La “profezia” dell’ex premier socialista Bettino Craxi si sta avverando. “Sono iniziate correnti emigratorie ed immigratorie che, in assenza di un accelerato processo di sviluppo che abbracci tutta la riva sud del Mediterraneo, sono destinate a gonfiarsi in modo impressionante. E saranno - disse Craxi al Forum “L’Europa e il Maghreb” il 14 febbraio 1992 - delle tendenze inarrestabili e incontrollabili. Paesi con popolazioni giovanissime che, naturalmente vanno verso le luci della città, se noi non accenderemo le luci in quei Paesi. È questa - aggiunse - la questione sociale del nostro secolo”. Il governo Meloni, è in carica da circa 11 mesi ma la partita dell’immigrazione non solo non è stata minimamente risolta, ma la situazione sul fronte degli sbarchi si è talmente aggravata dall’essere ormai fuori controllo.
L’impotenza (geo)politica dell’Italia e il trauma mai superato della destabilizzazione libica
Mentre si attende che il governo metta in campo il tanto strombazzato "Piano Mattei”, ad oggi occorre prendere atto di un’Italia che subisce la sua posizione privilegiata nel Mediterraneo, più che governarla. Non abbiamo ancora superato il trauma della destabilizzazione libica del 2011 con la tragica decisione di Francia-Stati Uniti-Regno Unito di rimuovere Gheddafi senza avere un “Piano B” e trasformando ciò che un tempo era la Libia in un regno del caos e di scontro tra fazioni avverse, quando sarebbe fondamentale ripristinare la stabilità della Libia per preservare la sicurezza regionale. E frenare così l’immigrazione irregolare verso il nostro Paese. Purtroppo non siamo in grado di farlo. Tanto che, nelle scorse settimane, Roma ha dovuto persino subire l’umiliazione del mancato gradimento da parte del governo di Tripoli (da noi peraltro sostenuto) all’ambasciatore Nicola Orlando, designato nei mesi scorsi da Borrell a capo della delegazione Ue a Tripoli. Se non fosse stata per la mediazione dell’Aise (l’Agenzia informazioni e sicurezza esterna (Aise), il governo libico di Abdul Hamid Dbeibah avrebbe tirato dritto per la sua strada.
Le cause di un’ondata senza precedenti
Non solo i cambiamenti climatici, l’instabilità politica e sociale, la mancanza di lavoro e i recenti colpi di stato in Niger, Gabon, e prima in Mali e Burkina Faso, con Francia e Russia che si contendono l’influenza nella regione. Dietro quest’ondata migratoria che rischia di essere senza precedenti, c’è anche altro. Tra le cause c’è, in primis, come spiega l’analista geopolitico Mauro Indelicato - “la grande attività delle organizzazioni criminali. Spesso si fa riferimento a congiungere economiche o politiche riguardanti l'Africa sub sahariana, ma la prima causa riguarda lo strapotere dei trafficanti mai fermati e mai seriamente perseguiti né dai governi locali e né dall’Europa”.
Eppure, sottolinea l’esperto e collaboratore del Giornale.it, “gli strumenti per fermare le organizzazioni ci sono. Dalla sponda nord del Mediterraneo si può agire con attività di intelligence, Tunisia e Libia possono mettere in piedi una seria opera di repressione verso i gruppi criminali. Ma al momento non ci si è mossi con la doverosa determinazione”.
Perché rivolgersi all’Algeria non è la soluzione
Visti i flop in Libia, ci affidiamo dunque all’Algeria, con il ministro degli esteri Antonio Tajani che annuncia “possibili iniziative congiunte per bloccare i flussi dei migranti irregolari” con il ministro degli esteri algerino. Iniziativa comprensibile, ma tutt’altro che risolutiva. Il flusso migratorio che riguarda l’Algeria, osserva Indelicato, “è sempre stato marginale in termini numerici rispetto alle rotte libiche e tunisine. Quest'anno specialmente, sono davvero pochi i barconi che salpano dalle coste algerine per raggiungere la vicina Sardegna, solo nel 2017 la rotta ha realmente rappresentato un problema. L'intendo dell'accordo di cui ha parlato Tajani ha forse obiettivi più politici che pratici”. L'obiettivo cioè potrebbe essere quello di allargare la discussione sull'immigrazione coralmente a tutti i Paesi nordafricani”.
C’è una regia contro il governo Meloni?
Il vicepremier Matteo Salvini a questo punto ne è convinto: dietro quest’impressionante ondata di sbarchi c’è una regia precisa che vuole mettere in difficoltà il governo. Quando ti arrivano 120 mezzi navali che sbarcano migranti "non è un episodio spontaneo, ma è un atto di guerra” ha dichiarato il vicepremier e ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, intervistato dalla stampa estera a Roma. "Per la società italiana questo è il collasso, non è solo un problema di Lampedusa", ha sottolineato Salvini, che ha aggiunto: "Sono convito che ci sia una regia dietro questo esodo. Ne parleremo serenamente in seno al governo italiano, ma non possiamo assistere ad altre scene simili". "Questo è un traffico di esseri umani organizzato dalla criminalità", ha osservato.
E mentre l’opposizione parla di “fallimento” e invita Salvini a fare chiarezza sule sue parole, secondo Antonio Tajani la soluzione è convincere l’Ue ad aiutare l’Italia. È ciò che hanno fatto tutti i premier dal 2015 in poi, senza risultati. Ma cosa c’è di vero nelle parole del leader leghista? “Personalmente - osserva Indelicato – non credo molto ai complotti. Certo, a Parigi e Berlino non piangono se vedono Roma in difficoltà, ma non credo a strutturate "azioni belliche" contro l'esecutivo italiano. Il governo, come detto, può premere per avviare una seria lotta contro i trafficanti. Altro non può fare, se non pregare che peggiorino le condizioni meteorologiche sul canale di Sicilia”. Altro che “blocco navale” e Mare Nostrum, dunque: ci rimangono solo le previsioni meteo.