Stefano De Martino pensava di passare un’estate tranquilla in Costa Smeralda. Invece si è ritrovato dentro un incubo digitale che sembra scritto da Black Mirror, ma con meno fantascienza e più squallore. Qualcuno è entrato nel sistema di videosorveglianza installato da Caroline Tronelli, la sua fidanzata ventiduenne, nell’appartamento romano. Telecamere pensate per difendersi dai ladri, diventate spioncini hi-tech per hacker senza scrupoli. Risultato? I video privati della coppia, “atteggiamenti amorosi” inclusi, sono finiti online. Il conduttore ha scoperto tutto il 9 agosto, quando alcuni utenti anonimi lo hanno contattato. Ha subito depositato un esposto in procura a Roma e avvisato anche la polizia di Porto Cervo. Nel frattempo, però, le immagini erano già comparse su uno di quei portali che campano diffondendo filmati rubati da camere da letto di mezzo mondo: Colombia, Iran, Stati Uniti, Italia. Accanto a ogni video il nome della città d’origine, come un’inquietante mappa interattiva dell’intimità violata: Catanzaro, Bari, Palermo, Firenze, Milano.

La vicenda è finita nelle mani della Procura di Roma e della Polizia Postale, che sospettano un fenomeno criminale organizzato. A muoversi anche il Garante della Privacy, che ha ordinato lo stop immediato alla diffusione dei filmati. Ma ormai la frittata è fatta: il video è stato caricato su più siti, poi rimosso, ma ha preso la classica deriva virale – da Telegram a WhatsApp, con l’inquietante scritta “inoltrato molte volte”. E su Facebook c’è chi si è spinto a schernire persino il figlio minore di De Martino. “Vergognosi”, ha commentato lui. Con la fidanzata e l’avvocato Sergio Pisani, De Martino ha deciso che eventuali risarcimenti andranno in beneficenza, destinati a progetti per bambini e contro il cyberbullismo. Un segnale forte, in una vicenda che mostra quanto il confine tra vita privata e pornografia a pagamento possa essere sottile, quando entra in gioco la tecnologia lasciata nelle mani sbagliate. Non è un caso isolato. Pochi mesi fa Raoul Bova e Martina Ceretti erano finiti nella stessa trappola, con immagini della loro vita privata diffuse senza consenso (anche se Fabrizio Corona sostiene il contrario). Un déjà-vu che conferma quanto la privacy dei vip – ma anche delle persone comuni – sia ormai un campo minato. Perché se basta una password debole o un software non aggiornato per trasformare un appartamento in un set globale, il problema non solo “le celebrità".

“Esiste un mercato nero di filmati rubati – spiega Giancarlo Gennaro, dirigente della Polizia Postale – dal dark web alle piattaforme criptate. I video di persone comuni si vendono a pacchetti, mentre quelli con personaggi famosi finiscono in un giro più redditizio”. E il boom di telecamere low cost comprate online non fa che rendere tutto più semplice ai pirati informatici. Difendersi si può: autenticazione a due fattori, password robuste, aggiornamenti costanti. E magari evitare che la telecamera del salotto riprenda anche il letto, perché – parole della Postale – “il cloud è vulnerabile e i nostri momenti intimi non hanno bisogno di backup”. La vera domanda però resta aperta: in un mondo dove anche i citofoni finiscono hackerati, ha ancora senso parlare di privacy? O siamo tutti già dentro a un reality globale in cui ogni camera può trasformarsi, da un momento all’altro, in un confessionale pubblico?
