Cosa abbiamo visto ieri a Bologna? Un cortocircuito totale. Le forze dell’ordine hanno trasformato una protesta di poche persone in una serata di scontri.
Ecco i fatti: i “giovani palestinesi” di Bologna hanno organizzato una manifestazione per il 7 ottobre ma l’evento è stato proibito perché lo avevano pubblicizzato inneggiando all’attacco terroristico di Hamas (definito una “gloriosa operazione” della resistenza palestinese).
Nonostante il divieto, poche decine di persone si sono ritrovate in piazza del Nettuno, ma la polizia aveva già chiuso completamente la zona con decine di camionette. In pochi minuti i manifestanti sono stati bloccati, insieme alle persone che uscivano dalla biblioteca e a molti giornalisti. Tra loro c’eravamo anche noi.

La polizia si è avvicinata con gli scudi di plastica ai giornalisti e ai rappresentanti dei Giovani palestinesi, che stavano rilasciando delle dichiarazioni, molte delle quali critiche con i giornalisti, chiamati “servi” e complici del genocidio. Erano a pochi centimetri dal gruppo, pressoché schiacciato sulla grata dei lavori intorno alla fontana del Nettuno. Come un muscolo intorno ai manifestanti, la polizia si stringeva su di loro e si allontanava, creando un effetto-distorsione allucinante.
Nel frattempo anche in Stazione, a poco più di un chilometro dalla piazza, la polizia aveva bloccato tutto, per paura che arrivassero in città lo stesso numero di persone dei giorni precedenti.
I giovani palestinesi hanno condiviso la notizia sui loro canali, invitando le persone a scendere in strada in loro sostegno e nel giro di due ore piazza Maggiore, la principale della città, si è riempita di persone che hanno iniziato a chiedere alla polizia di liberare i manifestanti bloccati dietro i cordoni della polizia. Manifestanti, civili che non c’entravano nulla e giornalisti.

Da quel momento è iniziata la vera tensione. La polizia ha aperto un varco ai manifestanti bloccati, che così si sono riuniti con gli altri in piazza Maggiore, ed è iniziato il corteo. Hanno provato a rompere i blocchi di polizia da ogni lato della piazza, prima verso il corso principale, via Rizzoli, poi verso San Petronio, poi di nuovo, passando dalle gallerie di Palazzo Re Enzo, verso via Rizzoli, finché non sono riusciti a riversarsi nella strada principale, che porta alle due Torri. È qui che le forze dell’ordine hanno iniziato a caricare e a usare l’idrante contro le persone.
Ecco come si costruisce una notte di scontri. Con tanti errori strategici, facendo arrabbiare tutti, i militanti, i cittadini comuni che volevano tornare a casa e sono stati bloccati, blindando il centro storico per poche decine di persone.

Le persone sono state stressate e si sono caricate mentre venivano bloccate all’interno di una piazza, hanno letteralmente sbattuto contro i muri della polizia e delle camionette, senza riuscire a muoversi. La polizia ha chiesto con il megafono di fermare il corteo e uscire dalla piazza “alla spicciolata”, nonostante fino a pochi minuti prima fosse impossibile farlo. Mentre la manifestazione era bloccata e le persone in piazza, con cartelloni e bandiere, cantavano i soliti slogan, “Palestina libera”, “Tutti odiano la polizia” e così via, gli agenti delle squadre antisommossa parlottavano tra loro per capire come muoversi. Anche qui, in neanche un'ora si era costituito un perimetro più largo all’interno del quale contenere le persone, che nel frattempo si erano moltiplicate proprio perché sui social avevano visto la piazza completamente blindata.
Copione perfetto, tutti hanno fatto la propria parte. I militanti sono stati incattiviti a modo, le forze dell’ordine hanno bloccato il centro storco di Bologna attirando come un magnete decine e decine di ragazzi in pochi minuti. Tutto questo sottovalutando (o forse neanche troppo?) il potere dei social, che in tempo reale ci hanno permesso di raccontare quello che stava accadendo.

Giorgia Meloni fa un appello alla cautela, sia per la Flotilla che per le manifestazioni. SI esprime da Vespa, a Cinque minuti, per la prima volte sugli scontri, dopo il post di sostegno alle forze dell’ordine: “Sono rimasta scioccata che nella manifestazione uno degli striscioni di testa inneggiava al terrore. A chi inneggia il terrorismo gli si permette di stare in testa al corteo: forse la tesi dei semplici infiltrati è un po’ riduttiva”. Certo, rimane scioccata da questo e non da, forse, 3 milioni di persone che quello striscione non lo tenevano, non lo vedevano e magari lo avrebbero condannato.
A latere: c’erano anche quattro fascisti nel corteo di ieri. In due vestiti allo stesso modo, con giubbettini marroni completamente abbottonati. Passeggiavano a braccia larghe, come dei palestrati, in mezzo alla gente e, poco dopo la prima carica della polizia, hanno iniziato a discutere con delle ragazze del corteo, che hanno risposto: “Unitevi a loro [alla polizia, ndr] e picchiateci allora”. E loro hanno risposto: “Se ci pagassero lo faremmo”. Si inserisce un ragazzo, sputa in faccia a uno dei provocatori e gli sgancia uno schiaffo incredibile. L’altro si mette sulla difensiva, pronto alla rissa, ma una ragazza si stacca dal corteo, li blocca, gli chiede di calmarsi e questi, con un po’ di insulti e una guancia rossa, se ne sono andati.
