San Siro. Il sindaco Beppe Sala pare abbia la massima urgenza di impegnare le attuali proprietà di Milan e Inter nella costruzione di nuovi impianti. E, circa lo storico impianto del Meazza, appena lo scorso 28 febbraio e a margine dell'inaugurazione dell’anno accademico dell'università privata IULM di Milano, il sindaco Sala ha ribadito la propria valutazione: "È evidente che non lo vuole più nessuno". In primis chi non lo vuole è proprio il Comune di Milano, che è il pubblico proprietario e non è in grado di farlo fruttare economicamente: "Ormai San Siro a livello di libri vale talmente poco che il Comune potrebbe cederlo a uno delle due squadre a un prezzo veramente quasi stracciato". E ha sottolineato, come è testualmente riportato dall'agenzia Ansa, che avrebbe “visto anche quanto in Italia è difficile fare uno stadio, per le regole, per la volontà dei tanti. Il punto vero è che nel calcio di oggi servono stadi moderni, quindi di questo io ne devo prendere atto. La mia speranza iniziale è sempre stata quella di un ripristino di San Siro ma le squadre ci hanno fatto ampiamente capire che non è una situazione fattibile".
Quindi, nelle parole del sindaco Beppe Sala si legge che il Meazza è antiquato e che le tre figure coinvolte, il Comune proprietario e le proprietà straniere delle due squadre sportive, sono interessate solo a costruire dei nuovi impianti. Intenzioni più volte sbandierate sulle pagine dei giornali e per cui sono già state avviate alcune proteste dei cittadini di Milano, di cui l'ultima la scorsa domenica 19 marzo. "Giù le mani da La Maura, no cemento al parco Sud": è questo lo striscione esplicito composto da oltre tremila persone in catena umana attorno all'Ippodromo La Maura di Milano, come simbolica protezione contro gli interessi economici che ci sono dietro alla costruzione del nuovo stadio nell'area, edificazione che pare sia nelle intenzioni dell'attuale proprietà del Milan e col favore di sindaco e Comune. Ma circa il Meazza qualcosa davvero non torna: se non lo vuole più nessuno e se i proprietari del Milan preferiscono nuovi terreni dove costruire nuovi impianti, tutto nuovo ex novo proprio come in Cina, ma perché allora si fanno pagare per un proprio giocatore da usare come testimonial nella pubblicità di un grande marchio mondiale e in cui si decantano proprio le qualità dell'iconico stadio Meazza di San Siro della città di Milano? Economia spicciola, ma inspiegabile.
Qualcosa non torna: in Italia chiunque, a partire proprio dal Sindaco Beppe Sala, si spende per affermare che lo stadio meneghino intitolato a Meazza non vale un euro e venti centesimi di biglietto ATM, che è antiquato e che assolutamente non fattura. Però nel resto del mondo altri lo scelgono proprio per farci delle ricche e costose pubblicità, che vengono viste da milioni e milioni di individui nel pianeta. Nello spot in questione si possono infatti vedere marchi e loghi, nonché copyright pagati alla UEFA da parte di vari marchi e loghi in sovrimpressione per poter mostrare al mondo il Meazza. L'unico marchio che manca è quello del Comune di Milano. Che qualcuno paghi l'Area-C e vada a informare Beppe Sala! Che accenda Twitter o Youtube sul telefono del sindaco. Che cose da boomer. Infatti, appena 15 giorni prima dell'uscita del sindaco "no tengo dinero" sul palco di una costosa università privata, il 13 febbraio la società privata FedEx, noto marchio statunitense di spedizioni, nonché sponsor della Champions League in Europa, ha pubblicato la seconda stagione di #NextInLine. Si tratta di una serie di episodi commerciali, banalmente delle pubblicità a puntate, con alcuni dei giovani protagonisti e talenti della UEFA Champions League del 2023. Mica bruscolini, soldi veri. I protagonisti sono infatti calciatori e star mondiali, nonché noti ambasciatori del calcio Europeo in tutto il pianeta Terra. Il primo episodio di lancio di questa serie dell'azienda privata è la storia del difensore centrale del Milan e dell'Inghilterra: Fikayo Tomori. Il giovane suddito del Re Carlo racconta la propria esperienza, partendo dagli albori a Londra da ragazzino, fino ad arrivare a indossare la maglia a righe del Milan e a giocare, testualmente, in "the iconic San Siro".
