Dopo aver decretato il ripristino delle accise tagliate nel 2022 dal governo Draghi, il governo di centrodestra guidato da Giorgia Meloni emana in fretta e furia un altro decreto contro il caro-carburanti suddiviso in due parti: da un lato, il rinnovo per i primi tre mesi del 2023 dei buoni benzina per un massimo di 200 euro per lavoratore dipendente, dall’altro una stretta dei controlli sui prezzi al distributore contro la “speculazione”, con un monitoraggio quotidiano anziché settimanale e con l’obbligo per i benzinai di esporre alla clientela il prezzo medio nazionale accanto al prezzo del singolo esercente. In caso di abuso, scatteranno sanzioni amministrative a cui, in eventualità di recidiva, subentrerà la sospensione dell’attività da 7 a 90 giorni. A vigilare saranno Antitrust e Guardia di Finanza.
Dal punto di vista politico, il provvedimento è stato preceduto da un duro scontro interno alla maggioranza, con una Meloni arrabbiata con chi si sarebbe reso colpevole di una linea divergente rispetto a quella comune. Il riferimento, rimasto implicito, è al capo di Forza Italia, Silvio Berlusconi, che da giorni si lamenterebbe per la politica sulla benzina (e sulle bollette) che farebbe “incazz… la gente”. I forzisti, ma anche i leghisti, avrebbero mostrato più di una preoccupazione per la situazione di tensione nel Paese, mentre il Presidente del Consiglio, e con lei il ministro (leghista) dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, sono rimasti fermi sul no al ritorno allo sconto sulle accise, che sono costate 1 miliardo di euro al mese. Ma nelle retrovie del Palazzo c’è anche chi scommette che la posizione potrebbe ammorbidirsi, con un dietrofront e un nuovo taglio del costo dei carburanti.