Il governo Meloni con il decreto di martedì 10 gennaio 2023 è corso ai ripari sul caro-carburanti, dopo il ripristino della accise, con un pacchetto di misure sulla trasparenza anti-speculatori. Sul possibile tetto agli aumenti, invece, al momento sul tavolo c’è solo l’ipotesi di riconoscere ai distributori delle autostrade una percentuale maggiore rispetto al prezzo medio, fissato giornalmente, con una quota fissa.
L’abolizione dello sconto sulle accise, stando alle cifre fornite dal governo, ha fatto alzare il prezzo della benzina a 1,812 euro al litro per la benzina e a 1,868 euro per il diesel, con un incremento di 16,7 e 16 centesimi a fronte dei 18,3 centesimi di rialzo delle accise di inizio 2023. Un aumento della tassazione pubblica che nella realtà ha fatto toccare soglia 2,5 euro al litro in diverse tratte autostradali, con differenziali che, secondo Autostrade per l’Italia, sono arrivati anche a 33-34 cent al litro.
Dal canto loro, i gestori si considerano “parte lesa” dai provvedimenti del governo. Ha dichiarato Giuseppe Sperduto, presidente di Faib, la Federazione dei gestori carburanti di Confesercenti: “Di fronte a polemiche pretestuose e strumentali, alimentate da più parti, la Federazione dei benzinai di Confesercenti ha deciso di rivolgere ai rappresentanti istituzionali, dal Ministro dell’Economia a quello delle infrastrutture, dal Ministro della Transizione Ecologica a quello delle Imprese e del Made in Italy, la richiesta di essere auditi e l’invito a convocare al più presto un tavolo di crisi con tutti i soggetti coinvolti”.