Solo su Twitter sono stati oltre 2 milioni le visualizzazioni dell'episodio della serie pubblicitaria e, pertanto, dello stadio meneghino. E il giovane giocatore inglese spende ben 22 secondi nel proprio video, a decantare la maestosità di giocare nello storico Meazza di Milano, con riprese a favore di drone. MOW sottolinea il banale: non si tratta di parole a caso di fronte a una videocamera, ma della sceneggiatura di uno spot commerciale appositamente progettato al fine di fatturare altri soldi. Testualmente, il giovane calciatore britannico, racconta che: “San Siro è come un monumento. Puoi vederlo per tutto il tragitto mentre stai guidando. Sembra quasi che sia orientato verso di te. E poi, il giorno della partita, i tifosi sono lì da circa due ore prima. Botti sull'autobus. Vedi quanto siano eccitati e carichi per la partita. Percepisci l'energia che emanano. Giochi le partite del campionato e le coppe nazionali. Poi, quando arriva la Champions League è diverso. Le luci sono un po' più luminose. E ora, a San Siro, ascolti l'ultimo minuto quando dicono: ‘The Champions’. E poi tutto lo stadio la canta. Fa venire la pelle d'oca. Anche ora, ogni volta che succede è come se dicessi: ‘Wow è pazzesco’. Ricordo quando ho segnato contro il Liverpool e mi guardo indietro e penso: ‘Ho segnato a San Siro per il Milan in Champions League’. Questo tipo di cose sono come pensare: "Wow! Ma questo è quello che guardavo fare ad altri e adesso lo faccio anche io’... è assurdo a pensarci."
E a pensare male si commette peccato, però spesso si fa bingo. Infatti, pare molto strano che, solo in Italia, solo a Milano e solo per il Comune che ne è il proprietario, lo stadio di Meazza non vale nulla di nulla e si può abbattere per costruire nuovi impianti sportivi a partire da zero come fanno in Cina. Demolire un'icona storica conviene piuttosto che valorizzarla? Meglio cederla a prezzo stracciato al posto di guadagnare? Il precedente tecnologico del valore dell'immagine mondiale di San Siro affonda nella storia di 35 anni fa, ma non dalle “notti magiche” del Mondiale televisivo con Schillaci e Ciao del 1990, bensì da un aneddoto videoludico di pochi anni dopo. Era il 1997 ed era l'anno di uscita del videogioco FIFA: Road to World Cup 98 che è ancora oggi annoverato tra i più famosi e amati titoli della saga ufficiale FIFA, poiché all'epoca era l'unico ad avere tutte, ma proprio tutte, le squadre nazionali. Come città di rappresentanza per l'Italia, fu scelta dai programmatori canadesi di EA Sports proprio la bellissima Milano e il suo iconico stadio: San Siro, che furono protagonisti di una celebre e "futuristica" animazione in stile fine anni '90 all'interno del videogame, che Mow ripropone ai lettori di oggi molto volentieri. Era il 1997 e già ci fatturavano sopra. Oggi, se dopo l'ennesima pubblicità globale che nel 2023 utilizza San Siro per incrementare il proprio fatturato, si vuole ancora raccontare ai milanesi che l'iconico stadio Meazza "non lo vuole più nessuno", allora sarebbe d'obbligo citare anche una delle ultime strofe della famosa canzone di Roberto Vecchioni: "Milano scusa stavo”.