Paolo Becchi non ha mai voluto scendere direttamente in politica, preferendo il ruolo di “ideologo”. Dapprima con il Movimento 5 Stelle prima maniera, targato Casaleggio Sr. Poi con la Lega, quella sovranista, e non più nordista, di Matteo Salvini. Adesso il filosofo genovese, deluso dal fallimento del governo gialloverde del 2018, constata con desolazione lo stato di confusione e incertezza dell’“ondivago” leader della Lega, elettoralmente crollata alle ultime elezioni. E dall’altro lato, registra invece le grandi potenzialità del M5S di Giuseppe Conte, seppur con un’identità molto differente da quella originaria, che non era né di destra né di sinistra.
Professor Becchi, dopo il disastro di Ischia si attacca Giuseppe Conte per il condono edilizio firmato all’epoca del governo grillo-leghista, infilato nel cosiddetto “decreto Genova”. Lui nega che lo fosse. Già allora scricchiolava l’immagine di un M5S “fedele alla linea”.
Ieri il governo ha decretato lo stato d’emergenza per Ischia, e ne avevamo già uno per la guerra in Ucraina. Ormai i governi non governano, si limitano ad amministrare emergenze. Da una passano all’altra, a volte in contemporanea, come adesso. Non è che le emergenze non esistano, intendiamoci. Quel che voglio dire è che i governi non le risolvono, lasciano che esplodano e non affrontano i problemi che stanno alla base. Così abbiamo avuto l’ultimo condono su Ischia. Fra un anno o due, ovviamente sperando di no, succederà la stessa cosa. Il tema della messa in sicurezza del territorio, del dissesto idrogeologico e del divieto di costruzioni non sarà gestito, perché si arriverà solo a gestire la prossima emergenza. Si procede così.
Quindi secondo lei nemmeno il governo Meloni sarà all’altezza del problemi di fondo?
Ripeto, non c’è governo che governi, ormai. Fra qualche anno, diremo che la colpa sarà stata della Meloni. Nel caso di specie, è inutile che Conte dica che non è stato un condono, perché il condono c’è stato, risulta agli atti. Avrebbe potuto dire, piuttosto, che lui era il Presidente del Consiglio e che tutti sappiamo che per un certo periodo di tempo non poteva essere che il notaio di decisioni che erano state prese precedentemente da altri. Anzi, avrebbe potuto fare tranquillamente lo scaricabarile, perché la responsabilità di quella decisione è chiaramente di Luigi Di Maio, che aveva interesse in quelle zone.
Nel governo gialloverde c’era anche Salvini, però.
Chi aveva il polso della situazione e aveva insediato allora il capo del governo era il M5S, la Lega era in minoranza. La cosa intelligente che dovrebbe fare la Meloni ora è almeno porre un freno al disastro idrogeologico che, diciamolo francamente, non è solo a Ischia, ma in tutto il Paese. Invece, la polemica odierna è stata su Salvini che ha detto che c’erano 8 morti, quando all’inizio ne risultavano uno o due.
Salvini che è stato smentito dal ministro dell’Interno, Piantedosi. Uno scivolone mediatico dovuto a incontinenza verbale?
Pare purtroppo che i morti saranno di più. Sarà stato uno scivolone, ma soffermarsi su questo è veramente di basso livello. In ogni caso, Salvini ha approvato anche il reddito di cittadinanza, se vogliamo ricordare tutto. Ma l’errore fondamentale di quel governo, che per me è stato il più innovativo della storia della Repubblica, è che non c’è stata una vera integrazione fra le due forze. C’è stato solo uno scambio: tu mi dai i Decreti Sicurezza, e io in cambio ottengo il reddito di cittadinanza. Questo ha portato al fallimento dell’esperienza gialloverde.
E ora abbiamo una Lega che è tornato, nei fatti, una Lega del Nord, e un M5S che è, quanto a bacino di consensi, una Lega del Sud. Che ne pensa?
Sì, è anche la mia analisi. Abbiamo sostanzialmente due Leghe. Una che aveva un progetto nazionale sovranista, ahimè fallito, perché a mio avviso la Lega manca di riflessione interna. Ma oggi cosa fa, torna semplicemente nelle riserve indiane del Nord? Il Movimento 5 Stelle ha capito invece che il campo da coltivare è il Sud e su questa direzione continuerà ad operare. È una Lega del Sud, e non dimentichiamoci che il Sud e le isole sono componenti fondamentali del Paese. Forse dovrebbe addirittura cambiare nome, perché il M5S attuale non ha più niente a che fare con quello delle origini. Con l’uscita di Alessandro Di Battista da una parte e con la fuoruscita di Di Maio dall’altra, oggi il Movimento, che si basava fondamentalmente su queste due figure oltre che su Casaleggio padre come ideologo, è qualcosa di diverso. Conte stesso non è grillino. A questo punto il cambiamento dovrebbe essere quello di diventare il nuovo partito della sinistra, facendo esattamente a rovescio il tentativo che aveva Salvini dal Nord, cioè trasformarsi in un partito non solo del Sud, ma nazionale, e con un programma di sinistra.
Pare sia così, in effetti. Ma a sinistra, almeno come collocazione, non c’è il Pd?
