Lo scandalo dossieraggi è realtà e nelle scorse giornate è emersa con crescente attenzione la natura problematica di un intreccio tra giornalismo e sottobosco dei poteri investigativi e giudiziari che ha imbarazzato il mondo dei cronisti e creato dilemmi sulla genesi di molti scoop giornalistici. Per la precisione, infatti, recentemente l’attenzione dei media si è concentrata su un’indagine condotta dalla Procura di Perugia che ha coinvolto 16 individui. Questi individui sono accusati di aver ottenuto accesso non autorizzato a informazioni riservate relative a politici e figure pubbliche di rilievo. I maggiori sospettati sono Pasquale Striano, un tenente della Guardia di Finanza, e Antonio Laudati, un magistrato oggi sostituto procuratore antimafia. Entrambi hanno prestato servizio per molti anni presso la Direzione Nazionale Antimafia, l’organizzazione che supervisiona e coordina le attività dei procuratori e della polizia giudiziaria che si occupano di criminalità organizzata a livello nazionale. Striano e Laudati sono accusati di aver utilizzato le banche dati della Direzione Nazionale Antimafia per ottenere informazioni riservate su centinaia di individui, in particolare politici. Tra gli indagati anche i potenziali beneficiari di questo processo, ovvero il team investigativo del quotidiano Domani, formato da Giovanni Tizian, Nello Trocchia e Stefano Vergine. La testata ha denunciato che sarebbe vietato loro "disturbare il potere", aggiungendo: "Per l’accusa il finanziere avrebbe inviato ai tre giornalisti documenti estratti dalla banca dati Sidda-Sidna, il sistema informatico utilizzato dalla direzione nazionale e dalle direzioni distrettuali antimafia”. L’indagine sui giornalisti italiani non nasce dal nulla ma si inserisce sul filone di un'inchiesta già nota al pubblico da agosto 2023. Già sette mesi fa, infatti, molti giornali hanno riferito dell’indagine su Striano e di possibili accessi illeciti alle banche dati Direzione Nazionale Antimafia. Di recente, sono emersi nuovi dettagli, tra cui un elenco di politici e figure pubbliche che sarebbero state “spiati” e il coinvolgimento dei citati tre giornalisti del a cui Striano avrebbe fornito le informazioni. Tra i quasi 800 individui “spiati” e monitorati, la maggior parte sono esponenti del centro-destra, tra cui i ministri Crosetto, Valditara e Fazzolari, l’ex Presidente del Senato Casellati e il social media manager di Matteo Salvini, Luca Morisi. Sono tutti figure di spicco dell’ala destra del Parlamento. Tuttavia, anche i membri di Italia Viva con il leader Renzi in testa, l'ex premier Giuseppe Conte e altri esponenti del mondo economico e manageriale sono stati presi di mira. Attenzionate, secondo quanto riportano le carte, anche figure meno note al grande pubblico come Alessandro Chiocchetti, ex portavoce del Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola, e l’ex presidente dell’Aifa, Giorgio Palù. Come sottolineato da Giovanni Bianconi sul Corriere, nessuna di queste attenzioni appare casuale, guardando il timing. Quando il centrodestra doveva scegliere il candidato Sindaco per la Capitale, ricorda Tag24, sono state fatte interrogazioni su Fabio Rampelli, inizialmente considerato il favorito, e poi sul candidato scelto, Enrico Michetti. Anche l’accesso sospetto a informazioni su Letizia Moratti quando è stata nominata a capo del Welfare dal Governatore Fontana o altri eventi significativi, come quando Domenico Arcuri è stato destituito da Commissario per l’emergenza, sono stati oggetto di attenzione.
