“Vedete che non è una situazione scontata”, avverte la giornalista Alessandra Viero a Quarto Grado su Rete 4. Il riferimento è alla recente decisione della Corte di Cassazione, che ha di fatto smontato – almeno in parte – l’impianto accusatorio costruito contro Louis Dassilva, il 35enne vicino di casa della vittima, amante della nuora di Pierina Paganelli, e indagato per il brutale omicidio avvenuto il 3 ottobre 2023 a Rimini. La Cassazione ha chiesto un nuovo esame sulla richiesta di scarcerazione, sottolineando punti deboli nella ricostruzione finora avanzata dalla Procura. Primo tra tutti: il movente. Secondo la Corte, quello attribuito a Dassilva sarebbe “slabbrato”, non così solido né credibile come ipotizzato finora. Ma non è tutto. La Cassazione solleva anche dubbi sull’interpretazione di presunti depistaggi messi in atto da Dassilva prima del delitto. “Ricordate quel Louis che zoppicava vistosamente nei giorni precedenti?”, ricorda Viero. “Secondo l’accusa era un modo per costruirsi un alibi o confondere le acque. Ma se davvero si è trattato di un delitto d’impeto, come pensa la Procura, perché fingere una zoppia prima ancora di sapere che si sarebbe arrivati a uccidere Pierina?”

Una riflessione che trova il pieno accordo del criminologo Massimo Picozzi: “È assolutamente una valutazione corretta della Cassazione. Se l’omicidio fosse stato davvero d’impeto, preordinarsi un alibi con la zoppia sarebbe incongruo. Mi sembra un elemento poco credibile”. Anche su un altro elemento centrale – il possibile staging della scena del crimine – Picozzi esprime scetticismo. “L’unico depistaggio che possiamo davvero ipotizzare è quel taglio sulla gonna della povera Pierina, un tentativo forse di simulare un’aggressione a sfondo sessuale. Ma anche qui, mi convince poco che sia stato Dassilva a compierlo. Non rientra nel profilo del personaggio”.

Quando gli viene chiesto se crede nell’innocenza dell’indagato, il criminologo risponde con cautela: “Credo che non sia stata provata la colpevolezza. È diverso, ma è un punto fondamentale”. Sul fronte investigativo, intanto, emergono nuovi elementi che potrebbero cambiare ancora una volta il quadro: un audio ambientale registrato da una telecamera di sorveglianza nella sera dell’omicidio, in cui si sentono tre voci: una maschile che dice “stai più indietro”, una seconda che pronuncia “calma” e una terza – femminile – che grida “buona!” proprio nel momento in cui si ritiene sia avvenuto l’assassinio. La Procura ritiene che le voci possano appartenere a Dassilva e alla sua amante Manuela Bianchi, ma la difesa contesta l’attribuzione per la scarsa qualità del file. Infine, Viero solleva un’ultima questione: “Prima Barzan parlava del tormento interiore di Manuela, questo conflitto tra cuore e ragione. Tu ci credi?”, chiede a Picozzi: “Credo che avrebbe dovuto avvenire con tempi più ristretti - risponde lui - Una prima reazione seguita da un pentimento la vediamo, in casi simili, dopo due o tre mesi. Non dopo un anno. Sembrerebbe più una strategia. Del resto, lei stessa ha dichiarato che a spingerla a confessare è stata la paura di subire conseguenze fisiche”. Nel frattempo, è attesa per il 28 aprile la nuova udienza dell’incidente probatorio, con un perito chiamato a rispondere su un punto cruciale: il colore della pelle del soggetto ripreso in video vicino al garage la notte del delitto. Una risposta che potrebbe cambiare le sorti dell’inchiesta. Se Dassilva non verrà scarcerato prima, la carcerazione preventiva scadrà a metà luglio. Ma la sensazione è che, tra verità parziali e troppe domande senza risposta, il caso sia ancora ben lontano dalla parola fine.
