I politici (e di conseguenza i giornali e i telegiornali, o viceversa) si accapigliano su qualcosa che in realtà non esiste: il gasolio arrivato a 2,5 euro al litro. L’opposizione, la stessa che per decenni non ha toccato le accise, accusa il Governo di averle alzate (quando semplicemente è venuto meno lo sconto introdotto in precedenza), mentre dal Governo c’è chi agita lo spettro della speculazione che sarebbe attuata da compagnie petrolifere e gestori degli impianti e mobilita la guardia di finanza (con il Codacons che si produce negli immancabili esposti alla Procura). Entrambe le cose non sono fondate e la spiegazione dell’aumento dei prezzi (peraltro non pesante come pubblicizzato) è molto semplice e sta quasi solo ed esclusivamente, appunto, nel venir meno da inizio anno delle agevolazioni sulle imposte sui carburanti (le famigerate accise), che dal primo gennaio sono aumentate (o meglio, sono tornate al livello originario) di 30,5 centesimi di euro per litro considerando anche l’Iva, una decisione del governo Meloni. Ma ciononostante, stando alle rilevazioni di Staffetta Quotidiana la media nazionale dei prezzi della benzina resta sotto i 2 euro, mentre il gasolio ha superato tale soglia solo in modalità servito. E nei mesi scorsi erano stati superati questi livelli nonostante il costoso (per le casse dello Stato) sconto.
Per Claudio Spinaci, presidente di Unem (l’associazione che rappresenta le imprese della raffinazione, della logistica e della distribuzione di prodotti petroliferi), quella di speculazione “è un’accusa infondata, forse frutto di una percezione errata. Gli allarmi sono a mio avviso ingiustificati. Tra l’ultima settimana di dicembre e i primi giorni di gennaio – spiega Spinaci stando a quanto riferisce il Foglio – il prezzo industriale dei carburanti, stante la sostanziale stabilità dei mercati internazionali, non è variato e la differenza che vediamo oggi è dovuta all’aumento delle accise. Chi parla di rincari indicando i prezzi di un singolo distributore sbaglia metodo: è la media che conta. I distributori sono oltre 2.700, la competizione è altissima. Non c’è bisogno di boicottare gli impianti – conclude il presidente di Unem – basta scegliere e gli automobilisti scelgono sempre il prezzo e la modalità più conveniente”.
È chiaro che il prezzo in Italia è alto, troppo alto, ma il problema sta tutto nella tassazione molto superiore agli altri Paesi, oltre che, come ha sottolineato Nicola Porro nella sua Zuppa (dove ha attaccato dicendo che “sui prezzi del diesel ci stanno prendendo per il culo”), nella scelta di boicottare il petrolio russo.