Ciò che ha reso tutto palesemente sospetto è stata l’esclusiva incredibile de Il Domani sul ministro Crosetto e il suo ‘conflitto d’interessi’. E infatti l'attuale inchiesta fu inizialmente aperta dalla Procura di Roma a seguito di un esposto presentato dallo Guido Crosetto. Il titolare della Difesa, ricorda Il Post, "si era rivolto alla procura dopo la pubblicazione di un articolo del quotidiano Domani che aveva rivelato i compensi ricevuti per alcune sue consulenze fatte ad aziende partecipate pubbliche legate all’industria delle armi, come Leonardo. Domani aveva ipotizzato un conflitto di interessi perché alcune delle consulenze erano proseguite anche dopo la nomina di Crosetto a ministro. Crosetto non querelò Domani per diffamazione perché le informazioni erano vere, ma presentò un esposto per chiedere alla procura di indagare sull’accesso a questi dati riservati". Da cui è nata, a cascata l'intera architettura dell'inchiesta. Nel corso delle indagini, la Procura di Roma è risalita alla fonte dei giornalisti del quotidiano Domani - Striano - e agli strumenti utilizzati per accedere alle informazioni. L’accesso sarebbe avvenuto senza i necessari presupposti investigativi o motivazioni tali da giustificare la ricerca di tali informazioni. Striano lavorava presso l’ufficio che si occupa delle cosiddette SOS, le segnalazioni di operazione sospetta. Queste sono le segnalazioni che le banche sono tenute a fare alla Banca d’Italia quando notano movimenti sospetti sui conti correnti, come grossi versamenti in contanti, bonifici provenienti dall’estero e in generale operazioni che non rientrano nelle abitudini di un certo correntista. Lo scopo è evitare operazioni di riciclaggio o scoprire eventuali fondi provenienti da attività criminali. Ma questo apre a moltissime possibilità d'accesso a banche dati. Tramite questi sistemi Striano avrebbe presumibilmente ottenuto accesso a dati riservati di figure pubbliche. Nell'elenco, en passant, anche sportivi come l’allenatore della Juventus Massimiliano Allegri, il calciatore Cristiano Ronaldo, l’imprenditore Andrea Agnelli, ex presidente della Juventus, e personaggi dello spettacolo come il cantante Fedez. Queste ricerche sarebbero state effettuate in seguito a eventi o controversie che coinvolgevano le persone interessate, utilizzando il sistema informatico della Direzione Nazionale Antimafia come un potente motore di ricerca. I procuratori Raffaele Cantone di Perugia e Giovanni Melillo, procuratore nazionale antimafia, hanno di loro spontanea volontà richiesto di poter deporre in audizione riguardo a questa indagine. Saranno dunque ascoltati. dal Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), dalla Commissione Nazionale Antimafia e dal Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica (Copasir). L'ex presidente del Copasir, senatore di Fdi e ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso, uno dei soggetti le cui informazioni sono state ottenute attraverso accessi non autorizzati ai database utilizzati dalla Procura Nazionale Antimafia, ha dichiarato che deciderà se presentarsi dopo le loro audizioni. Fonti vicine al Ministro Urso hanno descritto la situazione come “inquietante”. Ad oggi una cosa sola si può dire: c'è molta nebbia attorno alle indagini perugine. Il contorno che emerge è quello di un potenziale abuso delle intercettazioni di dati sensibili ad uso e consumo di articoli giornalistici, un fatto che si pone sul crinale sottile tra il diritto di cronaca e l'abuso informativo. Innanzitutto, è bene ribadire l'assoluta necessità di essere garantisti sul tema finché non emergeranno ulteriori dettagli. Ma porre sul tavolo diversi interrogativi. Innanzitutto, qual è il confine tra l'uso delle "gole profonde" per la raccolta informativa e l'uso di amicizie riservate in ambienti con accessi privilegiati a fini d'inchiesta? Quanto la consapevolezza del giornalista sul potenziale illecito nel metodo di procacciamento delle informazioni lo deve condizionare nel promuovere le sue inchieste? E, soprattutto: quando si passa il crinale tra inchiesta e dossieraggio? La rivelazione di documenti scottanti è tornata di recente in prima pagina con la riapertura del caso di Julian Assange, che però ha sfidato un sistema militare, politico e istituzionale forte su temi scottanti per l'opinione pubblica. Non per questioni di dialettica politica di medio o basso livello. Qui gli scoop sembrano, stando alle informazioni a disposizione, orientati nella direzione di una precisa parte politica, il centrodestra, indicato come bersaglio. Assieme a figure di notorietà generale su cui si è a lungo discusso e chiacchierato, vedi CR7 e Fedez. Quali sono i limiti del diritto di cronaca? Difficile accettare che possano essere i giudici a dare la risposta. Ma sul fronte della deontologia giornalistica, questa domanda deve animare la mente di ogni operatore del settore media. Pena una grave perdita della sua credibilità..