Luciana Littizzetto è stata denunciata, dopo aver gettato “una bomba a mano mediatica” contro l'Esercito italiano. I militari italiani ancora una volta perdono l’occasione di uscire “dall’angolo” dove gli ordini da caserma li hanno gettati. Il tenente colonnello Pasquale Trabucco, presidente dell’associazione “4 novembre”, ha presentato una querela presso il Tribunale di Milano. La comica è stata attaccata anche dal “Osservatorio vittime del dovere” e dalla “Associazione nazionale del fante”. Il mito sbagliato della "Armata S'Agapò" continua a presentare il conto al nostro Paese ed alla sua storia taciuta e distorta per la tranquillità di tutti.

Come spesso accade la battuta di un comico, l'erede dei guitti e dei giullari nelle corti dei re e principi, apre uno squarcio doloroso sull'Italia e sul suo passato recente. I padri della Repubblica ora, sembrano folli. In realtà, dopo 20 anni di "follia omicida" (quella voluta dal Duce anche inserendola nella popolare canzone "faccetta nera" che non piaceva a Benito Mussolini perché troppo buona), hanno nascosto il passato sotto un tappeto di silenzio e falsità, per aprirsi a un nuovo mondo, quello repubblicano ed alla sua promessa di pace e rinascita. Vorremmo tutti ricordare Giovanni Messe o Nicola Bellomo, grandi generali della Seconda Guerra Mondiale, ma non possiamo per non dover lodare Pietro Badoglio, Rodolfo Graziani o Massimo Roatta. I 5 sono tutti generali dell’esercito italiano (Badoglio e Graziani addirittura marescialli), ma hanno un “vissuto” nettamente diverso. I militari non hanno mai voluto fare i conti con il loro passato: mai una critica contro chi ha comandato male o in modo criminale, ed hanno così accettato di mettere nel dimenticatoio anche i nostri grandi soldati. Per dirla con le parole di un detto napoletano: "Chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scordiamoci il passato", o con una risposta da caserma “tutto sempre ottimo e abbondante”.
In fondo, recentemente, il nostro esercito ci ha regalato il “mistero di Ustica” (nel 2018 la Cassazione ha condannato i Ministeri dei Trasporti e della Difesa a risarcire la compagnia Itavia, mentre nel 2004 la Corte d’Assise di Roma ha assolto alcuni generali dall’accusa di alto tradimento: due, Corrado Melillo e Zeno Tascio, per non aver commesso il fatto ed altrettanti, Lamberto Bartolucci e Franco Ferri, per reato in prescrizione seppur ritenuti colpevoli con alcuni esponenti di Governo, Francesco Cossiga e Giuliano Amato, che hanno sostenuto la “verità” di un erroneo abbattimento da parte della Nato). Oppure che dire della “sindrome dei Balcani”, cioè dei 7600 militari italiani che, secondo il Centro studi osservatorio militare, avrebbero contratto malattie legate all’esposizione ai proiettili all’uranio impoverito usati dalla Nato contro l’esercito serbo?
Tanti di questi ragazzi sono morti, pare 400, e altri stanno cercando giustizia in Tribunale. Certo il nostro esercito è anche quello che nel 1979 corre dall’altra parte del mondo per salvare i “boat people” fuggiti dal Vietnam e copre di gloria la Repubblica o quello delle missioni di pace in Libano ed in tanti teatri di guerra. Due volti ben presenti che, in mancanza di analisi e critiche serie, si mescolano creando confusione. In fondo l’esercito italiano i suoi vizi e le sue virtù le ha ben consolidate e le aveva ben individuate Erwin Rommel, grandissimo stratega tedesco, nel giudizio che diede sugli alleati con cui combatteva in Nord Africa. Un parere scolpito nella storia che tutti conoscono.
Così quando la Littizzetto (esponente della sinistra radical chic italiana e "spalla" di Fabio Fazio, il mediocre e banale di maggior successo in Italia) afferma che: "Noi italiani non siamo capaci di fare le guerre, facciamo cagarissimo a combattere. Sono più le volte che abbiamo perso. I nostri soldati ce li vedi a usare il bazooka, al massimo sanno giocare alla PlayStation ", dice una banalità e una falsità, ma non è la vera colpevole dell'errore. Abbiamo mai processato Pietro Badoglio per l’armistizio dell’8 settembre (poi era il 3 e già questo fu vergogna)? È un bene che scoppi il putiferio! Insorgano dai generali ai soldati semplici, dalle madri dei militari ai politici ed ai cittadini. Luciana ha pestato quella che in gergo si chiama una "merda", ma non ha alcuna colpa e nessuno le può dire nulla. La comica ha ripetuto quello che viene insegnato a scuola, frutto di ciò che non può essere insegnato. La colpa è dello stesso esercito italiano che ha sempre evitato un giudizio chiaro e completo sul suo operato. Vizio generalizzato in Italia. Sul termine "Armata S'Agapo'" gli studiosi dibattono da anni. La definizione fu data dagli inglesi ai soldati italiani che invasero la Grecia, "armata ti amo" in lingua greca, sottintendendo che i nostri guerrieri fossero più interessanti alle lotte nel letto che alla pugna in battaglia. Film come "Il mandolino del capitano Corelli" con Nicolas Cage ci regalano questa visione... dimenticando i tanti massacri fatti dai nostri guerrieri a Domenikon ed in altre parti della nazione conquistata. Così come alcuni film di Totò e Alberto Sordi negli anni '50 e '60 hanno confermato questa idea: l'immagine è quella di un esercito buono, fatto di bravi ragazzi che non vogliono uccidere, mal armati, mal equipaggiati e mal comandati. Le ultime tre affermazioni sono abbastanza veritiere: i generali sono spesso scelti dai politici per "comodità ", non per merito. Così si spiega, ad esempio, l'avvicendamento fra il generale Giovanni Messe, politicamente "scomodo", ed il suo successore nel passaggio da Csir ad Armir in Russia (la burocrazia italiana ha sempre amato gli anagrammi).