Mi pare evidente che il Pd ha esaurito la sua funzione. Chi diventerà il nuovo segretario, è abbastanza irrilevante. Il M5S potrebbe sicuramente sostituirlo, partendo dal notevole bacino di voti meridionali.
E con un governo Meloni che abolisce il reddito di cittadinanza, non farà che dare carburante a Conte.
Sa, se nel 2024 l’abolizione dovesse prevedere meccanismi di sostituzione, riuscendo a dare lavoro con paghe da 2 mila euro, allora sarà un successo gigantesco per la Meloni. Ma siccome non credo che questo accadrà, il M5S potrà battere sul tema del lavoro, che è il più importante per una forza di sinistra, facendo gli interessi di quelli che un tempo si chiamavano lavoratori, di chi vive il disagio sociale e di chi è oppresso. Un movimento di chiara ispirazione socialista. O almeno, ecco, un movimento sociale. Mentre il Pd continuerà a richiamarsi invece ai diritti civili e Lgbt, in un periodo in cui c’è bisogno di sociale, piano piano sparirà. Non vinci le elezioni su queste tematiche.
Secondo lei il M5S può diventare davvero il partito egemone a sinistra?
Bisogna dare atto a Conte, in una situazione molto difficile, di aver ottenuto un buon risultato. Bisognerà vedere quale consistenza avrà il M5S nel prossimo vero confronto, nel 2024, quando si voterà con il proporzionale alle elezioni europee. Tutto dipenderà da cosa riuscirà a fare il governo Meloni nel 2023 e da quanto Conte riuscirà ad egemonizzare la sinistra.
2024, europee: Armageddon tra Fratelli d’Italia e M5S, con la Lega e il Pd in ruoli marginali rispettivamente a destra e a sinistra?
Sì, il prossimo scontro potrebbe essere fra Fratelli d’Italia e M5S, con la Lega e il Pd a svolgere un ruolo che mi pare ormai ancillare. Per quanto riguarda la Lega, nello specifico, mi domando cosa farà Salvini. Abbandona il progetto di una Lega nazionale, con il quale era passato dal 4% al 30%? Si rinserra al Nord? Non ho capito cosa ha in testa. Il problema è: lo ha capito lui, cosa ha in testa? Conte ha individuato il suo percorso. E lo ha individuato bene, perché il problema dei prossimi anni sarà la carestia.
La carestia?
La carestia c’è in Ucraina ora, ma se continua così l’avremo anche noi. Con una manovretta come quella fatta dalla Meloni, non so… Da una parte avremo la stagnazione e dall’altra l’inflazione.
Stagflazione.
Esatto. Il mix più letale. Purtroppo ci sono tutte le premesse per andare in questa direzione.
Ma così, mentre il M5S può crescere, la Lega pare prendere una china autodistruttiva.
Salvini non ha saputo gestire il successo enorme che ha conquistato negli anni. Ora la situazione è cambiata, non può pensare di continuare a parlare di barconi e barchette. Dovrebbe trovare un altro cavallo di battaglia, sostituendo la propria visione. A livello economico, il governo Meloni produce quello che fa il ministro Giorgetti, che è della Lega. Salvini potrebbe proporre strumenti intelligenti, come ad esempio recuperare per altri ambiti l’idea, che era in sé buonissima, dei crediti trasferibili con il bonus, mettendo così in circolo, di fatto, una moneta fiscale. Il bonus era stato accettato dall’Europa, perché ora dovrebbe bocciarlo? Invece hanno cominciato a ridurlo. Questo perché la Meloni fin dall’inizio era contraria. Ok, ma la Lega avrebbe potuto battersi per una politica più espansiva. Oppure: adesso si vuole puntare sui Btp all’8%. Va bene. Ma abbiamo risolto i problemi dell’Italia, con i Btp? E se l’anno prossimo vanno al 2%? Intendo dire, la Lega dovrebbe essere più propositiva. Non puoi cavartela dicendo che sei in minoranza, nella coalizione. Gli economisti della Lega perché non propongono alternative? Perché non propongono i conti di risparmio controllati direttamente dal Tesoro?
Si riferisce a Borghi e Bagnai, non più alla ribalta da un pezzo, essendo no-euro.
Macchè, vada a vedere: sono gli astri di Twitter. La battaglia contro l’euro è morta e sepolta. Io non sono un economista, ma non vedo per quale ragione la Lega, avendo come ministro dell’economia Giorgetti, non possa fare proposte diverse, anziché lasciare che Giorgetti, persona preparatissima e che lavora 24 ore su 24, faccia una politica che non si distingue da quella di Draghi, anzi. A lui dalla Lega non arriva nessuno stimolo.
E intanto Luca Zaia si scalda a bordo campo, alimentando l’autoritratto di leader moderato, attento ai diritti civili, di centro puro.
Ma si scalda per fare cosa? Sì, c’è il rischio che la vecchia Lega si ribelli, imputando a Salvini il fallimento e intimandogli il cambio della guardia. Però, bisogna dire che non hanno un nuovo Bossi, perché Luca Zaia non ha il profilo da leader nazionale, fuori dal Veneto non funziona. Non me lo vedo proprio. Insomma, secondo me Salvini dovrebbe darsi una svegliata. Sa come diciamo a Genova? Adésciti! E svegliati, Salvini!