Nonostante i tentativi di mediazione e gli appelli del Governo, lo sciopero dei benzinai è stato confermato e quindi i distributori chiudono dalle 19 del 24 gennaio alle 19 del 26 gennaio (dalle 22 alle 22 degli stessi giorni sulla viabilità autostradale). Una serrata di 48 ore (la durata prevista inizialmente era di 60, ma è stata ridotta per la richiesta del garante) che preoccupa automobilisti e motociclisti che si sono recati e si stanno recando in extremis alle pompe per il timore di rimanere a secco, considerando che la mobilitazione coinvolge anche i self service. La paura di restare “a piedi” però va ricondotta alle giuste proporzioni.
Saranno garantiti in tutta Italia servizi minimi essenziali con un certo numero di impianti attivi sia in città che in autostrada. E sulla rete autostradale (dove d’altra parte di solito non è certo conveniente rifornirsi…) come misura di salvaguardia è previsto il funzionamento di stazioni di servizio "in misura non inferiore ad una ogni cento chilometri". Significa 175 su un totale di 477, tra cui 19 sulla A1 Milano-Napoli, 15 sulla A4 Torino-Trieste, 19 sulla A14 Adriatica tra Bologna e Taranto e 10 sulla Salerno-Reggio Calabria.
Tra i “palliativi” da considerare per chi ha necessità di un rabbocco di benzina o gasolio c’è anche il fatto che nelle aree urbane ed extraurbane sarà assicurato il servizio di un numero di impianti pari alla metà di quelli previsti nei giorni festivi. Ci sono poi gli impianti gestiti direttamente dalle compagnie (che dovrebbero restare aperti) e i distributori autonomi legati a sigle che non aderiscono allo sciopero (Angac e Asnali). Le tre sigle che protestano (Faib, Fegica e Figisc-Anisa) rappresentano “solo” il 70% dei 21 mila impianti italiani.