In più molti storici parlano di “Garibaldinismo” negli alti comandi, cioè l’idea che il valore del soldato debba sopperire a mancanza di mezzi o organizzazione. Sarebbe bello che in Italia si potesse conoscere il valore dei nostri soldati, ma per farlo si dovrebbe anche parlare dei crimini e dell'inefficienza della catena di comando. Così solo gli appassionati di storia sanno episodi gloriosi come: la difesa di Roma, la battaglia di Cefalonia, l'eroismo dei reparti ad El Alamein, quello degli alpini in Grecia ed in Russia, le imprese della nostra aviazione e dei nostri incursori di marina (già qui dovremmo parlare di Xmas e la faccenda si complica).
La realtà è che l'Italia ha combattuto spesso con fierezza ed eroismo in vari fronti, altrettanto spesso con violenza, brutalità e crimini contro l'umanità mai riconosciuti e perseguiti. Il libro di Michael Palumbo “Le atrocità di Mussolini” è stato recentemente pubblicato in Italia da “Alegre”, nel 1992 Rizzoli, dopo averlo stampato, lo mandò al macero (sempre un brutto gesto), mentre nel 1953 la sceneggiatura di un film che parlava della nostra occupazione della Grecia, scritta da Guido Aristarco e Renzo Renzi e dal titolo “L’armata Sagapò”, fu portata in Tribunale e si bloccarono le cineprese, e nel 1980 il film “Lion of the desert”, sui libici che si opposero al Regio Esercito, fu proibito in Italia. Così non potevamo parlare di Foibe, perché avremmo dovuto parlare del nostro campo di concentramento nell'isola di Rab o delle azioni del Regio Esercito guidato dal generale Mario Roatta; e solo ora lo facciamo perché ci scordiamo totalmente la parte del conflitto in cui gli assassini eravamo noi; o della Folgore ad El Alamein, per non parlare dei massacri di civili orchestrati dal maresciallo Rodolfo Graziani in Libia (poi ministro della Guerra della Repubblica sociale italiana); o del coraggio disperato e sovraumano degli alpini in Russia o in Grecia, perché dovremmo trattare anche del vergognoso equipaggiamento di altri reparti; o dell'eroismo dell'Amba Alagi per non parlare del gas iprite con cui sterminammo gli etiopi guidati da Pietro Badoglio, altro maresciallo e addirittura capo di governo post caduta di Mussolini.

Per raccontare al mondo la balla che l'iprite non era mai stata usata dagli italiani in Africa si scomodò anche il grande Indro Montanelli, giovane ufficiale coloniale all'epoca e figura nobile del giornalismo italiano, con qualche velleità di storico. Dal 1996, con l'apertura dei nostri archivi militari, sappiamo che diceva il falso, consapevolmente o meno: il nostro esercito gasò oltre 100 mila etiopi. L'Italia non può rendere onore ai suoi eroi per non aver voluto fucilare i suoi criminali. Così il nostro esercito è considerato una "pagliacciata", ingiustamente, anche se alcuni generali meriterebbero questo appellativo, per come diressero operazioni e soprattutto la sussistenza o per come si comportano dopo l'8 settembre del '43. Quando potremo cancellare “L'armata S'Agapò"? Quando potremo celebrare l'eroismo e la grandezza di tanti? Quando smetteremo di proteggere i criminali e quando il nostro glorioso esercito, per primo, li riconoscerà. Fino ad allora teniamoci le nostre falsità, le nostre meschine mezze verità e il nostro "non ricordo". I criminali fascisti, in fondo, servirono poi per l'ossatura di Gladio e di parte dell'esercito repubblicano. La storia piano piano emerge, quando muoiono i protagonisti che si vergognano di ciò che hanno fatto, la verità torna a galla come un cadavere nel mare. E come un cadavere puzza e fa impressione. Eppure, qualcuno, fa ancora finta di non sapere o, forse ancora peggio, proprio non sa: in fondo studiamo nelle scuole italiane.
